Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Russo (Pd): no alla schedatura ma le regole vanno rispettate

- Gimmo Cuomo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA PRINTED AND DISTRIBUTE­D BY PRESSREADE­R PressReade­r.com +1 604 278 4604 ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY . ORIGINAL COPY COPYRIGHT AND PROTECTED BY APPLICABLE LAW

NAPOLI «Fermamente contrario alla schedatura dei rom, ma la legge va applicata sempre e ovunque. I campi rom non sono zone offshore. Su questo te mala sinistra ha compiuto molti errori, lasciando spazio a Salvini». A parlare è Peppe Russo, medico di Ponticelli, che alcuni anni fa quando era consiglier­e regionale del Pd rivendicò il merito di un’iniziativa che a sinistra sembrò scandalosa: l’affissione sui muri del quartiere di un manifesto (condiviso dal locale circolo dem) con la scritta «Via il campo rom».

Russo ricorda quante polemiche?

«Eccome se non ricordo. Mi massacraro­no per aver sostenuto una cosa ovvia, cioè che in quell’area c’era bisogno di controlli, assistenza, servizi. Era un campo di tortura, si bruciavano i copertoni, i cavi elettrici rubati per ricavare il rame, i bambini vivevano in condizioni insostenib­ili. Dicemmo no a quell’inferno. No al campo, non ai rom. Fui costretto a spiegare, a giustifica­rmi. Io che sono cromosomic­amente antirazzis­ta, che mi sento cittadino del mondo e predico l’inclusione a trecentose­ssanta gradi».

Pensa comunque che alcuni paletti siano necessari?

«Certamente. Tutti coloro che risiedono in Italia hanno gli stessi diritti, ma anche gli stessi doveri. Mi sembra un assunto logico. Non possono fare come vogliono. Non voglio andare contro le consuetudi­ni e i costumi dei rom, ma certamente i loro comporta- menti devono rientrare nell’ambito delle leggi».

Dopo aver parlato di schedatura, e dopo l’intervento del premier Conte, Salvini ha fatto parziale marcia indietro e ha insistito sul rispetto del codice penale. Sembra la sua posizione o no?

«Conte e Salvini mettono in scena il gioco della parti, ma la musica è la stessa. Il rispetto per le leggi che ho sempre cercato di affermare è altro rispetto ad atteggiame­nti ambigui, ad espression­i più io meno esplicitam­ente xenofobe».

Il leader della Lega spinge sull’accelerato­re, ma il problema c’è.

«Sì che c’è. Ma se si lasciano dei vuoti, se non c’è una presa d’atto responsabi­le, si fo r ni s cono a Sal vi ni a r gomentazio­ni e pretesti per far crescere nel Paese la paura e la diffidenza, fino all’odio, nei confronti di queste realtà».

Si riferisce agli errori del centrosnis­tra ai quali ha accennato prima?

«Sì, ci si è persi in troppe astrazioni, in troppi socio logismi inconclude­nti. I principi, come il rispetto e la convivenza, sono scritti alti nel cielo. Mapo i devono essere applicati con intelligen­za e senso pratico aggiornato caso per caso, di volta in volta. E questo non sempre è avvenuto».

E forse anche per questo Salvini oggi è il ministro dell’Interno.

«Sì, ma non se la può cavare con la schedatura. Dobbiamo costringer­lo sul terreno del fare, a governare le differenze. La società chiusa non esiste più, resiste solo nella sua testa. Ma Salvini è come il gas, occupa tutto lo spazio che gli lasci».

A Ponticelli mi massacraro­no quando dissi che l’insediamen­to nomade doveva andare via Ma era solo logica

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