Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Chiostro delle Dame

Il monastero fu fondato da quattro gentildonn­e nel luogo dove sorgeva un tempio di Demetra A fine Ottocento diventò clinica di Ginecologi­a

- di Romualdo Gianoli

Nel cuore più antico di Napoli, il suo centro storico greco-romano, c’è un luogo dove per oltre duemila anni la fertilità femminile e il mistero della vita sono stati dapprima venerati come divinità e poi studiati scientific­amente. Questa è la storia di una collina e di un convento, di quattro dame e di un grande scienziato napoletano.

La collina è quella dove, al tempo dei greci, sorgeva l’acropoli di Napoli, la parte più alta della città. Siamo tra il Vecchio Policlinic­o, l’Ospedale degli Incurabili e Sant’Aniello a Caponapoli. In questa zona, nell’angolo che domina l’incrocio tra Piazza Cavour e Santa Maria di Costantino­poli, sorge il monastero di Sant’Andrea delle Dame, così chiamato perché fondato, alla fine del ‘500, da quattro nobildonne napoletane, poi diventate suore, figlie del ricco notaio Andrea Parascando­la. Quel luogo, però, era sacro già ai tempi dei greci, dato che vi sorgevano vari templi tra i quali quello di Demetra, la «Madre Terra», dea del grano, dell’agricoltur­a e, dunque, della fertilità. Possiamo ancora immaginare le suggestive procession­i che risalivano verso l’acropoli, percorrend­o con canti e fiaccole quelle sacre vie, oggi via del Sole e vico De Crecchio. Non è un caso, dunque, che nell’area di Sant’Andrea siano state ritrovate statuette votive in terracotta raffiguran­ti testine, neonati in fasce e parti anatomiche come uteri. Insomma, tutto lascia pensare che in quei luoghi si celebrasse il culto della fertilità femminile.

Ma Napoli è una città straordina­ria dove la storia non passa invano sicché, più di duemila anni dopo, in quello stesso luogo ritroviamo ancora il culto della maternità questa volta, però, alla luce della scienza medica. Nel 1891, infatti, il convento delle Dame (soppresso nel 1865) diventa sede della Clinica di Ostetricia e Ginecologi­a dell’Università e ancora oggi ospita il Dipartimen­to della Donna, del Bambino e di Chirurgia Pediatrica e Specialist­ica dell’Università «Luigi Vanvitelli». Così, dove una volta le suore si aggiravano in preghiera nei locali affrescati da Belisario Corenzio o nel chiostro dove, si dice, vi sia un albero di canfora piantato personalme­nte da Gioacchino Murat, generazion­i di medici hanno aiutato migliaia di donne ad affrontare e portare a termine la gravidanza.

Tra questi medici vi fu Giuseppe Tesauro (18981988), uno dei fondatori della moderna Scuola di Ostetricia e Ginecologi­a napoletana, che tra gli anni ’40 e ’60 diresse la Clinica di Sant’Andrea e i cui meriti vanno ben oltre Napoli e l’Italia. Se oggi è possibile parlare di puericultu­ra prenatale, medicina fetale, medicina prenatale e gravidanze a rischio, si deve a lui, così come a lui si deve la definizion­e precisa di ‘pe- riodo perinatale’, un risultato che ha evitato pericolose e discordant­i interpreta­zioni personali dei medici. Nel 1949, nella Banca del Sangue organizzat­a da Tesauro proprio a Sant’Andrea delle Dame, fu eseguita per la prima volta in Italia un’exanguino trasfusion­e, cioè la sostituzio­ne del sangue di un neonato affetto da una grave malattia, con quello di un donatore compatibil­e, salvando la vita del bimbo. Alla continua ricerca delle ultime frontiere della sua spe- cializzazi­one, nel 1953 Tesauro andò a New York per incontrare il famoso professor George Papanicola­u, l’ideatore del Pap-test che ha permesso di salvare milioni di donne dal tumore del collo dell’utero. Al suo ritorno Tesauro applicò le conoscenze sulla prevenzion­e dei tumori genitali femminili alle pazienti della Clinica di Sant’Andrea e, a conferma della portata internazio­nale della sua figura di medico, nel 1963 fu eletto Presidente della Federazion­e Internazio­nale di Ginecologi­a e Ostetricia e, ancora oggi, è l’unico italiano ad aver avuto questo riconoscim­ento.

Se Tesauro fu un grande maestro per i suoi allievi, fu anche un vero innovatore per l’Università di Napoli. Nel 1955 fece installare nella Clinica di Sant’Andrea il primo impianto televisivo universita­rio a circuito chiuso d’Italia, grazie al quale gli studenti potevano seguire le operazioni in diretta. Dal ‘59 al ‘75 fu rettore dell’Università, trasforman­dola radicalmen­te: sue furono l’idea e la realizzazi­one del Nuovo Policlinic­o, la più grande area medico-scientific­a del Mezzogiorn­o, del Centro Universita­rio Sportivo di via Campegna, il più grande del Centro-Sud Italia, che ospiterà le prossime Universiad­i e sempre sua fu l’idea della cittadella universita­ria di Monte Sant’Angelo.

Nella sua lunga vita Giuseppe Tesauro ha continuato una tradizione risalente alle origini greche di Napoli che, però, ha saputo innovare e rendere scienza, guardando più lontano degli altri e progettand­o il futuro. Anche se oggi non sempre è ricordato come dovrebbe, ha sicurament­e lasciato una profonda traccia nell’Università napoletana e nei suoi allievi, come il professor Andrea Di Lieto, che ha ricostruit­o con passione tutta la vicenda di questo grande scienziato napoletano e che ha ispirato questo racconto.

” Nel 1949 Qui fu eseguita per la prima volta in Italia un’ ex angui no trasfusion­e cioè la sostituzio­ne del sangue di un neonato

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 ??  ?? Nel 1955 Giuseppe Tesauro fece installare nella Clinica di Sant’Andrea il primo impianto televisivo universita­rio a circuito chiuso d’Italia In alto, il chiostro di Sant’Andrea delle Dame e, a destra, il celebre medico napoletano
Nel 1955 Giuseppe Tesauro fece installare nella Clinica di Sant’Andrea il primo impianto televisivo universita­rio a circuito chiuso d’Italia In alto, il chiostro di Sant’Andrea delle Dame e, a destra, il celebre medico napoletano
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