Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Parapetti non a norma Così morì mio figlio Il Comune ci vietò di rifarli»
«Provo rabbia. Perché
NAPOLI so che questo ennesimo incidente poteva essere evitato». Federica Spada è la mamma di Gianluca Del Torto, il ragazzo che insieme con Gianmaria De Gregorio e Oliviero Russo, perse la vita il 15 maggio 2011 in via Petrarca. I tre volarono giù dalla curva dei Gesuiti di via Petrarca dopo aver sfondato il parapetto con una Mini. Avevano trascorso una serata tra amici e stavano facendo un giro prima di rientrare.
A pochi giorni dalla loro scomparsa fu fondata l’associazione «XV Maggio MMXI», che si occupa di sensibilizzare i giovani e di guidarli ad un divertimento responsabile. Ma anche di individuare le criticità di Napoli. «In via Petrarca il parapetto funzionò da trampolino — racconta Spada —. Tutte le ringhiere in zona sono talmente malferme che basta appoggiarsi per sentirle tremare, figuriamoci se sollecitate dalla spinta di un veicolo. Ho affidato una perizia ad un consulente di fama internazionale, che ha ricostruito l’incidente di mio figlio rilevando che gli air bag non si aprirono perché l’auto procedeva a 30 chilometri all’ora e che non c’era traccia di alcol e di droga. Il punto è che le ringhiere non erano e non sono a norma. All’Amministrazione abbiamo chiesto di rifarle a nostre spese. Ci è stato opposto un netto rifiuto. C’erano problemi con la Soprintendenza e un nostro impegno economico avrebbe potuto significare che diventavamo proprietari della balaustra. Abbiamo anche presentato il progetto di una curva parabolica, che rimetterebbe in carreggiata chi perde il controllo dell’auto. Ma, anche qui, non siamo stati ascoltati».
Il legale dell’associazione è Paolo Cerruti. «Le ringhiere non sono a norma e sono fatiscenti, si evince con chiarezza dall’incarto processuale. L’escamotage per assolvere il Comune — sottolinea — è riferito al fatto che la manutenzione doveva essere fatta anno dopo anno e dunque quel che è accaduto non si può imputare ad una amministrazione in modo specifico. Intanto hanno sistemato dissuasori per scoraggiare la sosta sui marciapiedi non considerando che potrebbero essere fatali ad un ciclista che cade e ci sbatte la testa. Rispetto ai limiti di velocità, fissati a 30 chilometri, l’associazione ha ottenuto un autovelox che ha rilevato che il bus turistico a due piani che percorre via Petrarca transita a 80 chilometri». Il presidente dell’associazione è Massimiliano Liberti, che si trova a fare i conti con troppi incidenti. «Il più grave dopo quello in seguito al quale si è costituita l’associazione — ricorda — è avvenuto nel curvone di via Orazio al di sopra della chiesa di Sant’Antonio. Ci sono ancora transenne, nastri e nessuna risposta davvero rilevante».
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Nei luoghi delle tragedie ci sono ancora nastri e transenne Hanno messo dissuasori anti-sosta ma possono essere fatali ai ciclisti