Corriere del Mezzogiorno (Campania)
EGOISMI E FRAGILITÀ DEL SUD
Si potrebbe presentare sulla scena europea un singolare incrocio triangolare con tre indirizzi divergenti: governare i percorsi dei migranti nel Mediterraneo e nelle nazioni europee; portare alla convergenza faticosamente i progetti di riordino nel futuro budget dell’Unione Europea, nella prospettiva del 2019, che concluderà la formazione del secondo Parlamento Europeo; chiudere la stagione politica che, dal 4 marzo ad oggi, ha praticato una sorta di campagna elettorale prolungata (ora servirebbe una ragionevole operazione, per costruire una relazione adeguata tra Parlamento e Governo in Italia). La prima ipotesi, dunque, è trovare un equilibrio ragionevole per far convergere il governo delle migrazioni in atto; la coesione dei processi istituzionali che dovrebbero concludersi in una Unione più capace e più forte, rispetto alla data del 2020; un nuovo percorso politicamente ragionevole nella nostra nazione, l’Italia. Con un piccolo addendum: la vera divisione tra le due aree del paese. Cercando di adeguare la natura ed i progressi delle quattro grandi regioni del Mezzogiorno, affiancando le due grandi isole, Regioni a Statuto Speciale, e la frangia di Regioni che si trova al bordo della Puglia verso il nord. L’insieme, così definito della omogeneità del Mezzogiorno, che si contrappone al centro nord, con gravi carenze e problemi da ricomporre, dovrebbe trovare soluzioni e e collegare reciprocamente le due aree, integrandole.
Ma cerchiamo di unire le due parti dell’Italia, considerando che una reciproca integrazione dovrebbe rappresentare un incremento, economico e politico, che possa agire con maggiore forza e determinazione, nei confronti dell’insieme delle nazioni, che agiscono al contorno dell’eurozona.
La maggiore fragilità del Mezzogiorno si riconosce nella divisione delle quattro regioni meridionali: Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Queste Regioni lavorano su se stesse, anche in ragione delle misere infrastrutture, su ferro e su strada, come nei Porti, che circondano il Mezzogiorno. Mentre la Campania soffre di una demografia significativa ma di una minore capacità di occupazione. La Basilicata è una regione minore ma con potenziali risultati possibili. La Puglia e la Campania sono interessanti perché agiscono con tre leve importanti: Meccatronica, Turismi e Beni Culturali, Innovazioni e Ricerche Universitarie di grande rilievo. La Calabria è a sua volta troppo sezionata in provincie, sopporta sia le medesime infrastrutture che i problemi ambientali, di vari aspetti.
Se le tre direzioni di marcia fossero solo queste ipotesi, ci sarebbe una pericolosa divaricazione in Europa. Non per le tre linee appena definite ma anche per le diverse ulteriori escrescenze, che si aprirebbero in varie direzioni, creando preoccupanti problemi per l’Unione Europea. L’Italia deve quindi applicare un forte turnaround per ricomporre adeguatamente le sue tre leve: la politica, la qualità delle risorse umane, le strutture economiche imprenditoriali, e la necessità di collegare le infrastrutture tra pubblico e privato.
Secondo Antonio Polito «i Leghisti vengono da Marte e i Cinque Stelle da Venere”. La metafora è robusta perché la «la lega vive in un mondo hobbesiano basato sulla forza... Entrato finalmente nella stanza dei bottoni, il M5S non ha trovato i bottoni. Legiferare è un lavoro lungo e complesso, comporta tecnica e competenza». Le due proiezioni politiche sono contrapposte perché la Lega controlla la politica nel Centronord da tempo e la usa.
Il M5S rimane nella fascia del Mezzogiorno e delle Regioni, che guardano ciascuna al loro interno e si muovono attraverso trasferimenti di redditi e welfare. Per fare convergere le due proiezioni politiche, prima o poi, dovranno cominciare a dissociarsi. E questa sarà una divisione pericolosa: perché si potrebbe agire verso la chiusura del Centronord, più ricco, e la chiusura nelle regioni meridionali, più povere. Ma, se non si chiude la stretta tra Mezzogiorno e Centronord, non si riuscirà a concludere la terza dimensione dell’incrocio triangolare che sembra proporre i tre indirizzi divergenti. Se la Lega e M5S, al contrario, accettano una ricomposizione tra Centronord e Sud, potrebbero costruire progetti di medio termine: che possano ridurre il debito pubblico e riconoscere una solidarietà per aiutare l’economia italiana, grazie ad una combinazione coesa tra le Nazioni europee. Schauble, in una intervista al Corriere della Sera, dice che «l’Italia è un grande paese e non è concepibile una Europa senza Italia. Inoltre la sfida delle Migrazioni si vince solo stando insieme».
La medesima prospettiva sembra emergere verso Macron, Merkel ed i socialisti, nella Spagna e nel Portogallo. Insomma, esiste un triangolo pericoloso che si legge in tre parole: Migranti, Unione Europea che si sbriciola, Italia che sbriciola se stessa. Ma esiste anche l’ipotesi di un triangolo virtuoso della convergenza, che si deve alimentare con almeno due anni di tempo: il traguardo del 2020. L’unione Europea accetterebbe una Italia, che torna sulla sua capacità economica e politica. Mentre l’Unione Europea unita dovrebbe anche governare le migrazioni tra Mediterraneo e Nord Europa.