Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tina Pica nel segno dell’84

- (s. de st.)

«La mostra su Tina Pica nasce nel segno del numero 84». Parola del curatore Giulio Baffi. L’attrice napoletana nacque infatti nel 1884, morì a 84 anni, 84 sono gli oggetti esposti, fra locandine, fotografie, manifesti, filmati e cose care come cappellini, orologi, occhialini e il volto santo della «Mater Boni Consilii», che lei religiosis­sima portava sempre con sé. E infine 84 nella smorfia è la chiesa, quella dei 63 Sacerdoti, dove oggi alle 18, in via De Cesare di fronte alla sede di Quartieri Airots, si inaugura «Tina Pica 18841968». Il progetto prevede anche l’anteprima del docufilm «Fratello ricordati di Tina Pica» di Lucilla Parlato e Federico Hermann, che parafrasa il famoso tormentone di «Pane amore e…» fra l’attrice e Vittorio De Sica, ed è ospite del Teatro Festival. Una occasione, a 50 anni dalla morte, per riportare all’attenzione una delle figure più originali della scena partenopea e italiana, figlia d’arte di Giuseppe Pica, interprete del Don Anselmo Tartaglia, nel cui ruolo la giovane Tina esordì sostituend­o proprio il padre malato. Cresciuta quindi in teatro, come testimonia­no foto e locandine, legate alla compagnia di Eduardo, passò alla fine degli anni ’30 al cinema, non tornando più in scena, come promesso allo stesso De Filippo, che poco credeva a quella avventura, con l’orgoglio delle donne del borgo Sant’Antonio Abate. E un’altra testimonia­nza della sua forza caratteria­le sta nel modo in cui apostrofò Pirandello, «chill co’ pizzett», quando stanca delle sue continue interruzio­ni durante le prove del «Liolà» con i De Filippo, decise di lasciare l’impresa. Fu quindi il cinema, con ben 62 film, il linguaggio a cui è legata la sua memoria, da «spalla» eccellente come in «Pane, amore e fantasia», «Pane, amore e gelosia», per cui nel 1955 vinse il Nastro d’Argento, e «Pane amore e…», ma anche da protagonis­ta come nel non meno celebre «Nonna Sabella».

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