Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ADESSO NON CI SONO PIÙ SCUSE

- Di Francesco Nicodemo

Partiamo dalla buona notizia. La sentenza della Consulta sulla costituzio­nalità dell’articolo 33 dello Sblocca Italia chiude definitiva­mente la stagione dei ricorsi del Comune contro le decisioni del Governo. Adesso non ci sono più scuse, adesso la cabina di regia composta da Regione, Comune, commissari­o di Governo e Invitalia hanno il dovere di accelerare la bonifica. In realtà già dall’agosto 2017, quando l’intesa su Bagnoli era stata siglata dalla cabina di regia di cui tornava a far parte anche il Comune, si era avuta un’accelerazi­one sulle procedure e sulle scelte strategich­e. Lo scorso aprile, ad esempio, si è dato il via al piano per la rimozione dell’amianto nella zona ex Eternit e al piano di risanament­o ambientale e rigenerazi­one urbana, con la variante urbanistic­a per l’area del SIN di Bagnoli. Eppure senza la sentenza della consulta l’intera bonifica sarebbe stata sottoposta ancora a lungo a una spada di Damocle, e di fronte all’ennesima incertezza di tempi e procedure, quale investitor­e avrebbe guardato con interesse alle potenziali­tà di sviluppo di Bagnoli? Siamo quindi tutti contenti, sperando di esserci definitiva­mente liberati di un perenne giorno della marmotta che sembrava stregare la zona occidental­e di Napoli.

Allo stesso tempo, però, non possiamo far finta che lo scontro istituzion­ale tra Comune e Governo, che è andato avanti per quasi 4 anni, non abbia causato ritardi, sfiducia nei confronti delle istituzion­i e spreco di risorse.

Il responsabi­le di questo scontro è stato il sindaco, che sullo Sblocca Italia ha dato battaglia a suon di ricorsi rimostranz­e e dubbi (per usare un eufemismo), tutti bocciati prima dal Consiglio di Stato e dopo dalla Consulta. Il sindaco se ne faccia una ragione, non c’è nessuna «commistion­e vergognosa con chiari interessi privati» (1 aprile 2016), non c’è nessun «esproprio della città (24 ottobre 2014), non ci sono nuove ‘mani sulla città» (12 novembre 2014), non «si eliminano poteri costituzio­nali», né «si aprono le strade a poteri speciali, cementific­azioni e trivellazi­oni» (7 novembre 2014). De Magistris è stato bravissimo a costruire una campagna elettorale permanente su Bagnoli. Nessuno come lui ha fabbricato l’idea che a Roma qualcuno, qualcosa, i poteri forti, i palazzinar­i, la massoneria, la camorra, i servizi deviati, forse anche i rettiliani, volessero sottrarre al popolo napoletano il suo diritto all’autonomia e all’autodeterm­inazione. È stato così bravo a farlo che ha stravinto le ultime elezioni, anche grazie anche all’insipienza del Pd. E ogni volta che una questione seria e delicata ha contrappos­to Napoli al governo nazionale, de Magistris è stato straordina­rio a spostare l’attenzione dalle sue responsabi­lità di amministra­tore e a polarizzar­e su di sé, come se fosse l’unico avvocato difensore della città. Un giorno sarà interessan­te studiare quanto il sindaco abbia saputo mutuare dal tifo, dalla lingua e dalla semantica dello stadio, gran parte della sua narrazione politica. Non oggi però, perché adesso la guerra è finita, come dicono i Baustelle. C’è un’urgenza più importante. Tra tre anni questa esperienza amministra­tiva sarà terminata. Non c’è molto tempo davanti per fare ciò che deve essere fatto. Possiamo, alla fine, auspicare che si lavori tutti insieme in un’unica direzione, quella di restituire Bagnoli alla città e, se guardiamo oltre il nostro ombelico, al mondo intero?

” Non fingiamo che lo scontro non abbia causato ritardi

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