Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Russo (Pd): no alla schedatura ma le regole vanno rispettate
NAPOLI «Fermamente contrario alla schedatura dei rom, ma la legge va applicata sempre e ovunque. I campi rom non sono zone offshore. Su questo te mala sinistra ha compiuto molti errori, lasciando spazio a Salvini». A parlare è Peppe Russo, medico di Ponticelli, che alcuni anni fa quando era consigliere regionale del Pd rivendicò il merito di un’iniziativa che a sinistra sembrò scandalosa: l’affissione sui muri del quartiere di un manifesto (condiviso dal locale circolo dem) con la scritta «Via il campo rom».
Russo ricorda quante polemiche?
«Eccome se non ricordo. Mi massacrarono per aver sostenuto una cosa ovvia, cioè che in quell’area c’era bisogno di controlli, assistenza, servizi. Era un campo di tortura, si bruciavano i copertoni, i cavi elettrici rubati per ricavare il rame, i bambini vivevano in condizioni insostenibili. Dicemmo no a quell’inferno. No al campo, non ai rom. Fui costretto a spiegare, a giustificarmi. Io che sono cromosomicamente antirazzista, che mi sento cittadino del mondo e predico l’inclusione a trecentosessanta gradi».
Pensa comunque che alcuni paletti siano necessari?
«Certamente. Tutti coloro che risiedono in Italia hanno gli stessi diritti, ma anche gli stessi doveri. Mi sembra un assunto logico. Non possono fare come vogliono. Non voglio andare contro le consuetudini e i costumi dei rom, ma certamente i loro comporta- menti devono rientrare nell’ambito delle leggi».
Dopo aver parlato di schedatura, e dopo l’intervento del premier Conte, Salvini ha fatto parziale marcia indietro e ha insistito sul rispetto del codice penale. Sembra la sua posizione o no?
«Conte e Salvini mettono in scena il gioco della parti, ma la musica è la stessa. Il rispetto per le leggi che ho sempre cercato di affermare è altro rispetto ad atteggiamenti ambigui, ad espressioni più io meno esplicitamente xenofobe».
Il leader della Lega spinge sull’acceleratore, ma il problema c’è.
«Sì che c’è. Ma se si lasciano dei vuoti, se non c’è una presa d’atto responsabile, si fo r ni s cono a Sal vi ni a r gomentazioni e pretesti per far crescere nel Paese la paura e la diffidenza, fino all’odio, nei confronti di queste realtà».
Si riferisce agli errori del centrosnistra ai quali ha accennato prima?
«Sì, ci si è persi in troppe astrazioni, in troppi socio logismi inconcludenti. I principi, come il rispetto e la convivenza, sono scritti alti nel cielo. Mapo i devono essere applicati con intelligenza e senso pratico aggiornato caso per caso, di volta in volta. E questo non sempre è avvenuto».
E forse anche per questo Salvini oggi è il ministro dell’Interno.
«Sì, ma non se la può cavare con la schedatura. Dobbiamo costringerlo sul terreno del fare, a governare le differenze. La società chiusa non esiste più, resiste solo nella sua testa. Ma Salvini è come il gas, occupa tutto lo spazio che gli lasci».
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A Ponticelli mi massacrarono quando dissi che l’insediamento nomade doveva andare via Ma era solo logica