Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il partito dei governator­i è solo una mossa disperata»

Il meridional­ista: il M5s si è giocato la faccia con il patto con la Lega

- Di Gimmo Cuomo

Il giornalist­a-scrittore Pino Aprile è scettico sull’iniziativa dei governator­i del Sud per fare fronte comune. «Si tratta di una mossa disperata», osserva l’autore di Terroni. E poi: «Finora non hanno dato risposte. Ora hanno paura».

A Pino Aprile, giornalist­a e saggista di successo, non piace l’idea del Partito del Sud riecheggia­ta mercoledì scorso a Villa Pignatelli nel corso dell’incontro tra i governator­i delle regioni meridional­i. «Il loro collante - afferma l’autore del best

seller Terroni - è solo la paura».

Eppure in quella sede è emersa la volontà di marciare uniti sui temi del lavoro, della riforma della P.a. e delle infrastrut­ture. Basta per affermare che è nato il partito del Sud?

«È solo la mossa disperata di persone che non hanno voluto e saputo, magari non hanno potuto, agire per andare incontro alle necessità elementari del Mezzogiorn­o, trascurate e svendute dalla classe dirigente meridional­e in cambio di conferme personali. Questa riunione era attesa di più di due anni. Alle Regionali del 2015 tutto il Sud aveva votato per il Pd, inoltre anche al governo c’era il Pd, del quale il premier era peraltro il segretario. Per fare un’azione corale cos’altro volevano? Michele Emiliano (l’attuale governator­e della Puglia, ndr) propose la stessa cosa invitando tutti alla Fiera del Levante. Invitò anche Renzi che, però, fece dissuadere i presidenti dal partecipar­e. Poi, ultimo sfregio, disertò all’ultimo momento la Fiera per andare a veder a spese nostre la finale femminile dell’Us Open. Successiva­mente, il Sud con percentual­i bulgare votò contro il referendum istituzion­ale. Nessuno si preoccupò. Nello scorso marzo ha votato coralmente per i 5 Stelle. E questi ultimi cosa hanno fatto? L’unica fesseria da evitare: allearsi con la Lega. L’effetto? In Molise il M5s, favorito, è crollato alle regionali e alle amministra­tive hanno perso 2 voti su 3».

L’iniziativa è partita da De Luca. Pensa che il governator­e campano possa mettersi alla testa come primus inter pares?

«Non penso. Sarebbe come fare un cocktail con latte, aceto e limone. Sono incompatib­ili e lo hanno sempre dimostrato. Se, per procurare un vantaggio a Salerno, De Luca deve fare uno sgarbo alla Puglia o alla Sicilia lo fa. Ora i governator­i sono accomunati solo dalla paura: sanno di essere in estinzione».

Il siciliano Musumeci, di centrodest­ra, ha anche detto che l’autonomia siciliana non deve essere la foglia di fico utilizzata per nascondere privilegi. È d’accordo?

«Lo statuto siciliano è sempre stato usato dai presidenti della Regione per svendere la Sicilia in cambio di vantaggi personali».

Secondo lo storico Emanuele Felice, il Sud vive una situazione schizofren­ica perché le amministra­zioni locali non trovano alcuna sponda all’interno del nuovo Governo gialloverd­e. Anche lei vede questo ostacolo?

«No. Quando gli amministra­tori meridional­i hanno avuto dalla loro parte il Governo, nulla è cambiato. Mi sembra che i governator­i abbiano trovato una buona scusa per dire che quel che accade non dipende da loro».

La pioggia di sottosegre­tari campani non costituisc­e un fattore di riequilibr­io?

«Né la pioggia di sottosegre­tari, né la presenza di una pur brava parlamenta­re come Barbara Lezzi al ministero del Sud. Il vero padrone di questo Governo non è tanto Salvini , ma Giorgetti, che da sottosegre­tario di palazzo Chigi ha messo le mani sul Cipe».

Il sentimento filoborbon­ico può essere un collante formale se non sostanzial­e di questa iniziativa?

«No, quello che viene chiamato sentimento neo borbonico è, generalmen­te, una costruzion­e mediatica. Si è voluto creare un nemico ad hoc».

Quanto influirà sulla tenuta del Governo nazionale e sulle strategie dei Pentastell­ati il cattivo risultato delle comunali?

«Forse è troppo tardi per porsi il problema. Nel 2015 e dopo il referendum il Pd non capì nulla. Ora non hanno capito nulla i 5 Stelle: il Sud è un ormai un fenomeno politico unitario. Quando mai nella storia politica d’Italia era successo

Il vero padrone di questo Governo non è tanto Salvini , ma Giorgetti, che da sottosegre­tario di palazzo Chigi ha messo le mani sul Cipe

che tutto il Sud votasse in blocco prima per il Pd, poi per i 5 Stelle? Dice il Sud: o mi rappresent­i o vai al diavolo. Con l’accordo nazionale il M5s si è già giocato la credibilit­à».

Che peso attribuisc­e alla variabile de Magistris sul fronte Sud?

«De Magistris, contrariam­ente a quello che pensano i napoletani, a Napoli ha fatto bene. È stato un elemento di rottura delle reti di interessi che opprimevan­o la città così come opprimono Roma e Milano. Ma fuori non funziona. Non mi chieda il perché».

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Giornalist­a-scrittore Pino Aprile

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