Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dopo il Piano per il Lavoro ora De Luca pensi al settore privato
Caro direttore, la scelta della Cisl è sempre stata chiara: tutelare e rappresentare il lavoro in tutte le sue forme, senza distinzioni, indipendentemente dalla tipologia contrattuale. Per questo sul Piano per il Lavoro del presidente De Luca, dopo aver dato un contributo di merito circa la garanzia della fattibilità del processo dal punto di vista normativo, la concretezza della fattibilità e sostenibilità economica, la capacità di generare reali occasioni di lavoro per i giovani, abbiamo accolto con favore l’impegno del presidente a sviluppare, insieme alle forze sociali, un analogo Piano per il settore privato in piena condivisione con le organizzazioni sindacali e Confindustria verso il quale canalizzare in maniera più efficace le risorse oggi previste per misure formative e di politica attiva del lavoro. Riteniamo che le misure relative a formazione, sviluppo e crescita devono camminare “a braccetto”, in un percorso di “virtuosismo funzionale” in grado di produrre risultati tangibili e misurabili in termini di crescita dei livelli occupazionali. Così come crediamo che preliminarmente occorre un attento monitoraggio delle situazioni di precariato diffuse nel pubblico come nel privato, al fine di provare a tutelarle nella loro specificità. In tal senso è fondamentale avviare con immediatezza i tavoli di lavoro annunciati dallo stesso De Luca sul precariato nella Sanità, lavoratori socialmente utili, bacini di crisi, per i quali le politiche attive messe in campo finora non hanno prodotto risultati significativi, povertà nella sua accezione più ampia. Con lo stesso approccio dovremo anche affrontare la sfida dei nuovi lavori: piattaforme digitali, riders, gig economy, etc., i lavoratori più deboli e “ipo-tutelati”. E’ fuor di dubbio che la “nuova Costituente per il Mezzogiorno” nata con la sottoscrizione del memorandum per il rilancio del lavoro pubblico nel Sud dovrà impegnarsi per individuare, attraverso lo strumento della contrattazione, soluzioni mirate a un adeguato livello di rappresentanza di tali fenomeni, definire le “regole di ingaggio” mediante le quali il lavoratore accede alle possibilità di lavoro, il riconoscimento di una retribuzione certa e dignitosa, costruire tutele “minime” e concrete in termini di protezione sociale, costruire maggiori protezioni anche sul piano pensionistico (in primis mediante controlli sulla regolarità contributiva), assicurare misure di salute e sicurezza.
Auspichiamo che il Piano per il Lavoro rappresenti un reale passaggio da una politica degli annunci alla traduzione in fatti concreti degli impegni assunti e che valorizzi il dialogo con le parti. Solo in questo modo potremo raggiungere risultati importanti per la nostra Regione. Così come solo il dialogo costruttivo tra le Regioni del Sud — ovviamente non inteso strumentalmente quale “posizione di contrasto” con il Nord — rappresenti il valore aggiunto che può permetterci di uscire tutti insieme da questa perdurante crisi. Facendo attenzione non solo ai dati (allarmanti) sul debito pubblico, ma anche a quelli relativi al debito del sistema privato, di imprese e famiglie continuamente ed inesorabilmente indebolite dal perdurare di tale situazione. La soluzione può essere il reddito di cittadinanza? Per noi il reddito è quello che assicura un lavoro strutturato che garantisce l’esercizio del diritto di cittadinanza dei figli della patria. Dovremmo puntare ad essere “padri” generatori di un rinnovato senso di cittadinanza.