Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Migliore: «Pd, serve una discussione Trovo grave il caso Castellammare»
L’ex sottosegretario e la crisi Dem: «Auspico una linea e una leadership autorevoli»
NAPOLI La crisi del Pd, «che a Castellammare ha privilegiato opportunismi alle scelte di partito». E, soprattutto, la mancanza di una presa di coscienza dopo le batoste dei Democratici a Napoli che «passi da una riflessione all’interno del Pd o che vada anche oltre il Pd».
Gennaro Migliore, deputato dem ed ex sottosegretario alla Giustizia non si nasconde. E ammette che «la discussione nel partito fosse necessaria».
Discussione che però non è stata evidente, neppure a livello nazionale.
«Vero. E questo è grave perché comunque stiamo parlando di una grande forza democratica, l’unica che non sia populista come M5s o Lega».
Umberto Ranieri, in un intervento sul «Corriere del Mezzogiorno», lamenta non solo l’assenza totale di dibattito, ma auspica una nuova formazione politica di sinistra di estrazione cattolica.
«Precisiamo: nel resto del Paese la riflessione post-voto è stata più forte. A Napoli, invece, è mancata del tutto. Tranne una riunione della direzione regionale rimasta a metà e che si sarebbe dovuta riaggiornare. Su un nuovo partito, invece, ho le mie idee».
Ce le dica.
«Sono convinto che un partito si dia una linea e scelga una leadership autorevole, il contenitore viene dopo. Così è un gioco di specchi: si parla infatti del contenitore per poi magari parlare del contenuto. Ecco: io preferisco il contrario».
Ranieri, ma non solo. Anche Bassolino piuttosto che de Magistris, ritengono che il renzismo abbia fatto danni e che sia giunta l’ora di un’alternativa.
«Chi, de Magistris?».
Esatto, anche il sindaco.
«De Magistris dovrebbe smettere di fare sempre e soltanto campagna elettorale. In questo è stato un anticipatore dell’atteggiamento assunto poi da M5s e da Salvini. Almeno in questo, gli riconosco una costanza notevole. Ma così ha innescato solo conflitti».
Si riferisce a quello col governo o a quello con la Regione?
«Diciamo che vorrei, per il bene della mia città, che venissero superate determinate spigolosità tra istituzioni che Napoli, in una situazione del genere, non può permettersi. Con la Regione, infatti, il Comune dovrebbe collaborare di più. Purtroppo, però, vedo nel sindaco una buona dose di opportunismo politico. Piuttosto, mi aspetterei da lui una seria riflessione su come sta andando la città. Invece non la fa mai».
Eppure de Magistris pensa il contrario, ritiene che Renzi abbia dissolto il Pd.
«Scusi, con tutto il rispetto per il sindaco della mia città, ma di che parliamo? De Magitris pensi al suo piccolo partito che si identifica con il suo nome: Dema. Non esageriamo. Dico davvero. Perché il Pd è un grande partito nazionale, democratico e, ribadisco, argine democratico ai populisti».
Tocchiamo un punto molto dolente: il caso Castellammare.
«Vicenda emblematica, come ha scritto sul Corriere da Antonio Polito. Emblematica e grave: aver dato indicazione di scheda bianca, tanto la sinistra di Leu quanto il mio partito, mentre in campo c’era una forza dichiaratamente di destra che ha fatto tutta la campagna sul securitarismo e l’aspetto peggiore del salvinismo; mentre in campo c’era Andrea Di Martino, che è un candidato iscritto al Pd. Un atteggiamento che ricorda un vetro opaco».
Cioè?
«Accordi politici, opportunismi. Aspetti sui quali ha una responsabilità molto forte il gruppo dirigente del mio partito».
Autolesionismo Vicenda emblematica quella stabiese, come ha scritto sul Corriere Antonio Polito. Emblematica e grave: aver dato indicazione di scheda bianca, tanto la sinistra di Leu quanto il mio partito, mentre in campo c’era una forza dichiaratamente di destra
Che in realtà, come nel caso di Napoli dopo le politiche, non ha fatto ammenda.
«Non solo. La cosa grave è che il Pd si sia assolutamente chiamato fuori dalla campagna elettorale alla fine del primo turno. Comprendo che possa esserci uno scontro al primo turno. Ma da esponente del Democratico avrei votato sempre e comunque per il candidato del Pd, e quindi per Di Martino. Mentre al secondo turno fai circolare attacchi contro il candidato del tuo partito, una cosa che trovo assolutamente fuori dal mondo. Una situazione come questa evidenzia più elementi impolitici che strategici».
Come diceva Antonio Polito, questa è inconsistenza politica.
«Esatto. Inconsistenza e anche perdita di lucidità politica».
Non è il primo caso in cui il Pd fa di tutto per flagellarsi. Anche ad Afragola, per esempio, poche settimane fa si è schierato contro Tuccillo, sindaco uscente pd, per scontri territoriali.
«Ad Afragola ha giocato un ruolo trasversale Campania Libera, formazione politica che fa riferimento al presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Il quale, invece, è certamente un esponente del Partito democratico. Anche in quel caso c’è stata una disinvoltura tattica imbarazzante. Perché, come se nulla fosse separano i livelli istituzionali; un po’ come se la Regione fosse una cosa e i Comuni un’altra. Ripeto: siamo di fronte ad una politica opportunistica, di piccolo cabotaggio che giustamente non viene riconosciuta dagli elettori. E così diventa preda di una protesta raccolta da altri, come accaduto con il Movimento Cinquestelle».
Dica la verità: si aspetta una reazione o ci spera?
«Mi aspetto che ci sia una discussione seria da fare negli organismi dirigenti, senza più far finta che tutto vada bene. Ribadisco: non si può fare quello che si è fatto a Castellammare, stando a guardare, agevolando la destra nell’ascesa al governo».
Qualsiasi sia l’angolazione dalla quale si osservi, sembra complicata la ripartenza del Pd.
«Il Pd deve rilanciarsi a partire dal Mezzogiorno, in particolare dalla Campania, dove ha avuto la batosta più sonora da parte di un M5s che non sarà in grado di mantenere le sue promesse. Nonostante una tornata negativa, al Sud guidiamo ancora molte amministrazione. Penso al mariglianese e a Brusciano, dove ho personalmente concluso la campagna elettorale con Raffaele Topo».
Scusi, ma non è un po’ poco?
«Abbiamo Comuni importanti anche in Puglia. Il Mezzogiorno può diventare il punto da cui ripartire per un ragionamento politico per una forza autorevole nazionale in un paese che non può morire di nazionalismo e assistenzialismo. Per cui dico ai miei compagni e amici del Pd napoletani: crediamo un po’ più in noi stessi ed evitiamo comportamenti basati sull’opportunismo. Come nel caso di Castellammare».