Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Morì contromano in Tangenziale Pena dimezzata per il fidanzato dj
Per i giudici di appello non fu omicidio volontario ma colposo: inflitti solo dieci anni La mamma della ragazza: «Spero che quella di mia figlia non sia una morte inutile»
Nello Mormile, il dj che nel luglio del 2015 invertì il senso di marcia in Tangenziale e provocò un incidente che fece due vittime (Livia Barbato, la sua fidanzata, e Aniello Miranda, un automobilista che andava al lavoro) non commise un omicidio volontario, ma un omicidio colposo: lo hanno stabilito i giudici della III Corte d’Assise di appello, che ieri lo hanno condannato a dieci anni e due mesi di reclusione rispetto ai venti del primo grado di giudizio. Nel corso della sua requisitoria, il sostituto procuratore generale aveva chiesto 16 anni e mezzo per omicidio volontario.
NAPOLI Nello Mormile, il dj che nel luglio del 2015 invertì il senso di marcia in Tangenziale e provocò un incidente che fece due vittime (Livia Barbato, la sua fidanzata, e Aniello Miranda, un automobilista che andava al lavoro) non commise un omicidio volontario, ma un omicidio colposo: lo hanno stabilito i giudici della III Corte d’Assise di appello, che ieri lo hanno condannato a dieci anni e due mesi di reclusione rispetto ai venti del primo grado di giudizio. Nel corso della sua requisitoria, il sostituto procuratore generale aveva chiesto sedici anni e mezzo per omicidio volontario.
La sentenza ha amareggiato non poco i genitori di Livia, Gianfranco e Angela, per i quali Mormile ha invertito la marcia nella piena consapevolezza di quello che faceva e non ha mai voluto raccontare la verità, trincerandosi dietro un generico «non ricordo». Angela, prostrata, non ha voluto rilasciare interviste.
Ha però affidato all’avvocato che assiste la famiglia, Andrea Raguzzino, una breve riflessione: «Non discuto la sentenza. Mia figlia è stata vittima innocente dell’ incoscienza di Nello. Spero che il sacrificio di Livia, morta sul più bello senza un perché, possa aiutare a sensibilizzare i giovani sui pericoli delle droghe e dell’ alcol e sulle stragi del sabato sera».
Amare anche le parole del marito, che era in aula alla lettura della sentenza e che aveva partecipato anche a tutte le altre udienze: «Vent’anni e dieci non fa differenza per noi, che abbiamo perso una figlia meravigliosa e non la riavremo indietro».
Livia era una giovane promessa della fotografia. Aveva trascorso le ore prima del tragico incidente in un locale di Pozzuoli dove il fidanzato aveva mixato brani musicali fino a tardi.
Alla fine della serata lui avrebbe dovuto accompagnarla a casa, a Fuorigrotta: in genere non prendeva la Tangenziale perché non era necessario. Quella volta invece l’auto di Nello la imboccò, anche se non si è mai capito perché. Poi, come hanno documentato in maniera chiarissima le telecamere di sicurezza, il giovane invertì la marcia e spense i fari. Una anomalia dovuta all’alcol, ha sempre spiegato lui. Un modo, ha ipotizzato invece la Procura, per spaventare Livia, con la quale aveva probabilmente litigato poco prima. Certo è che, quando arrivarono i primi soccorritori (automobilisti che avevano assistito all’incidente) lui era perfettamente lucido, tant’è che indicò Livia seduta sul sedile posteriore e disse: «Aiutate lei, è la mia fidanzata». Non era in stato confusionale come invece ha sempre affermato. A questo punto, probabilmente, che cosa accadde davvero quella notte non si saprà mai. Oltre a quella di Livia un’altra famiglia subì una perdita irreparabile: quella di Aniello Miranda, un piccolo imprenditore di Torre del Greco che all’alba stava andando al lavoro.
Le immagini dello scontro in Tangenziale sconvolsero l’opinione pubblica. Il clamore fu enorme: non solo perché Livia Barbato era molto conosciuta e stimata, ma anche perché la determinazione mostrata da Mormile nel fare inversione e nello spegnere i fari della vettura colpì enormemente.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra novanta giorni e spiegheranno perché i giudici di secondo grado non hanno ravvisato nel comportamento di Nello l’omicidio volontario: un punto controverso, che fece discutere molto anche nel corso del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato. I familiari di Livia, di concerto con il loro avvocato, valuteranno a quel punto la possibilità di presentare ricorso per Cassazione.