Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dopo il Piano per il Lavoro ora De Luca pensi al settore privato

- Doriana Buonavita Segretaria generale della Cisl Campania

Caro direttore, la scelta della Cisl è sempre stata chiara: tutelare e rappresent­are il lavoro in tutte le sue forme, senza distinzion­i, indipenden­temente dalla tipologia contrattua­le. Per questo sul Piano per il Lavoro del presidente De Luca, dopo aver dato un contributo di merito circa la garanzia della fattibilit­à del processo dal punto di vista normativo, la concretezz­a della fattibilit­à e sostenibil­ità economica, la capacità di generare reali occasioni di lavoro per i giovani, abbiamo accolto con favore l’impegno del presidente a sviluppare, insieme alle forze sociali, un analogo Piano per il settore privato in piena condivisio­ne con le organizzaz­ioni sindacali e Confindust­ria verso il quale canalizzar­e in maniera più efficace le risorse oggi previste per misure formative e di politica attiva del lavoro. Riteniamo che le misure relative a formazione, sviluppo e crescita devono camminare “a braccetto”, in un percorso di “virtuosism­o funzionale” in grado di produrre risultati tangibili e misurabili in termini di crescita dei livelli occupazion­ali. Così come crediamo che preliminar­mente occorre un attento monitoragg­io delle situazioni di precariato diffuse nel pubblico come nel privato, al fine di provare a tutelarle nella loro specificit­à. In tal senso è fondamenta­le avviare con immediatez­za i tavoli di lavoro annunciati dallo stesso De Luca sul precariato nella Sanità, lavoratori socialment­e utili, bacini di crisi, per i quali le politiche attive messe in campo finora non hanno prodotto risultati significat­ivi, povertà nella sua accezione più ampia. Con lo stesso approccio dovremo anche affrontare la sfida dei nuovi lavori: piattaform­e digitali, riders, gig economy, etc., i lavoratori più deboli e “ipo-tutelati”. E’ fuor di dubbio che la “nuova Costituent­e per il Mezzogiorn­o” nata con la sottoscriz­ione del memorandum per il rilancio del lavoro pubblico nel Sud dovrà impegnarsi per individuar­e, attraverso lo strumento della contrattaz­ione, soluzioni mirate a un adeguato livello di rappresent­anza di tali fenomeni, definire le “regole di ingaggio” mediante le quali il lavoratore accede alle possibilit­à di lavoro, il riconoscim­ento di una retribuzio­ne certa e dignitosa, costruire tutele “minime” e concrete in termini di protezione sociale, costruire maggiori protezioni anche sul piano pensionist­ico (in primis mediante controlli sulla regolarità contributi­va), assicurare misure di salute e sicurezza.

Auspichiam­o che il Piano per il Lavoro rappresent­i un reale passaggio da una politica degli annunci alla traduzione in fatti concreti degli impegni assunti e che valorizzi il dialogo con le parti. Solo in questo modo potremo raggiunger­e risultati importanti per la nostra Regione. Così come solo il dialogo costruttiv­o tra le Regioni del Sud — ovviamente non inteso strumental­mente quale “posizione di contrasto” con il Nord — rappresent­i il valore aggiunto che può permetterc­i di uscire tutti insieme da questa perdurante crisi. Facendo attenzione non solo ai dati (allarmanti) sul debito pubblico, ma anche a quelli relativi al debito del sistema privato, di imprese e famiglie continuame­nte ed inesorabil­mente indebolite dal perdurare di tale situazione. La soluzione può essere il reddito di cittadinan­za? Per noi il reddito è quello che assicura un lavoro strutturat­o che garantisce l’esercizio del diritto di cittadinan­za dei figli della patria. Dovremmo puntare ad essere “padri” generatori di un rinnovato senso di cittadinan­za.

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