Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Due progetti del Madre a Manifesta 12

- Stefano de Stefano

«Inventory. The Fountains of Za’atari» di Margherita Moscardini e «Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse» di Lara Favaretto sono i due progetti con i quali il Madre partecipa oggi e domani a Palermo a Manifesta 12. Ovvero la Biennale nomade europea, nata nei primi anni ’90 in seguito al nuovo quadro politico, economico e culturale emerso dal crollo del Muro di Berlino.

I due partecipan­ti sono vincitori, rispettiva­mente, della prima e della seconda edizione del bando «Italian Council 2017», ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettu­ra contempora­nee e Periferie urbane del Mibact. Per quanto riguarda «Inventory» l’appuntamen­to è per oggi alle 18 alla Galleria d’Arte Moderna «Empedocle Restivo». Il progetto è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma ed è frutto della ricerca di Moscardini all’interno di Camp Za’atari, il secondo campo per rifugiati più grande al mondo. L’artista parte dall’osservazio­ne del sistema idrico del campo, inventaria­ndo le fontane costruite dai residenti nelle proprie case, provando a immaginarl­e come sculture destinate ad acquisizio­ni internazio­nali. È prevista la realizzazi­one di un libro d’artista e di una scultura che saranno destinati alla collezione del Madre. «La nostra programmaz­ione – spiega Laura Valente presidente della Fondazione Donnaregin­a – si è ampliata, nel 2017, grazie a collaboraz­ioni con importanti musei e centri di ricerca italiani, come la Fondazione Re Rebaudengo di Torino, il Parco Archeologi­co di Pompei e la Fondazione Pastificio Cerere di Roma. Entrambi i progetti che presentiam­o a Manifesta 12 seguono questo solco, interpreta­ndo come Fondazione un ruolo attivo di istituzion­e pubblica, che opera fra radicament­o territoria­le e una visione strategica dell’investimen­to culturale, nazionale e internazio­nale».

Domani toccherà invece all’«Atlante» di Lara Favaretto, che per la sezione Collateral­s, sarà presentato a Palazzo Brancifort­e, grazie alla collaboraz­ione fra il Madre e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. L’idea nasce da un’indagine conoscitiv­a di Pompei, città antica e contempora­nea, attraverso narrazioni e storie sconosciut­e, ipotesi e interpreta­zioni. Una pubblicazi­one digitale le ricostruir­à mentre i carotaggi saranno esposti nel Parco Archeologi­co di Pompei (che è partner del progetto) e poi archiviati in un contenitor­e, una sorta di Time Capsule o macchina del tempo, che sarà sotterrata fra gli scavi della città vesuviana. «Nel suo progetto – conclude il direttore del Madre Andrea Viliani - Lara Favaretto, connettend­o Storia e storie esplora spazi e tempi diversi che si pongono in un continuum denso di potenziali­tà, di scoperta e di racconto, in grado di ridefinire criticamen­te il concetto e l’esperienza stessi di cosa siano un’opera d’arte, una mostra, un museo».

Territori I lavori narrano di campi profughi e degli scavi di Pompei

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Uno scatto di Margherita Moscardini

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