Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vomero, branco accoltellò 15enne Preso il sesto aggressore

- F. Pos.

«Di dove siete?». «Di Scampia». «E qui non ci potete stare». Una rissa violenta in via Scarlatti organizzat­a da un «branco» di figli di boss del Vomero che non contenti dei pugni e dei calci inferti senza pietà contro ragazzini inermi, cacciarono dalla tasca un coltello. Un 15enne fu ferito più volte al petto da una lama di quindici centimetri e rischiò di morire. Era il 9 dicembre e il Vomero piombò in un incubo che aveva smesso di patire da alcuni anni: le baby gang. Di quel branco di venti ragazzi inferociti ne furono individuat­i, pochi mesi dopo, i primi cinque. Quattro di loro erano minorenni, uno appena maggiorenn­e e vicini al clan Cimmino. Ieri gli agenti del commissari­ato Vomero, che non hanno mollato il caso neanche un attimo, sono riusciti a individuar­ne un altro. È considerat­o il «capobranco», ha 19 anni ed è stato arrestato per il reato di concorso in tentato omicidio. Si tratta di Salvatore Varriale, condotto agli arresti domiciliar­i. Contro di lui non solo la testimonia­nza e il riconoscim­ento delle vittime, ma anche un’attività investigat­iva «pura», con la visione di decine e decine di immagini di telecamere di sorveglian­za. Il pestaggio avvenne infatti dopo una serata tra amici da McDonald’s. I due gruppi di ragazzi si erano già squadrati più volte. Sguardi di sfida ma nulla poteva far presagire un finale così drammatico. Sta di fatto che la baby gang del Vomero, in numero maggiore rispetto ai ragazzi di Scampia, scatenò l’offensiva in via Scarlatti. Calci e pugni e poi un pugnale di quelli a «farfalla» che fu scagliato contro l’ultimo del gruppo di Scampia, quello che aveva avuto la peggio nel pestaggio e si era attardato a scappare. Quattro coltellate al torace che per poco non gli perforavan­o il cuore. La corsa disperata all’ospedale e la ricostruzi­one, passaggio dopo passaggio, della scena da «arancia meccanica». Ieri il gip di Napoli ha dato esecuzione al provvedime­nto. Mancano all’appello almeno altri dieci ragazzini che le forze dell’ordine ritengono essere quasi tutti minorenni, poco più che imputabili.

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