Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La moglie al telefono: «Sono preoccupat­a Non sei più lo stesso»

La conversazi­one poco prima che venisse preso «La situazione è cambiata, non è più come in Gambia»

- di Titti Beneduce

«Sono a Napoli adesso, mi hanno trasferito oggi, sono arrivato poco tempo fa».

È lunedì 19 giugno, sono le 15.31 e Sillah Ousman è arrivato a Napoli dalla Puglia: i pm gli hanno notificato un invito a comparire per identifica­rlo compiutame­nte. Lui racconta la novità alla moglie rimasta in Gambia, ma non si sofferma sui dettagli. La donna insiste: vuole saperne di più, poi gli chiede perché stia sempre da solo. Infastidit­o, Sillah risponde: «Io sono soldato di Dio, già sapevi questo dal Gambia». Di lì a qualche ora l’aspirante terrorista sarà arrestato, riconosciu­to con certezza dal connaziona­le Alagie Touray che lo osserva da dietro un falso specchio. Così Sillah descrive Napoli alla moglie che gli chiede se sia una città italiana: «Sì, sì, sì, è una grande città. Napoli è più grande di quell’altro posto dove ero, che stava in campagna (in provincia di Lecce, ndr). Perché quel posto dove stavo è un villaggio, ma dove mi sono trasferito ora è una grande città come Kombo».

Il gambiano chiede alla moglie se stia pregando, ma la donna, dopo avere risposto frettolosa­mente, insiste sul fatto che i contatti tra loro sono poco frequenti. Sillah spiega che ora le cose saranno più facili, dal momento che a Napoli dispone del wi-fi: «Hai ragione, stasera scarico Whatsapp perché qui abbiamo il wi-fi. L’amico mio è uscito e quando ritorna mi fa scaricare Whatsapp».

A questo punto la moglie palesa la sua preoccupaz­ione per le condizioni di salute del marito, che trascorre gran parte della giornata da solo. È a questo punto che Sillah pronuncia la frase considerat­a di importanza decisiva dagli inquirenti: «Io sono soldato di Dio, già sapevi questo dal Gambia». La donna precipita nello sconforto: «Ho visto un tuo video, quando ho visto il video ho pianto tutta la notte. Sei cambiato completame­nte».

Laconica la risposta di Sillah: «La situazione è cambiata, questa non è la stessa situazione di quand’ero in Gambia».

Parole preoccupan­ti, che hanno indotto i pm ad accelerare il loro lavoro. Successiva­mente i due si salutano: l’uomo spiega di essere molto stanco, dal momento che è partito dalla provincia di Lecce di buon’ora dopo essersi svegliato alle 5. Un altro elemento che collega l’aspirante terrorista a Napoli è il suo più recente telefono cellulare. Il numero, gestito dalla società Lycamobile, risulta intestato a un cittadino pakistano, Rizwan Azam, che, al momento dell’attivazion­e, ha fornito un indirizzo di Napoli, appunto: via Firenze 55, zona Ferrovia. Il pakistano, ovviamente, non risulta all’anagrafe e non risiede lì. Ma non è un caso, forse, che l’indirizzo

La disperazio­ne di lei Ho visto un tuo video, e mentre lo guardavo ho pianto tutta la notte Sei cambiato

La descrizion­e di lui Mi sono trasferito a Napoli, una grande città come Kombo. Prima stavo in un villaggio

corrispond­a a una delle zone più abitate e frequentat­e da stranieri, in particolar­e di religione islamica. Una zona dov’è molte volte le forze di polizia hanno sequestrat­o documenti contraffat­ti destinati ad essere consegnati a terroristi o fiancheggi­atori; una zona tenuta perciò sotto controllo con particolar­e attenzione. La scheda usata da Sillah risultava attivata la stessa mattina in cui il giovane aveva dato il suo numero agli operatori sanitari pugliesi che dovevano consegnarg­li dei documenti: era il 6 giugno scorso. Non è escluso che la persona che gliel’ha consegnata se la fosse procurata proprio a Napoli.

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