Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Donnellan, quanta retorica dell’attualità
Declan Donnellan è uno dei più grandi registi contemporanei, «star director» sulla scia di colleghi più anziani come Peter Brook e Peter Stein. Dispiace, quindi, che il suo «Périclès, Prince de Tyr», che il Teatro Festival ha presentato al Politeama in lingua francese, al di là di qualche felice trovata dai toni irridenti e grotteschi, viaggi per lo più sulla traccia di un ormai stanco manierismo della post avanguardia. A partire dall‘ambiente: una clinica con tanto di lettino e flebo su cui è sistemato l’eroe e una serie di infermieri in camice blu a cui lasciare un bel po’ di ruoli. Come se per rendere attuale un testo antico, greco o elisabettiano che sia, occorra a tutti i costi lo spostamento ai nostri giorni, pena una sua inevitabile inattualità. Operazione pretestuosa, come nel caso di questa opera Shakespeariana, che conserva nomi come Antioco, Cleone o Tarsia, enigmi mortali o tornei in cui conquistar moglie, raccontati però da figure che, senza motivazioni, sembrano uscite da una Asl di periferia.