Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La salmonella è in agguato, attenti alle sagre»
L’ex pretore della salute Carlo Correra e i rischi dei cibi preparati d’estate all’aperto: «Troppo spesso sono la negazione dell’igiene, occorrono magistrati specializzati su questi temi»
Negli anni Ottanta il pretore napoletano Carlo Correra ingaggiò da Salerno un duro scontro con le grandi multinazionali sostenendo che di mozzarella si può parlare solo se prodotta con latte di bufala. Una battaglia rafforzata dal riconoscimento della Dop. Ad inizio di carriera intraprese anche un’aspra battaglia sul latte che veniva spacciato per fresco dalle aziende di tutta Italia ma che Correra scopri essere pastorizzato tre volte ed era quindi più simile all’Uht. Le sue battaglie ora si concentrano sulle sagre gastronomiche che in estate prolificano in ogni città o paese e che lui definisce “negazione dell’igiene”. Correra, attualmente è avvocato, è dall’altra parte della barricata, ma non ha perso il suo spirito battagliero e soprattutto la sua strenua difesa della salute del consumatore. È un esperto di legislazione degli alimenti. Un’esperienza maturata sul campo. «Per venticinque anni ho fatto il magistrato in un gruppo di lavoro in cui c’era il magistrato Raffaele Guariniello a Torino, creato delle sezioni specializzate. Ma all’inizio conoscevo poco delle normative alimentari e poi ho cominciato a scoprire pure troppo. In particolare sul latte, la cui freschezza spesso era solo nominale. Per competenza territoriale potevo occuparmi solo del latte venduto a Salerno, ma mi ripugnava l’idea che in tutta Italia si facesse altrettanto».
La svolta grazie a un’intuizione dello stesso Correra: «Mi feci fare una perizia da un vero scienziato del settore lattiero caseario, il professor Resmini, e a quel punto avevo notizie di reato in tutta Italia. Creai fascicoli processuali e li inviai ai pretori competenti sul territorio. A questo punto costringemmo il legislatore a produrre una legge che stabilì i parametri di igiene e qualità per cui il latte si potesse definire fresco. Fummo i primi in Europa, come siamo stati i primi anche a preconfezionare i latticini, che prima erano venduti in vaschette sfuse e quindi esposti a batteri. Una battaglia che durò quattro anni a Salerno, ma l’ idea fu apprezzata anche dal consorzio di tutela della mozzarella di Caserta per la produzione dell’alimento». L’11 giugno del 1986 per legge la mozzarella cambiò vita e ha indossato un abito nuovo, contestato da molti produttori ma anche rivenditori. Ora è garanzia di qualità. Carlo Correra è ora avvocato specializzato proprio sulla legislazione degli alimenti. Le sue battaglie continuano nel suo studio legale.
Arriva l’estate e si inizia a parlare di sagre che spesso non fanno rima con l’igiene: «Quando ci sono, saltano tutte le regole sull’igiene. I patogeni non vanno in vacanza, non fanno distinzione. Noi pretendiamo le regole dai negozi che hanno anche sanzioni pecuniarie e rischiano la chiusura». Correra precisa: «Sia chiaro non sono contrario alle sagre- anzi – È piacevole e anche gustoso assaggiare prodotti del territorio e sono convinto che non bisogna generalizzare. Offrire
La battaglia
Correra, oggi avvocato, lottò contro il latte spacciato per fresco e impose per legge che la mozzarella venisse preconfezionata
al pubblico cibi sani e senza contaminazione è lodevole, ma bisogna rispettare le regole dell’igiene e della concorrenza. A Salerno, per esempio, quando ero pretore notai che sul Lungomare c’erano bancarelle che non rispettavano per nulla le più elementari norme sull’igiene, mentre poi nei negozi accanto si pretendevano regole certe e chiare. Questo sdoppiamento delle norme non va bene. Non si rispetta la salute del consumatore e c’è concorrenza sleale. In sostanza, la sagra della porchetta, tanto per fare un esempio, non può diventare la sagra della salmonella».
Correra racconta un episodio che spiega il suo pensiero sulle sagre. «Mi è capitato a Salerno negli Anni ’80, in una sagra di natura “politica”. Notai che il cibo era esposto a insudiciamento e contaminazione. Segnalai il tutto ai vigili sanitari, ma quando riuscirono ad operare la manifestazione era già finita. Mi arrabbiai e allora feci un lavoro a tappeto. Chi somministrava alimenti, se non aveva i requisiti, era sottoposto a sequestro. Lo facemmo alla media di trenta al giorno, su circa 400 esercenti. Ci costò molta fatica però mettemmo ordine e attenzione nel settore. Avevo la gente che mi assediava per chiedermi spiegazioni in ufficio, ma anche con poche risorse si può fare qualcosa nell’interesse della collettività. Il mio auspicio è che ci sia sempre più da parte dei magistrati una specializzazione in queste materie che sono importanti e utili al benessere del cittadinoconsumatore».