Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Lucia: «Apriamo subito il grande parco pubblico»
«Mentre prosegue la bonifica, basta un allestimento essenziale»
Vezio De Lucia lo propone nel suo ultimo libro: bisogna aprire «subito» il grande parco pubblico (di Bagnoli) alla città, naturalmente nelle aree dove è possibile, «con un allestimento essenziale, mentre vanno avanti i lavori di bonifica; il tutto sotto gli occhi dei napoletani».
Bisogna aprire «subito» il grande parco pubblico (di Bagnoli) alla città, naturalmente nelle aree dove è possibile, «con un allestimento essenziale, mentre vanno avanti i lavori di bonifica e, contemporaneamente, di trasformazione del territorio; il tutto sotto gli occhi dei napoletani» che saranno così «informati e consapevoli». È la proposta lanciata nel suo ultimo libro da Vezio De Lucia, urbanista, assessore nella prima giunta a guida Antonio Bassolino e principale ispiratore — tra l’altro — della variante per l’area occidentale.
Progetto «esaltato, poi biasimato, obliterato, bollato come insostenibile», e quindi — dopo 20 anni e più — «finalmente rilanciato dall’accordo fra Governo e Comune di Napoli» dell’estate 2017. «Spero solo — commenta De Lucia — che lo stress sia davvero finito. Che non ricominci la storia senza fine della bonifica, della ricerca dei siti dove smaltire il materiale della colmata e così via, ridando forza al partito di chi non vuole la spiaggia libera e un gran parco pubblico che non producono reddito», ritenuti «uno spreco e un’occasione perduta. Un partito inconsapevolmente sostenuto anche da chi è ormai sfiduciato, invecchiato nell’attesa di un nuovo mondo che forse Napoli non merita».
L’ex assessore, autore di oltre cento saggi, come detto, ha di recente pubblicato (per Donzelli editore, 115 pagine, 18 euro) «Napoli - promemoria», sottotitolo: storia e futuro di un progetto per la città. Un volumetto assai interessante — la cui prefazione è affidata a Tomaso Montanari — nel quale l’autore ripercorre alla sua maniera la storia, con i protagonisti che si sono susseguiti (da Bassolino a de Magistris e Renzi), del periodo che ha probabilmente rivoluzionato l’urbanistica partenopea. «Il piano regolatore di Napoli — ricorda De Lucia — è l’unico piano di una grande città italiana che non prevede consumo di suolo. Non si tratta di un traguardo genericamente proclamato, ma di un risultato raggiunto e salvaguardato negli anni». Come dire: se la metropoli immortalata «da Francesco Rosi a simbolo del saccheggio urbanistico è stata la prima a praticare una virtuosa politica di risparmio del territorio è indiscutibilmente un fatto clamoroso, meritevole della massima attenzione».
Secondo Montanari «De Lucia non ha mai scelto tra rigore e pragmatismo: non è arretrato di un millimetro, non ha tradito se stesso, e nonostante questo è riuscito a fare la differenza». Motivo per cui questo libro rappresenta davvero un «promemoria»: per «gli intellettuali. Un promemoria che suona più o meno in questo modo: ricordatevi che cambiare il mondo è possibile, se non rinnegate voi stessi». In un paese di «imperdonabili tromboni solipsistici, Vezio De Lucia, che pure ha avuto uno straordinario successo in prove decisive, racconta senza affettazione una storia plurale, descrivendo con amorosa dedizione il successo di un gruppo, di una squadra, di una comunità. L’ufficio urbanistico, i ragazzi del Piano, il Partito comunista sono i veri eroi collettivi di questo libro».