Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE SCALE DI NAPOLI RACCONTANO LA CITTÀ INSOLITA

- di Mirella Armiero

C’è un giovane ingegnere napoletano che ama a tal punto la sua città da non potersene separare troppo a lungo. Dopo aver vissuto e lavorato in Olanda, è tornato a casa e si è messo a scrivere sulla testata on line «Identità insorgenti». Ma soprattutt­o, in ogni attività, Francesco Paolo Busco pratica l’arte della «lentezza», intesa come capacità di opporsi alla frenesia del contempora­neo coltivando modelli esistenzia­li (ma anche socio economici) alternativ­i. È questa filosofia di fondo che permea il suo libretto assai gradevole e accattivan­te, utile a scoprire angoli inattesi della nostra città ma anche a regalarci una visione complessiv­a che spesso perdiamo di vista. Si intitola Napoli a piedi ed è pubblicato da Homo Scrivens. Non è un romanzo, ma lo inseriamo in questa rubrica perché offre al lettore un racconto davvero sorprenden­te di pieghe nascoste del tessuto urbano, talvolta quasi dei varchi temporali in cui la storia pare essersi fermata. I percorsi che Busco affronta sono dieci: alcuni più noti, come la Pedamentin­a o il Petraio, altri molto meno come Salita Cacciottol­i o via Cupa Vecchia, una strada che non si sa nemmeno se esista o no. A scoprirlo sarà proprio l’autore, che porta con sé il lettore, nelle sue peregrinaz­ioni, mostrandog­li che a Napoli in fondo è facile spostarsi: gli itinerari hanno quasi tutti una durata di venti minuti, al massimo mezz’ora, e conducono da un capo all’altro di quartieri apparentem­ente distanti. Lungo il cammino, Busco incontra ostacoli (soprattutt­o nei tratti senza manutenzio­ne, dove giacciono carcasse d’auto e l’erba cresce alta) ma anche persone accoglient­i, pronte a dispensare indicazion­i o a ricostruir­e storie e perfino a farsi fotografar­e. Ecco che troviamo l’antica sede del Collegio dei cinesi, ovvero il primo nucleo dell’Orientale, oppure lo scheletro dismesso di un gasometro. L’importante è guardare le cose con gli occhi giusti perché, scrive Busco, «il turismo dei distratti inquina. Chi invece entra in punta di piedi e nel suo giorno giusto, allora lascia buone tracce sul posto e si porta a casa il suo racconto personale». Provare per credere.

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