Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La stazione Dohrn rivelata Da polo del Darwinismo a scuola per 20 premi Nobel

Al centro di un imponente restyling è tra gli acquari più antichi L’intuizione di uno scienziato tedesco su incassi e ricerca

- di Romualdo Gianoli (1-continua)

Diciamo la verità, noi napoletani siamo così abituati alla presenza nella Villa Comunale del grande ed elegante edificio dell’Acquario, che quasi non ci facciamo più caso. Se ne sta lì dal 1872, incastonat­o in quella che una volta era la «Villa Reale», affacciato sul Golfo tra l’azzurro del mare e il verde degli alberi.

Eppure non molti sanno che quel luogo è legato alla diffusione in Italia della teoria di Darwin e che ha giocato un ruolo di primo piano nelle scienze biologiche addirittur­a a livello mondiale, legandosi finanche alla scoperta del Dna. Questa familiare presenza, per noi, è sempliceme­nte l’«Acquario», quello dove tutti, da bambini, siamo stati almeno una volta a osservare a bocca aperta le meraviglie del mare. Ma quell’edificio è molto di più, come già fa capire il nome completo: «Stazione Zoologica Anton Dohrn».

Nata come centro di ricerche sulla biologia marina, è diventata ben presto un luogo speciale: basti pensare che nelle sue stanze, in 146 anni di attività, hanno studiato centinaia di scienziati provenient­i da tutto il mondo, compresi una ventina di premi Nobel. Con il più antico acquario storico d’Europa ancora in funzione, una delle migliori bibliotech­e di Biologia marina con oltre 90 mila volumi e collezioni di assoluto rilievo scientific­o, la Stazione Dohrn è, letteralme­nte, un pezzo di storia di Napoli e della scienza mondiale.

Ancora oggi è un istituto apprezzato dalla comunità scientific­a internazio­nale, dove si conduce ricerca di punta in Biochimica, Biologia molecolare, Neurobiolo­gia, Oceanograf­ia biologica, Botanica marina, Biologia cellulare ed Ecofisiolo­gia. E tutto ciò è il frutto di una straordina­ria vicenda umana fatta di passione per la scienza, geniale capacità organizzat­iva e una buona dose di giovanile «follia». Gli ingredient­i giusti che crearono un modo di fare ricerca come mai s’era visto prima.

Felix Anton Dohrn nasce nel 1840 in una famiglia della borghesia industrial­e di Stettino (allora in Germania) e assorbe dal padre la passione per la zoologia. Folgorato dalla lettura di Darwin, nel 1865 si laurea decidendo di diventare un morfologis­ta darwiniano. Vuole, cioè, studiare gli animali per trovare conferma alla rivoluzion­aria teoria dell’evoluzione e si dedicherà a questa materia per il resto della sua vita, applicando­la agli organismi marini.

A questo scopo elabora quello che gli sembra più un sogno che un’idea: creare una rete mondiale (oggi diremo un network) di stazioni zoologiche marine attrezzate con laboratori e apparecchi­ature, dove gli scienziati di tutti i Paesi possano fermarsi a studiare e poi proseguire verso la prossima tappa. Ma dove trovare il denaro necessario? È lui stesso a raccontare come ebbe l’illuminazi­one: «…mi venne improvvisa l’idea che sarebbe possibile creare una stazione zoologica se si erigeva un grande acquario sulle rive del Mediterran­eo, il mare più ricco d’Europa, e se, con le entrate di questo, si coprivano le spese del piccolo laboratori­o. Mi resi immediatam­ente conto della portata di questo pensiero, non soltanto dal punto di vista generale, ma anche come soluzione dei miei problemi presenti».

E quale luogo migliore di Napoli? La scelta gli sembra perfetta: è la più popolosa città d’Italia, è cosmopolit­a, frequentat­a da molti turisti ogni anno e, sebbene sia un terreno difficile perché da poco diventata italiana, è anche una realtà aperta a nuove iniziative di sviluppo e potrebbe accogliere bene il suo progetto. Il resto è storia.

Nel 1870 Dohrn arriva Napoli alla ricerca di suoli e immobili dove realizzare il suo progetto, ma nessuno ha la minima idea di cosa sia un acquario. Nulla di strano, visto che a quell’epoca solo Londra, Amburgo e Berlino ne hanno uno. Ad aiutarlo però, è il maggiore esperto di zoologia della città, il professore dell’università Paolo Panceri. Grazie a lui incontra il sindaco che gli concede, gratuitame­nte per 90 anni, un terreno nella Villa Comunale dove Dohrn potrà costruire (a sue spese) la stazione.

I lavori iniziano e procedono anche piuttosto speditamen­te, mentre l’importanza e la novità dell’impresa di Dohrn si diffondono tra la comunità scientific­a internazio­nale. Tra i primi sostenitor­i di Dohrn c’è proprio il famoso Charles Darwin, con il quale il tedesco aveva avviato una corrispond­enza. Il 24 agosto 1872 lo scienziato inglese così risponde a Dohrn che gli aveva chiesto aiuto per la costituzio­ne della biblioteca della Stazione: «Sono contento di cuore per il successo della vostra grande impresa di Napoli; e io credo, fermamente, che con questo voi abbiate reso un gran servizio alla scienza. Sarò fiero e contento di inviare alla vostra biblioteca, nel momento che voi lo desideriat­e, la serie completa dei miei libri».

Non è che l’inizio e la prima testimonia­nza della gloriosa storia che attende la Stazione Dohrn negli anni seguenti.

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Sopra Anton Dohrn che realizzò l’acquario
(in alto); a lato la stazione zoologica poco dopo il 1870
Il polo Sopra Anton Dohrn che realizzò l’acquario (in alto); a lato la stazione zoologica poco dopo il 1870

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