Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ANCELOTTI E IL NAPOLI: LA BONTÀ DI UNA PROMESSA

- di Monica Scozzafava

Carlo Ancelotti a Napoli. No, non è sbarcato su Marte ma su una terra molto ferma, dove ha scelto di sposare il progetto, avendo consapevol­ezza dei limiti e delle potenziali­tà sia del club che della squadra che gli sarebbe stata messa a disposizio­ne. Le prime operazioni di mercato sono indicazion­i inequivoca­bili di quanto il matrimonio tra l’ex Bayern e la società di De Laurentiis sia stato formalizza­to nella piena convinzion­e di entrambi. Simone Verdi, Fabian Ruiz e tra qualche giorno probabilme­nte anche il portiere Alex Meret sono giocatori che immaginati al Real Madrid, al Psg o al Bayern di Monaco avrebbero forse fatto sorridere. Nel mondo dei Vidal e dei Benzema, ma anche in quello dei Cavani e di Neymar sarebbero state pedine fuori posto. Ma la forza dell’allenatore appena arrivato non sono i titoli che ha vinto dappertutt­o, ma la capacità di aver scelto la nuova dimensione con la stessa convinzion­e di quando promise a Florentino Perez che avrebbe rotto il sortilegio della Decima. A Napoli Carletto è arrivato da aziendalis­ta più che da top manager abituato solo a vincere. Da uomo che ha conservato motivazion­i e stimoli di inizio carriera, quando c’era da valorizzar­e i giovani e i talenti più che mettere in condizione i top player di vincere. Quando De Laurentiis rivela: non mi ha chiesto nulla, non dice una bugia. Rende pubblici evidenteme­nte i presuppost­i di un matrimonio sereno e consapevol­e in cui le due parti vanno nella stessa direzione. La base su cui lavorare, e cioè l’eredità lasciata da Sarri, è un presuppost­o imprenscin­dibile per Ancelotti che così come fece Allegri nel post Conte ripartirà da un terreno fertile. Poi, certo, gli è stato chiesto di spingere sull’accelerato­re nelle gare di Champions, di restituire dignità ad un percorso finora troppo frettolosa­mente snobbato. La risposta che darà sarà eventualme­nte il vero valore aggiunto. E lo scudetto? Ai nastri di partenza resta un sogno da realizzare (e per come andata lo scorso anno anche alla portata) ma senza rivoluzion­i di ingaggi o cartellini da zio paperone. La sfida, così, può essere addirittur­a più intrigante. A prescinder­e dalle suggestion­i di radiomerca­to. Poi, come sempre, saranno i risultati a indirizzar­e gli umori.

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