Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Campania è sempre più povera

L’Istat: uno su quattro è indigente e il disagio sociale è cresciuto di cinque punti in un anno

- Salvatore Avitabile

Nel Mezzogiorn­o cresce la povertà e in Campania, in un anno, il disagio sociale aumenta di ben cinque punti in percentual­e. I poveri sono uno su quattro. Emerge dal report presentato ieri dall’Istat. La Comunità di S. Egidio: « A rischio pensionati e separati cinquanten­ni».

NAPOLI L’Italia si riscopre sempre più povera. E la Campania ancor più. Non capitava dal 2005. Il report, diffuso ieri dall’Istat, si riferisce al 2017 e offre una fotografia davvero inquietant­e: nel nostro Paese oltre cinque milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Ma se al Nord l’incidenza della povertà è contenuta, nel Mezzogiorn­o il fenomeno è devastante e raggiunge il 24,7 per cento. E in questo contesto in Campania la povertà è aumentata di ben cinque punti in percentual­e, in modo particolar­e passando dal 19,5% registrata nel 2016 al 24,4 del 2017. In pratica un campano su 4 è povero. Uno scenario che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, come nella nostra regione la ripresa sia ancora lenta. Non è un caso, infatti, a Napoli i Neet (i giovani che non lavorano e che non studiano) hanno raggiunto il 37 per cento e la disoccupaz­ione il 24 con i giovani senza lavoro che hanno superato il 50%. Negli ultimi 15 anni sono stati migliaia i giovani ad andare via da Napoli per frequentar­e le Università del Nord (dal Sud si sono spostati 200 mila ragazzi).

Spiega l’Istat: «L’aumento della povertà assoluta colpisce soprattutt­o il Mezzogiorn­o dove vive in questa condizione oltre una persona su dieci. L’incidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie (da 8,5 per cento del 2016 al 10,3 per cento) sia per gli individui (da 9,8 per cento a 11,4 per cento) a causa soprattutt­o del peggiorame­nto registrato nei comuni con meno di 50 mila abitanti (da 5,8 per cento a 10,1 per cento) e nei Comuni più piccoli fino a 50 mila abitanti (da 7,8 per cento del 2016 a 9,8 per cento). Ma la povertà aumenta anche nei centri e nelle periferie della aree metropolit­ane del Nord. E nelle famiglie il cui reddito deriva dal lavoro operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8 per cento) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con pensionato (4,2 per cento)».

Il confronto con il Nord è emblematic­o: nelle regioni settentrio­nali la povertà incide per il 5,9%, un aumento dello 0,2 rispetto al 2016. In Piemonte si è attestata al 7,3 per cento, la Lombardia al 6,1 e il Veneto al 6,9. Anche al Nord, dunque, cresce ma di poco. È il segno evidente che l’Italia continua a correre a doppia velocità.

Nel Mezzogiorn­o l’incidenza della povertà relativa, per il rapporto Istat «è in crescita rispetto al 2016 sia in termini di famiglie (da 10,6% del 2016 a 12,3%) sia di persone (da 14,0% a 15,6%); il peggiorame­nto nazionale è ovviamente trainato in larga parte dal Mezzogiorn­o (da 19,7% a 24,7% in termini di famiglie, da 23,5% a 28,2% in termini di individui). L’intensità della povertà nel 2017 è pari a 24,1% e corrispond­e ad una spesa media equivalent­e delle famiglie povere di 824,02 euro mensili; nel 2016 era di 803,79 euro (24,3%)».

Per gli individui, l’incidenza cresce in maniera significat­iva fra i maggiorenn­i; per i minori si confermano comunque valori elevati, pari al 21,5%. Analogamen­te alla povertà assoluta, «l’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie con 4 componenti (19,8%) e per quelle più numerose con 5 o più componenti (30,2%); per queste ultime nel Mezzogiorn­o il valore raggiunge il 40,1%.» In generale, scrive ancora l’istat, «si tratta per lo più di coppie con tre o più figli per le quali l’incidenza di povertà è pari a 27,1% a livello nazionale, a 37,2% nel Mezzogiorn­o».

Nel Mezzogiorn­o anche le famiglie con anziani mostrano segnali di peggiorame­nto delle condizioni (dal 16,3% del 2016 al 22,3%): quelle con un anziano presentano la crescita più elevata (dal 14,9% del 2016 al 21,2%). Valori inferiori alla media nazionale si registrano invece tra i single (6,1% per le persone con meno di 65 anni e 7,6% per gli ultra sessantaqu­attrenni), tra le coppie senza figli (7,8%). Infine, rispetto all’età, le famiglie più colpite sono quelle con persona di riferiment­o sotto i 34 anni (16,3%).

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