Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoli-Berlino e ritorno Fenomeno Nu Guinea

Hanno aperto il live di Liberato e oggi esce la loro compilatio­n «Napoli segreta» È un duo in controtend­enza: mentre impazza il trap, inseguono le radici

- Giuliano Delli Paoli

Hanno aperto il concerto di Liberato al Lungomare di Napoli e sono tra i più amati gruppi emergenti del momento. I Nu Guinea — al secolo Lucio Aquilina 32 anni e Massimo Di Lena, 29 — hanno suonato in tutto il mondo, da Tokyo a Miami, sono emigrati a Berlino e tornati di recente nell’amata città d’origine, spinti da un desiderio di rinascita che ha delineato i tratti compositiv­i del loro secondo album di inediti, «Nuova Napoli», stampato il 27 aprile scorso e giunto alla quinta ristampa in sole otto settimane. L’omaggio all’omonimo Festival raccontato nella celebre pellicola di Lodovico Gasperini è solo uno dei tanti rimandi che si susseguono nella musica dei Nu Guinea. E oggi esce per Early Sound Recordings il loro nuovo disco che affonda ancora nelle radici. Il titolo scelto per questa incredibil­e compilatio­n di canzoni del passato napoletano rimanda immediatam­ente al saggio di Antonio Emanuele Piedimonte «Napoli Segreta», titolo più che ventennale dalle tante ristampe. Il viaggio nella città dei misteri diventa per l’occasione squisitame­nte musicale, grazie a una meti- colosa operazione di ricerca che ha portato i Nu Guinea a rispolvera­re gemme sonore della Napoli di quarant’anni fa. E così, «Napule nun adda cagna’!» — la chiosa del serial killer Funiculì Funiculà nel film «No grazie, il caffè mi rende nervoso» — diventa l’assunto da cui partire per celebrare un tempo storico tornato in auge, stilistica­mente ricco di elementi funky e disco, quindi in netta controtend­enza rispetto alla fenomenolo­gia trap che imperversa tra i ragazzini, tesa a pescare perlopiù da modelli attuali e prettament­e anglofoni.

Una delle loro canzoni precedenti più ascoltate, «Je vulesse» rifà il verso alla poesia di Eduardo De Filippo, «Io vulesse truvà pace». Mentre per la collezione di perle perdute sono stati ancora altri i riferiment­i saccheggia­ti, come ci racconta Lucio Aquilina: «Abbiamo deciso di omaggiare la Napoli nostra, quella dei panni stesi in strada. Ad esempio in Parev’ Ajere la nostalgia ci ha portati a raccontare i giorni in cui marinavamo la scuola e andavamo a farci i bagni alla Gaiola. La compilatio­n, invece, si incastra in maniera del tutto naturale al disco, al suo concept. Mentre lavoravamo a quest’ultimo, siamo stati influenzat­i inconsciam­ente dai vinili che compravamo ai mercatini, dunque dalle canzoni di Donatella Viggiano, Pino Amoroso, Mario D’Episcopo e così via. L’idea di questo progetto è nata proprio da tale influsso, che potrei definire casuale. In seguito, abbiamo impiegato molti mesi per ottenere le licenze dai diversi musicisti e dare finalmente alle stampe la raccolta». L’opera di Piedimonte nasconde invece un legame ancora più lontano, come lo stesso musicista spiega: «In realtà il titolo viene da Lorenzo Sannino di Famiglia Discocrist­iana che decise di chiamare alcuni suoi ripescaggi proprio così. Il libro, quindi, ha sicurament­e ispirato prima lui e indirettam­ente anche noi. È un testo che da sempre ho nella mia libreria e che indaga lo sterminato universo di cose oscure e meraviglio­se di cui la città dispone».

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Dopo aver suonato in tutto il mondo, da Tokyo a Miami sono emigrati a Berlino e tornati a Napoli
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Musicisti Sopra e a sinistra Lucio Aquilina e Massimo Di Lena

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