Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Anna Amelio: così Caserta non rispetta le volontà di Lucio
La sorella del gallerista: «Caserta non rispetta il testamento»
Anna Amelio ha aspettato,
NAPOLI prima di lanciare un ultimatum. Ma la sua attesa è stata vana, nessuna iniziativa è stata presa dalla Reggia di Caserta.
Il silenzio del soprintendente Mauro Felicori, dopo il furto dei due ex voto nell’opera di Christian Boltanski, è fin troppo eloquente, per la sorella del gallerista Lucio Amelio. La collezione Terrae Motus non è al sicuro nella sistemazione in cui si trova ora e che doveva essere provvisoria. Inoltre, lo stato attuale delle cose disattende apertamente il lascito testamentario di Amelio, che voleva le opere esposte in permanenza all’interno degli appartamenti reali.
Di tutto questo Anna Amelio si preoccupava già da tempo, tanto da indirizzare a Felicori una lettera nel gennaio
2017 per chiedere un protocollo d’intesa «che regolamenti le condizioni per la permanenza delle opere della collezione». Quelle opere infatti non erano più esposte, come richiesto da Lucio Ame-
lio, «nella nobile sede della Reggia», ma nei locali dell’ex Aeronautica ritenuti «assolutamente inadeguati». «Il modo in cui le opere sono collocate», continua la lettera, «ne svilisce di molto l’importanza e la bellezza». La missiva si conclude con la richiesta di un incontro alla Reggia per discutere della questione.
Rimasta la prima lettera senza nessun esito, Anna Amelio ricorre nel marzo 2017 a un avvocato, che diffida formalmente Felicori affinché provveda «alla corretta gestione e valorizzazione della collezione Terrae Motus». Tra le altre cose, nel secondo documento viene sottolineato che i locali dell’allestimento provvisorio sono «un cantiere privo delle più elementari misure di sicurezza e di tutela del patrimonio che ospita». Tanto è vero che si è poi puntualmente verificato quello che si poteva prevedere, ovvero il furto.
Il risultato? «Felicori», risponde Anna Amelio, «ci ha totalmente ignorati. La famiglia è erede di Lucio e io sono socia fondatrice della Fondazione. Dunque è normale che vogliamo tutelare la collezione. Che stia a Caserta o altrove non importa, ma non può essere trattata così». Potrebbe anche essere spostata? «In effetti sì, perché il legato testamentario non è stato rispettato e dunque è nullo. A onor del vero, non era stato rispettato nemmeno in passato. Quando arrivò Felicori alcune opere erano collocate addirittura in uffici privati dei funzionari. Proprio il nuovo soprintendente le fece spostare ed esporre di nuovo nella Reggia. Dunque avevamo sperato per il meglio. Pensavamo di poter mettere finalmente nero su bianco un regolamento, di creare un comitato scientifico e soprattutto di venire interpellati in qualità di eredi per le questioni importanti, come restauri o spostamenti. E invece niente di tutto questo».
Cosa farete adesso? «Ricorreremo al ministro e se serve adiremo le vie legali. Non possiamo permettere che tutto il lavoro di Lucio vada perso. Noi non rivendichiamo la nostra proprietà, ma potremmo anche riprenderci le opere per esporle altrove, vogliamo avere voce in capitolo e garantire la tutela e la valorizzazione della collezione. Dopo il furto, Felicori avrebbe dovuto avvertirmi, mettermi al corrente dell’accaduto. Boltanski ha ragione quando dichiara al Corriere del
Mezzogiorno che le due figure mancanti vanno sostituite. Ora bisognerebbe mettersi a tavolino e pensare una strategia in accordo tra le parti. Di sicuro la collezione va riportata nelle sale affrescate dove stava benissimo. Gli spazi dove si trova sono indegni. Aspettiamo delle risposte, e subito».