Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I micro-cellulari che beffano i metal detector di Poggioreal­e

I detenuti in permesso lo introducon­o in carcere occultando­lo nelle scarpe da ginnastica. Con scheda è venduto a 150 euro

- Di Fabio Postiglion­e

Èpiccolo quanto un accendino e viene assemblato su misura al mercatino della Duchesca dove «artigiani del malaffare» sono in grado di riprodurre proprio tutto. C’è tanta plastica attorno e pochissimo materiale ferroso in modo che può superare con estrema facilità il controllo del metal detector.

NAPOLI È piccolo quanto un accendino e viene assemblato su misura al mercatino della Duchesca dove «artigiani del malaffare» sono in grado di riprodurre proprio tutto. C’è tanta plastica attorno e pochissimo materiale ferroso in modo che può superare con estrema facilità il controllo del metal detector. Leggerissi­mo, piatto e con le funzioni essenziali. Una tastiera numerica, il tasto di accensione e spegniment­o e uno schermo da pochi centimetri.

Eccolo il micro-cellulare del carcere di Poggioreal­e che rende il penitenzia­rio partenopeo una succursale di un call center, nonostante l’impegno profuso dagli agenti di polizia penitenzia­ria e dal direttore del carcere. Ma contro il micro-cellulare, l’ultima diavoleria escogitata dai detenuti, non c’è proprio nulla da fare perché è praticamen­te invisibile, tanto piccolo che addirittur­a se ne riescono a portare all’interno fino a quattro alla volta.

Come? Il sistema è ingegnoso. Succede che chi esce in permesso o in semilibert­à si fa “scavare” la suola della scarpa, spesso un paio di sneaker, giusto per lo spazio necessario ad occultare all’interno un telefonino, o addirittur­a, se è una scarpa invernale, anche quattro tutti assieme. La suola incisa viene incollata nuovamente sul cellulare così da risultare intatta. All’esame dei metal detector non suona e così il gioco è fatto. Quei telefoni, con numeri intestati a stranieri ignasuppos­ta. ri di esser titolari di una utenza mobile, sono molto ricercati all’interno del carcere e, addirittur­a, fonti accreditat­e rivelano che c’è un vero e pro- prio mercato parallelo tra le mura di Poggioreal­e.

Il telefono cellulare all’esterno del carcere costa 35 euro e viene rivenduto completo di scheda per 150 euro. Oltre alle scarpe, per poter entrare il micro-cellulare alcuni decidono di nasconderl­o nelle parti intime, a mo’ di Allo stesso modo si fanno entrare le dosi di sostanze stupefacen­ti. Infine, il terzo modo per poter introdurre il telefono è nel pacco che arriva ai detenuti, dove ci sono sia le vettovagli­e sia gli indumenti.

Essendo piccolissi­mo può anche sfuggire ai controlli serrati degli agenti. Quei cellulari poi riescono a passare da una cella all’altra in modo molto semplice e non solo durante l’ora d’aria, tra i corridoi che portano al cortile, ma anche con la complicità di alcuni detenuti addetti ai lavori che vengono pagati per i loro «servizi». Il caso più clamoroso degli ultimi tempi, raccontato proprio dalle colonne del Corriere del Mezzogiorn­o, è stato quello degli smartphone rinvenuti nella

Le dimensioni Assemblato al mercato della Duchesca È poco più grande di un accendino

Perquisizi­oni Tempo fa furono trovati nel reparto di Alta sorveglian­za ben otto smartphone

cella di Gennaro De Tommaso, al secolo Genny ’a carogna. Il boss del traffico di droga di Forcella, e capo del gruppo dei Mastiffs della curva A, aveva però cellulari di ultima generazion­e. Un iPhone 8 con una scheda telefonica ultraveloc­e con la quale si collegava ad Internet e in streaming riusciva a vedere le partite del Napoli.

Nel reparto dell’Alta Sorveglian­za, quello destinato a detenuti che rispondono di reati associativ­i, che sulla carta dovrebbe essere blindato, nel corso di una ispezione voluta dal direttore ed eseguita dalla polizia penitenzia­ria, furono trovati addirittur­a sei telefoni cellulari. De Tommaso dopo il blitz in cella è stato trasferito a Livorno: tornerà a Napoli soltanto per i processi.

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telefonica ultraveloc­e con la quale si collegava ad Internet e in
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RidottoIl microcellu­lare di Poggioreal­e, assemblato su misura al mercatino della Duchesca dove «artigiani del malaffare» sono in grado di riprodurre proprio tutto C’è tanta plastica attorno e pochissimo materiale ferroso in modo che può superare con estrema facilità il controllo del metal detector

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