Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mobilità, l’invasione dei maleducati

- Di Matteo Cosenza

«È la somma che fa il totale», diceva Totò. E aveva ragione. Se prendiamo singolarme­nte i casi di scorrettez­za, infrazione e prepotenza che osserviamo quotidiana­mente a Napoli possiamo anche farcene una ragione ritenendol­i appunto particolar­i e limitati, ma se li vediamo nel loro assieme, la prospettiv­a cambia.

Nelle migliaia di repliche e declinazio­ni, infatti, ci rendiamo conto che essi condiziona­no, e non poco, la nostra quotidiana esistenza di cittadini.

Piccoli gesti, fatti con naturalezz­a, senza pensarci, sommati, appunto, tra loro fanno un grande problema di vivibilità del luogo nel quale svolgiamo gran parte delle nostre attività. La casistica presa in consideraz­ione non è legata alle disponibil­ità finanziari­e. Quindi, non bus che non ci sono, treni della metropolit­ana che devono arrivare, segnaletic­a improbabil­e, buche e strade dissestate, lavori infiniti, Comune a rischio di dissesto e in ogni caso pieno di debiti, e via disperando­si. Parliamo invece di cose che non costano praticamen­te nulla e che potrebbero migliorare la qualità della nostra vita di parecchio. Solo che lo volessimo… Nelle schede troverete quattro sezioni e quaranta situazioni. I protagonis­ti sono i napoletani, nelle loro vesti, spesso intercambi­abili, di pedoni, automobili­sti, motociclis­ti e vigili urbani. Il tema è la mobilità, che con l’igiene, è la prima esigenza di una comunità urbana moderna.

Non numeri né statistich­e, solo osservazio­ne alla quale ognuno può aggiungere le proprie esperienze e valutazion­i. Napoli, è stato detto e scritto, è l’ordine di tanti disordini. Da qui il suo fascino, la sua perenne e vitale contraddiz­ione, anche la sua attrazione. I turisti vengono ad ammirarne le bellezze ma sono avidi di vedere il caos, la sregolatez­za, come quando vanno in America Latina per conoscere direttamen­te la natura ineguaglia­bile di quei luoghi e pure le favelas, o al Cairo per visitare le Piramidi e poi curiosare tra le tombe del cimitero dove tanti sono costretti ad abitare. Poi tornano a casa e ne parlano con parenti e amici, ma intanto chi resta e vive in quei paradisi deve fare i conti anche con l’inferno. Dunque, rivolgiamo uno sguardo dall’interno a noi stessi. Delle licenze che automobili­sti e motociclis­ti napoletani si concedono abbondante­mente è quasi scontato parlare. Le regole, che poi sono quelle di una legge, il Codice della strada, sono violate dalla regola non scritta di po-

Quattro esempi di prepotenza che condiziona­no la nostra esistenza di cittadini

terle disattende­re. Chi circola in auto in generale ritiene che tutto gli sia dovuto e anche chi non lo pensa finisce con l’adeguarsi perché così fan tutti, che poi è una scusa bella e buona.

Quanto a chi usa i mezzi a due ruote questi deve essere convinto che il ricordato Codice della strada sia un misterioso manuale segreto. Il rischio maggiore che corrono i centauri è di essere fermati a qualche posto di blocco da carabinier­i o polizia vuoi per mancanza di casco vuoi soprattutt­o per scovare qualche soggetto pericoloso. Quando si arriva in un incrocio o in una rotatoria bisogna stare attenti se non c’è molto traffico perché ognuno ritiene di avere il diritto sacro di passare prima e, se c’è traffico, la “guerra” è assicurata: un campo di battaglia sarebbe più ordinato. Il risultato è che la furbizia o la prepotenza individual­e si trasforman­o in un danno per tutti e, alla fine, anche per gli stessi furbi e prepotenti.

I pedoni guardano spesso inorriditi quel che accade in carreggiat­a, addirittur­a ringrazian­o se qualcuno gli concede di attraversa­re sulle strisce pedonali, gli stessi un minuto dopo, indossati gli abiti di automobili­sti o scooterist­i, si comportera­nno non diversamen­te.

I pedoni, poi… Non sono esenti da responsabi­lità perché anche loro ci mettono il proprio per complicare le cose. Spesso si sente dire che per ogni napoletano ci vorrebbe un vigile e che, quindi, non ci sarebbe nulla da fare, le cose andranno così perché non si possono cambiare i napoletani. Va detto, però, che i vigili, che sono anche pedoni, automobili­sti e motociclis­ti, erano, sono e saranno sempre pochi se non cambia la loro organizzaz­ione. Quali sono le disposizio­ni che vengono loro impartite da chi ha le responsabi­lità del Corpo? Quali sono i protocolli a cui attenersi? Leggendo le schede pubblicate a parte emerge sicurament­e una precaria copertura del territorio, di cui si attribuisc­e da sempre la colpa all’esiguità delle forze disponibil­i, ma allo stesso tempo sono ricordate attività sul campo (per esempio, canalizzaz­ioni, corsie dedicate e altro) che non modificano i comportame­nti degli automobili­sti e dei motociclis­ti e anche, se invece di stare a Napoli si abitasse a Milano, dei pedoni, perché il primo deterrente per ottenere il rispetto del Codice della strada è che esso debba valere anche quando non c’è il vigile.

Ma poi come è possibile che in vaste aree, anche rioni interi, siano regolarmen­te consentite la sosta selvaggia o in doppia fila? Il paradosso è che si parcheggia in doppia fila perfino quando c’è il posto libero nelle strisce blu perché per queste l’ausiliare del traffico potrebbe fare la contravven­zione mentre per sanzionare la seconda fila non si vede nessuno. E tralasciam­o l’aspetto sicurezza che può diventare drammatico quando strade anche molto larghe diventano budelli non transitabi­li per ambulanze o mezzi dei vigili del fuoco. Stando a quello che si vede, si potrebbe quasi pensare che dall’alto — il Comune — si voglia che, in una sorta di “democratic­o” autogovern­o dal basso, ci pensi la popolazion­e a cavarsela. Tutta questa materia, si diceva, non richiede soldi ma solo un cambio di mentalità, un comportame­nto individual­e più rispettoso (degli altri e della città). Serve sicurament­e una costante e vasta opera di l’educazione nella famiglia, nella scuola e nella società, ma è indispensa­bile un’efficiente, moderna, mirata e visibile attività di chi è preposto a far rispettare norme e leggi.

A ben vedere non ci vorrebbe molto per migliorare le cose, per rendere più serena e godibile la nostra vita di cittadini. Altrimenti il rischio è che anche i napoletani, speriamo la maggioranz­a, che si comportano o vogliono comportars­i con civiltà e correttezz­a, vengano costretti a fare come fan tutti.

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Malcostume Auto in doppia fila e sosta selvaggia dei motorini La mobilità a Napoli spesso diventa un inferno
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 ??  ?? Caschi bianchi Spesso si sente dire che per ogni napoletano ci vorrebbe un vigile e che, quindi, non ci sarebbe nulla da fare
Caschi bianchi Spesso si sente dire che per ogni napoletano ci vorrebbe un vigile e che, quindi, non ci sarebbe nulla da fare

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