Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo splendido isolamento di San Gregorio
Il monastero di San Gregorio Armeno «domina» un pezzo di città. Ma è anche chiaro che questo dominio che resta confinato all’ampia struttura monastica in splendido isolamento.
La regolare fascia di palazzi sul decumano inferiore ha infatti una sua forma relativamente indipendente dal monastero e legata alla strada, indipendenza favorita da vico Santa Luciella, cesura parallela al decumano. Il blocco del monastero è definito intorno alla misura del chiostro originario che fu ridotto nel progetto di Bartolomeo Picchiatti a metà Seicento. Il lato settentrionale lungo via Maffei si legge ancora perfettamente, compreso il porticato anche se con evidenti trasformazioni. Il monastero ha in pratica un solo ingresso, quello settecentesco con la rampa, proprio all’angolo fra via San Gregorio e vico Maffei. Il resto è chiuso dai muri claustrali in vico Maffei e San Nicola a Nilo, dal dislivello in via San Gregorio dove sono collocate le botteghe, dai blocchi edilizi della chiesa e del palazzo De Gennaro a sud.
Silenzio e luminosità del chiostro contrapposti al clamore e all’ombra delle stradine nella città antica: un mito nato proprio in San Gregorio, protagonista di molte opere pittoriche e molto citato nella letteratura.
Il contrasto tra strade strette e ombrose e conventi ampi e luminosi è una caratteristica strutturale di Napoli: le une e gli altri fanno parte di un comune equilibrio, e in ciò si manifesta l’indipendenza delle costruzioni dal tracciato e dal piano entro il quale si realizzano. È questa una specificità della città mediterranea rispetto a quella europea, ma affonda le sue radici anche nella tipologia romana della domus: ne risulta, in una città di confine culturale quale è Napoli, una definizione strutturale della forma urbana che mette in opera differenze e convivenze.
Perciò la bellezza di Napoli sta sia nell’introversione che nell’estroversione, nelle strade e nei chiostri, nel clamore e nel silenzio.