Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Mobilità, l’invasione dei maleducati
«È la somma che fa il totale», diceva Totò. E aveva ragione. Se prendiamo singolarmente i casi di scorrettezza, infrazione e prepotenza che osserviamo quotidianamente a Napoli possiamo anche farcene una ragione ritenendoli appunto particolari e limitati, ma se li vediamo nel loro assieme, la prospettiva cambia.
Nelle migliaia di repliche e declinazioni, infatti, ci rendiamo conto che essi condizionano, e non poco, la nostra quotidiana esistenza di cittadini.
Piccoli gesti, fatti con naturalezza, senza pensarci, sommati, appunto, tra loro fanno un grande problema di vivibilità del luogo nel quale svolgiamo gran parte delle nostre attività. La casistica presa in considerazione non è legata alle disponibilità finanziarie. Quindi, non bus che non ci sono, treni della metropolitana che devono arrivare, segnaletica improbabile, buche e strade dissestate, lavori infiniti, Comune a rischio di dissesto e in ogni caso pieno di debiti, e via disperandosi. Parliamo invece di cose che non costano praticamente nulla e che potrebbero migliorare la qualità della nostra vita di parecchio. Solo che lo volessimo… Nelle schede troverete quattro sezioni e quaranta situazioni. I protagonisti sono i napoletani, nelle loro vesti, spesso intercambiabili, di pedoni, automobilisti, motociclisti e vigili urbani. Il tema è la mobilità, che con l’igiene, è la prima esigenza di una comunità urbana moderna.
Non numeri né statistiche, solo osservazione alla quale ognuno può aggiungere le proprie esperienze e valutazioni. Napoli, è stato detto e scritto, è l’ordine di tanti disordini. Da qui il suo fascino, la sua perenne e vitale contraddizione, anche la sua attrazione. I turisti vengono ad ammirarne le bellezze ma sono avidi di vedere il caos, la sregolatezza, come quando vanno in America Latina per conoscere direttamente la natura ineguagliabile di quei luoghi e pure le favelas, o al Cairo per visitare le Piramidi e poi curiosare tra le tombe del cimitero dove tanti sono costretti ad abitare. Poi tornano a casa e ne parlano con parenti e amici, ma intanto chi resta e vive in quei paradisi deve fare i conti anche con l’inferno. Dunque, rivolgiamo uno sguardo dall’interno a noi stessi. Delle licenze che automobilisti e motociclisti napoletani si concedono abbondantemente è quasi scontato parlare. Le regole, che poi sono quelle di una legge, il Codice della strada, sono violate dalla regola non scritta di po-
Quattro esempi di prepotenza che condizionano la nostra esistenza di cittadini
terle disattendere. Chi circola in auto in generale ritiene che tutto gli sia dovuto e anche chi non lo pensa finisce con l’adeguarsi perché così fan tutti, che poi è una scusa bella e buona.
Quanto a chi usa i mezzi a due ruote questi deve essere convinto che il ricordato Codice della strada sia un misterioso manuale segreto. Il rischio maggiore che corrono i centauri è di essere fermati a qualche posto di blocco da carabinieri o polizia vuoi per mancanza di casco vuoi soprattutto per scovare qualche soggetto pericoloso. Quando si arriva in un incrocio o in una rotatoria bisogna stare attenti se non c’è molto traffico perché ognuno ritiene di avere il diritto sacro di passare prima e, se c’è traffico, la “guerra” è assicurata: un campo di battaglia sarebbe più ordinato. Il risultato è che la furbizia o la prepotenza individuale si trasformano in un danno per tutti e, alla fine, anche per gli stessi furbi e prepotenti.
I pedoni guardano spesso inorriditi quel che accade in carreggiata, addirittura ringraziano se qualcuno gli concede di attraversare sulle strisce pedonali, gli stessi un minuto dopo, indossati gli abiti di automobilisti o scooteristi, si comporteranno non diversamente.
I pedoni, poi… Non sono esenti da responsabilità perché anche loro ci mettono il proprio per complicare le cose. Spesso si sente dire che per ogni napoletano ci vorrebbe un vigile e che, quindi, non ci sarebbe nulla da fare, le cose andranno così perché non si possono cambiare i napoletani. Va detto, però, che i vigili, che sono anche pedoni, automobilisti e motociclisti, erano, sono e saranno sempre pochi se non cambia la loro organizzazione. Quali sono le disposizioni che vengono loro impartite da chi ha le responsabilità del Corpo? Quali sono i protocolli a cui attenersi? Leggendo le schede pubblicate a parte emerge sicuramente una precaria copertura del territorio, di cui si attribuisce da sempre la colpa all’esiguità delle forze disponibili, ma allo stesso tempo sono ricordate attività sul campo (per esempio, canalizzazioni, corsie dedicate e altro) che non modificano i comportamenti degli automobilisti e dei motociclisti e anche, se invece di stare a Napoli si abitasse a Milano, dei pedoni, perché il primo deterrente per ottenere il rispetto del Codice della strada è che esso debba valere anche quando non c’è il vigile.
Ma poi come è possibile che in vaste aree, anche rioni interi, siano regolarmente consentite la sosta selvaggia o in doppia fila? Il paradosso è che si parcheggia in doppia fila perfino quando c’è il posto libero nelle strisce blu perché per queste l’ausiliare del traffico potrebbe fare la contravvenzione mentre per sanzionare la seconda fila non si vede nessuno. E tralasciamo l’aspetto sicurezza che può diventare drammatico quando strade anche molto larghe diventano budelli non transitabili per ambulanze o mezzi dei vigili del fuoco. Stando a quello che si vede, si potrebbe quasi pensare che dall’alto — il Comune — si voglia che, in una sorta di “democratico” autogoverno dal basso, ci pensi la popolazione a cavarsela. Tutta questa materia, si diceva, non richiede soldi ma solo un cambio di mentalità, un comportamento individuale più rispettoso (degli altri e della città). Serve sicuramente una costante e vasta opera di l’educazione nella famiglia, nella scuola e nella società, ma è indispensabile un’efficiente, moderna, mirata e visibile attività di chi è preposto a far rispettare norme e leggi.
A ben vedere non ci vorrebbe molto per migliorare le cose, per rendere più serena e godibile la nostra vita di cittadini. Altrimenti il rischio è che anche i napoletani, speriamo la maggioranza, che si comportano o vogliono comportarsi con civiltà e correttezza, vengano costretti a fare come fan tutti.