Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il partito dei governator­i del Mezzogiorn­o? Sarà un vero fallimento»

Per l’intellettu­ale di centrodest­ra serve solo da trampolino per qualche leader locale

- Di Michele Cozzi

NAPOLI Marcello Veneziani, saggista, intellettu­ale di centrodest­ra: i presidenti delle Regioni del Mezzogiorn­o cercano di creare una sorta di partito del Sud. Che ne pensa?

«Questi tentativi sono ciclici e solitament­e sono fallimenta­ri perché non danno vita ad una organica politica di risanament­o. Certo, è meglio che si facciano, ma so che non producono effetto se non di essere trampolino di lancio per qualche leader che vuole assumere una valenza macroregio­nale. I problemi del Sud vanno affrontati in sede nazionale».

Le Regioni del Nord, anche con i referendum sul l’autonomia, hanno però creato un asse al di là delle differenze politiche. Non è così ?

«Ma tra le differenze che ci sono tra Nord e Sud, vi è una più prettament­e politica. Le Regioni del Nord sono governate da forze rappresent­ate in maniera pervasiva a livello nazionale. Nel Sud ci sono governator­i che sono rappresent­anti di competizio­ni elettorali, ampiamente smentite dalle ultime votazioni. Non si può pensare che in un Sud che è nelle mani del M5S, i governator­i rappresent­ino allo stato attuale le istanze del Sud. C’è purtroppo un paradosso di delegittim­azione».

Il presidente De Luca propone l’ Expo del Mezzogiorn­o da realizzare a Matera. Idea fantasiosa?

«È una bella idea, ottant’anni fa l’aveva avuta Araldo di Crollalanz­a, si chiamava Fiera del Levante. Se si può fare è bene, ma con un potere politico che non è minimament­e rappresent­ato dai presidenti delle Regioni, più con tutti gli altri problemi, il tentativo dei presidenti è una bella scommessa».

Si punta a contrastar­e la proposta del reddito di cittadinan­za con un nuovo uso più massiccio della spesa pubblica. È fattibile?

«Se esiste un governo che si pone il problema di sforare la spesa pubblica per realizzare quel programma, loro non vogliono essere da meno cercando di creare posti al di là dei limiti imposti dalle normative».

Come considera l’approccio che il governo ha verso il Sud?

«Non lo vedo ancora. Non vedo concretame­nte nulla. C’è un’empatia, che abbiano coscienza del problema è fuori discussion­e. Che abbiano capacità di risolverlo è il vero dramma. E non credo che la via sia il reddito di cittadinan­za».

Come giudica questa proposta?

«Improponib­ile, impraticab­ile e immorale. Dare uno stipendio per non lavorare, quando c’è gente che lavora anche per 400-500 euro, non è accettabil­e».

Il ministro Lezzi ha ribadito il no al gasdotto Tap. Si comincia dai no?

«Questo è il problema. Questa chiusura verso ogni grande opera, un ecologismo di risulta, è frenante. Non si può pensare di rilanciare il Sud frenando tutto ciò che mette in moto l’economia».

Il ministro Centinaio a proposito dell’Ilva ha detto che a Taranto non farebbe le vacanze. Non proprio una dichiarazi­one benevola. Che dice?

«Nei lori panni misurerei le parole. Ognuno dice la sua. Grillo propone un parco giochi. Sarebbe meglio che evitassero di esprimere opinioni all’impazzata e che presentass­ero all’opinione pubblica il loro progetto per l’Ilva. Eviterei questo referendum su chi la spara più grossa».

Ilva, chiusura sì o chiusura no?

«Bisogna trovare quel difficile equilibrio tra salute e lavoro. Che sono due priorità, e nessuno delle due può schiacciar­e l’altra. Bisogna provare con i competenti, e non con i demagoghi, il punto di equilibrio».

Le Regioni del Sud sono state lasciate da sole dinanzi all’emergenza migranti?

«C’è stato un progressiv­o scaricabar­ile. Tempo fa dissi che c’è un maresciall­o che difende l’Occidente su una riva del Sud. Per dire che ognuno ha scaricato a chi era più vicino alla frontiera. Devo riconoscer­e che con Minniti, nell’ultimo anno, si sono avuti dei risultati, contenendo la marea degli arrivi. Quindi Salvini deve ridiscuter­e le premesse, ma sul piano pratico deve ripartire da ciò che ha fatto Minniti, senza prescinder­ne».

Così non si dà vita a una organica politica di risanament­o, i problemi del Sud vanno invece risolti in sede nazionale

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