Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sud, nasce il partito dei governatori
Dal Piano Lavoro all’Expo, ecco il «patto» tra i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno
L’ottocentesca Villa Pignatelli a Napoli per una giornata sembra suggerire le stesse rarefatte atmosfere del Palazzo di Livadija, dove si tenne la conferenza di Jalta. Qui, più modestamente si pianifica la riconciliazione del Sud — al netto di qualunque nostalgia borbonica — e il rilancio del Meridione. Attraverso quello che già viene battezzato come il partito dei governatori.
L’ottocentesca Villa Pignatelli a Napoli per una giornata sembra suggerire le stesse rarefatte atmosfere del Palazzo di Livadija, dove si tenne la conferenza di Jalta. Qui, più modestamente, si pianifica la riconciliazione del Sud — al netto di qualunque nostalgia borbonica — e il rilancio del Mezzogiorno. Tutti i governatori presenti — da Mario Oliveiro (Calabria), Marcello Pittella (Basilicata), Donato Toma (Molise), Nello Musumeci (Sicilia) all’assessore pugliese al Lavoro e alla Ricerca, Sebastiano Leo (in sostituzione di Michele Emiliano, impegnato nel Salento) — hanno sostenuto la necessità di condividere una strategia politica, fissata anche in una intesa, a difesa delle popolazioni meridionali. Anzi, De Luca ha suggerito persino «una Expo del Mezzogiorno: magari da organizzare a Matera, capitale della cultura europea».
Da troppo tempo l’asse settentrionale dei presidenti della Lega, di Fi e Pd esercita la sua egemonia in Conferenza delle Regioni, ponendo veti sul fondo di riparto per la sanità o su quello del trasporto pubblico locale. Perciò, l’ipotesi di una sorta di «partito delle Regioni del Sud» ieri mattina ha dato la sensazione di andare oltre la mera suggestione del momento. Su questa scia è stato invocato più Stato, ma non nel senso dell’apparato molle e cisposo che sin qui si è mostrato. Bensì con più infrastrutture, maggiore sicurezza, scuole e istruzioni migliori e soprattutto con opportunità di sviluppo e di lavoro.
L’occasione è stata offerta dalla presentazione del Piano per il Lavoro del governatore campano Vincenzo De Luca, messo a punto con la collaborazione del suo consigliere per la riforma della Pubblica amministrazione, Pasquale Granata: diecimila giovani diplomati e laureati da selezionare attraverso la modalità del corso-concorso, gestito da Formez, che sulla base del fabbisogno dei Comuni saranno asno sorbiti in organico al termine di un percorso di ventiquattro mesi fatto di tirocini (di dieci mesi) a 1000 euro lordi al mese. Per poi essere assunti a tempo indeterminato. Un progetto del valore di 104 milioni di euro che il governatore campano ha messo a disposizione delle altre regioni.
Insomma, ne è venuta fuori una straordinaria sintonia, in particolare tra De Luca e Musumeci benché l’ex presidente campano, Stefano Caldoro, abbia giudicato il Piano del suo successore una truffa: «Oggi Napoli si è riconsacrata capitale del Mezzogiorno — ha esordito il governatore della Regione siciliana — forse nella inconsapevolezza dello stesso presidente De Luca. Infatti, ad una iniziativa all’apparenza ordinaria se ne è sovrapposta un’altra che mette assieme le Regioni del Sud, le quali da tempo arrancano nelle loro difficoltà, mentre nel Nord si fa asse e lobby. La Sicilia ha fatto della sua autonomia la foglia di fico per difendere i privilegi della sua classe dirigente e non per promuovere sviluppo. Dopo 72 anni siamo ancora l’ultima regione d’Italia. Io ho 13 mila dipendenti regionali ma non ho funzionari per realizzare progetti con miliardi di fondi Ue. Intanto da anni vi sono 40 mila precari che attendono di essere stabilizzati. Dalle mie parti hanno commesso un crimine contro l’umanità, usando la Pubblica amministrazione come ammortizzatore sociale. Vengo da una regione nella quale vi sono due problemi: la mafia e la burocrazia. Con la differenza che la mafia si può sconfiggere. Chiederò a De Luca di aiutarmi perché ho bisogno di assumere quattromila persone: ingegneri, agronomi, tecnici. Ora — ha continuato Mu- sumeci — dobbiamo spiegare al Governo che le nostre esigenze sono diverse da quelle del settentrione. Il nostro futuro è l’area euro-afro-asiatica». Musumeci ha chiuso il suo intervento con un proverbio in dialetto siciliano, per dire che occorre superare i pregiudizi sul Governo leghistapentastellato: «Andiamo uniti con un progetto a Roma. Se il gatto è nero o bianco non mi interessa, basta che prenda i sorci». Per l’assessore pugliese al Lavoro Sebastiano Leo «dialogare e parlare la stessa lingua per Pubblica amministrazione e imprese, fare formazione continua, investire sul capitale umano e sui giovani è necessario». Anche per il calabrese Oliveiro «l’assistenzialismo è stato il problema del Sud. Mentre oggi parte una battaglia di rinascita, al di là delle rispettive appartenenze politiche». Così il collega luca- Pittella: «Occorre una squadra unica — ha sottolineato — poiché il tempo per i nostri litigi è terminato. Non troveremo più nulla tra poco se continueremo a girarci i pollici». Il molisano Toma ha suggerito l’istituzione di «un consiglio delle Regioni meridionali» per poi autocandidarsi «a rappresentare la sete infrastrutturale della mia terra» e proporre «un nuovo New deal per il Sud».
La conclusione di De Luca è stata di compiaciuto orgoglio: «L’iniziativa di oggi partiva dal Piano per il Lavoro, ma è diventata altro. Abbiamo offerto l’immagine della dignità del Sud, finalmente libera da quelle delle clientele, del pulcinellismo e del malaffare. Purtroppo — ha aggiunto — ci circondano ancora tracce di cialtroneria politica. Ma noi siamo altro. Condivido tuto ciò che ha detto Musumeci, uomo di destra, ma di destra come potrei essere anche io, giacché la verità per me conta più delle bandiere ideologiche. Rendo onore alla Sicilia per aver accolto migliaia e migliaia di profughi. Senza Croce, Vico, Verga e l’Umanesimo del Sud non c’è Italia. Non abbiamo tempo da perdere. Bisogna far presto. Suggerisco anche io un proverbio: “cchiu’ grossa è ‘a pensata, cchiu’ grossa è ‘a minchiata”. Dunque, si faccia presto e realizziamo i fatti. Prima che sia troppo tardi».
Musumeci «In Sicilia l’autonomia ha difeso privilegi e non ha creato sviluppo»
Toma «Dal Molise propongo un consiglio delle assemblee del meridione»