Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così il professore racconta l’esame che ha commosso il web (e non solo)
Il diploma del giovane autistico a Santa Maria a Vico. La mamma: «Il mio Francesco un esempio per tutti»
Ha commosso il web (e non solo) la storia di Francesco, il ventenne che ha superato l’esame di maturità a Santa Maria a Vico, aiutato dal professore Michele Vozzella. Il docente di sostegno durante la prova non ha trattenuto le lacrime. Parla anche la mamma del ragazzo autistico: «Mio figlio, un esempio per tutti».
«Ab biamo intitolatola sua raccolta di immagini e testi per l’esame di maturità “Il mio mondo a colori”. Ecco, l’augurio che posso fare a Francesco è di vivere tutta la sua vita in un mondo di colori». Michelangelo Vozzella, 51 anni, architetto e docente di Storia dell’arte, dopo le lacrime versate nel giorno dell’esame si emoziona ancora nel ricordare la prova sostenuta fianco a fianco e l’abbraccio finale con l’alunno con il quale «ho condiviso — sono sue parole — più tempo che con il mio bambino di 6 anni. Sette anni sono tanti. È stato un percorso duro ma anche esaltante — dice adesso dal salotto della sua casa di Paolisi, nel Beneventano, nel suo primo giorno di ferie —. Si tratta di ragazzi particolari, comunicano poco. Devi scoprire tutto tu, giorno dopo giorno. E qui diventa importante anche il lavoro della famiglia».
Una famiglia che per Francesco Criscuolo è, oggi come oggi, l’universo mondo. Tutto. Ed è stata la madre del ragazzo autistico, Rossella Giaccone, a volere rende repubblica l’esperienza del proprio figliolo che a 20 anni, e nonostante le difficoltà immaginabili, ha tagliato il traguardo di ultimare l’istituto professionale ad indirizzo amministrativo Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico (Caserta) mettendo da parte un attestato con certificazione delle competenze raggiunte( non un« classico» diploma ma un atto equipollente, frutto di un programma educativo individualizzato come si usa per persone affette da determinate disabilità). «Il mio unico intento era quello di sensibilizzare intorno alla vicenda di Francesco. Perché noi sappiamo che lui non avrà mai una vita vera, una moglie, un lavoro. Gli resterà però il nostro amore». l’opinione pubblica» ripete Rossella dopo il clamore suscitato dalla diffusione del video integrale della prova orale di Francesco, pubblicato in primis dal sito del Corriere del Mezzogiorno, condiviso da decine di migliaia di internauti e che lei stessa aveva girato
Il gesto di Rossella, a considerare la vasta eco ottenuta, ha però aperto uno squarcio ulteriore sulla condizione di persone con determinate pa- con lo smartphone e poi svelato attraverso Facebook. Prima di fare questo Rossella Giaccone, torinese trapiantata a Forchia, la porta del Sannio dal versante della provincia di Caserta, ha dovuto vincere alcune resistenze. In primis quelle del marito Luigi, napoletano tologie. «Questi ragazzi hanno bisogno di vivere assieme agli altri — rileva la donna —, non di stare in stanze chiuse. Anche se hanno difficoltà a di Fuorigrotta ed operaio della Fiat in Piemonte prima delr itorno a casa alla catena di montaggi odi Po miglia no d’ Arco .« Te mela strumentalizzazione dell’immagine di mio figlio — giustifica la donna —. Che tutta l’attenzione finisca e che torni la solitudine comunicare. Perché loro, è giusto che si sappia, vogliono vivere ed essere amati per quello che sono». E Francesco lo è. Dai suoi genitori, dalle sorelle Chiara ed Erika di 19 e 12 anni («Con lui tirano fuori la parte migliore di loro, sono inseparabili»), dai suoi compagni di scuola.
Sullepa reti dellaVBd el Majorana-Bachelet sono affissi i disegni ed altri lavori di Francesco Criscuolo. Testimoniano i progressi raggiunti dal ragazzo negli anni di studio. «È un appassionato di informatica. I pc lo rapiscono. E di disegno» ripete il professor Vozzella. Che va indietro con la memoria mentre gli occhi gli luccicano. «A lui piaceva stare in laboratorio, trascorreva ore sui computer. Poi disegnava. Di tutto. Ogni esperienza divit aedi studio. Cis entiremo tutti un po’ più soli senza Francesco—ammette l’insegnante di sostegno —: si era creato un legame così forte tra me e lui che a volte i colleghi si confondevano anche con i nostri nomi, chiamando lui Michelangelo e me Francesco».
La preside dell’istituto professionale, Pina Sgambato, aggiunge: «Francesco ci ha emozionato. Ha saputo integrarsi bene con tutti i suoi compagni. Nella nostra grande scuola, con circa 1.100 alunni, abbiamo un quadro della gioventù di oggi. Ci sono ragazzi candidati alla lode, abbiamo 86 non ammessi agli anni successivi, storie come quelle di Francesco (sono 31 i
L’istituto Qui il 1 febbraio uno studente aveva ferito una professoressa con una coltellata alla guancia
portatori di disabilità varie ospitati, ndr) e poi come quelle del 17enne che in un momento d’ira accoltella la sua prof». Era accaduto il 1 febbraio scorso. E di questa vicenda si era parlato per giorni in Italia. Ieri Franca Di Blasio, questo il nome della docente raggiunta alla guancia sinistra dal fendente vibrato con un temperino da un alunno di quarta, in un messaggio inviato proprio alla preside Sgambato ha scritto: «Sono commossa per quanto accaduto a scuola. Complimenti e auguri a Francesco».
«La mia è una lezione di coraggio? No — obietta la mamma del ragazzo —: è Francesco che ha insegnato a me, a tutti noi, qualcosa in questi anni. L’autismo insegna il valore della vita. Una vita di sacrifici, anche economici per le terapie, senza alcun aiuto».