Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La madre sotto choc: ditemi che Rossella è viva La veglia degli amici

«Prima di rientrare andavano a Marechiaro»

- di Fabio Postglione

«Dov’è? Ditemi dov’è?

NAPOLI Rossella! Rossella». Alle 7 di ieri mattina al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli il dolore ha riecheggia­to in tutta la sala. Urla che hanno straziato il cuore di medici e infermieri. La madre di una delle ragazze coinvolte nel tragico incidente di via Posillipo era senza forza, svegliata nel sonno da una telefonata della polizia municipale. «Ditemi che è viva, qualcuno mi risponda», ha detto agli agenti della polizia che erano lì per calmarla con gli uomini della vigilanza privata. Sua figlia era viva, ma in sala operatoria in gravi condizioni di salute. Aveva una frattue ra al cranio e una emorragia celebrale molto profonda. La donna a quel punto ha perso conoscenza e quando si è ripresa era distesa su una lettiga. Non ha lasciato un solo attimo la sedia davanti alla sala operatoria e poi nella saletta della rianimazio­ne al piano terra del Cardarelli. Non ha detto più una parola, solo lacrime. Accanto il marito e le zie di Rossella Amato, 20 anni di via San Rocco. C’erano decine di ragazzi ad aspettare notizie che non arrivavano ma che speravano di ricevere. Abbracci lunghi, lacrime e la spola da un piano all’altro dell’ospedale dove erano ricoverati altri due degli amici: Aurora Fonseca Luca Mastroiann­i. I primi sms sono arrivati in chat su un gruppo. «C’è stato un incidente, non so di che si tratta, correte al Fatebenefr­atelli», è stato il primo messaggio. E così gli amici dei ragazzi coinvolti nello schianto si sono messi a correre, alle prime luci dell’alba, verso via Manzoni. Ma all’ospedale c’era solo Stefano Scarciello ed era quello che aveva riportato le ferite meno gravi e non versava in pericolo di vita. Così dal Vomero sono arrivati in massa al pronto soccorso del Cardarelli. Lì c’erano i genitori di Luca, Aurora e Rossella. Al primo piano del Trauma Center, davanti alla porta d’ingresso un gruppetto in attesa ha provato a ricostruir­e quello che è potuto succedere: «Pioveva, correvano, volevano vedere l’alba al mare». Forse è proprio questo il motivo che ha spinto i ragazzi a fare tardi: l’idea di poter arrivare a Marechiaro in tempo per l’alba. «Non è possibile, perché?», ripete come un mantra una delle amiche di Aurora che ha lesioni al fegato e diversi traumi. «È viva, ragazzi. Questa è la cosa più importante», provano a consolarsi gli uni con gli altri. E via via che passa il tempo arrivano in ospedale sempre più ragazzi per sincerarsi delle condizioni dei loro amici. Ma il dramma era appena iniziato: «Rossella è grave». Sì, per lei la situazione è ancora molto seria. «Passeremo la notte qui con lei, è una guerriera e ce la farà a vincere questa battaglia».

” Passeremo la notte con lei, è una guerriera e siamo certi che riuscirà a vincere la battaglia

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Angoscia L’ospedale Cardarelli

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