Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Le incongruenze del dottor Laterza»
Caro direttore, le chiedo ospitalità per esprimere alcune considerazioni sulle chiavi di lettura proposte dal dottor Alessandro Laterza al suo giornale.
Più precisamente circa l’impegno che la Lega e il nuovo esecutivo sapranno esprimere a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno.
Nell’intervista rilasciata il 22 giugno al Corriere del Mezzogiorno, infatti, Laterza afferma — provo a sintetizzare — che poiché la Lega si chiama(va) «Lega Nord» è impossibile che essa si dedichi ora allo sviluppo del Sud.
Laterza sostiene altresì che una inconfutabile prova del disimpegno dell’esecutivo rispetto al Sud deriva dal fatto che la parola «Sud» è poco citata nel contratto di governo.
È, questo, un modo singolare, e preoccupante, di osservare, interpretare e raccontare i fatti.
Al paragrafo 25 («Sud»), infatti, il contratto di governo, tra l’altro, chiarisce esplicitamente che l’intera azione dell’esecutivo, nell’aggredire in radice le cause dei disagi che attanagliano l’Italia, vedrà il Sud tra i suoi principali destinatari.
È dunque vero il contrario di quanto asserisce Laterza. Ma se è anche vero che le risorse che saranno destinate all’agricoltura, al made in Italy, alla tutela del risparmio, alla giustizia, alla performance delle Pubbliche amministrazioni, all’anticorruzione, al riordino della Polizia locale, alle innovazioni nella formazione e nel lavoro, all’istituzione di una Banca per gli investimenti e lo sviluppo garantita dallo Stato andranno ampiamente a beneficio del Mezzogiorno, allora i princìpi di narrazione e contabilizzazione proposti da Laterza — orientati alle parole invece che ai fatti, alla forma invece che alla sostanza — rischiano di falsificare la realtà.
E d’altronde, non me ne voglia Laterza: giacché il contratto non adopera le parole «Centro», «Nord» e «Isole», ciò significa forse che l’azione del governo finirà su Marte?
Non è mia intenzione, caro direttore, soffermarmi, in questa sede, sulle modalità operative attraverso le quali declineremo, a beneficio del Mezzogiorno, gli impegni del Contratto di governo. Mi pare però doveroso evidenziare le narrazioni fallaci tese ad ostacolare la nostra azione e soprattutto a distorcerne la percezione. Un modo serio per descrivere e pronosticare le logiche del governo risiede, in effetti, proprio nell’esperienza che la Lega ha realizzato, in circa 27 anni, nel Nord e centro Italia.
Si tratta di un’esperienza che la sinistra, i «dotti», i tecnici e i salotti, sbagliando, hanno costantemente svilito, spesso deriso e declassato a folklore. Eppure l’esperienza della Lega nel Nord Italia è fatta di recupero identitario, di difesa delle imprese del territorio, di governo locale, di valorizzazione delle risorse endogene, di formazione di una efficiente classe dirigente. Nei numeri e nel ragionamento di Laterza nemmeno un cenno alla solidità di questa virtuosa parabola — che è politica — produttiva, culturale, civile, democratica.
I meridionali che, come me, militano, in Parlamento e nel governo, nelle file della Lega sanno bene che il pregiudizio, l’ideologia e la retorica supponente della derisione opereranno con sistematicità nei nostri confronti e che proveranno a coprire col dileggio o con una sprezzante indifferenza la verità dei fatti ed a seminare zizzania nel Paese e nella compagine di governo.
Ma noi andremo avanti, «populisticamente», a fare e a difendere ciò che avremo fatto. Siamo infatti convinti che un modo «bello» di fare politica e di fare impresa — orientato al territorio, alla memoria, all’identità, alle risorse locali, alla diversità culturale e soprattutto all’autodeterminazione — si sta sviluppando, e sempre più si svilupperà, anche nel Mezzogiorno, proprio come nel Nord, anche se con le necessarie ed utili varianti del caso.
Del resto, anche i risultati delle ultime elezioni amministrative e gli stessi ballottaggi di queste ultime ore ci gratificano, ci incoraggiano e ci spingono ad andare sempre più avanti sulla strada che con esaltanti risultati da tempo abbiamo imboccato.