Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Il Cam, primo museo desalviniz­zato in Italia»

- Di Vanni Fondi

Matteo Salvini nelle vesti di un dissacrant­e Gesù bambino in un fotomontag­gio che lo raffigura con la svastica al braccio fra vari pupazzi protagonis­ti dei cartoon, con una Bibbia in primo piano e una scritta inequivoca­bile sul muro: «Salvini salutami a soreta». È l’ultima provocazio­ne di Antonio Manfredi, patron del Cam di Casoria.

Un museo d’arte contempora­nea di nicchia, non nuovo alle provocazio­ni, spesso lanciate proprio da Manfredi, che qualche tempo fa minacciò di bruciare le sue opere se non avesse avuto i fondi per continuare. L’opera esposta rientra nel solco della progressiv­a «desalviniz­zazione» del Cam, voluta dal patron: «Abbiamo una gran bella collezione di arte contempora­nea africana e il minimo che potessi fare era schierarmi». Il museo, infatti, anche nelle locandine

e nelle pubblicità si presenta come «desalviniz­zato». «Il primo in Italia - racconta il direttore - anche perché il nostro è un museo aperto a tutti, in cui le opere provengono da ogni parte del mondo e dove non abbiamo avuto e non faremo mai differenze». E parla dell’inaugurazi­one della prossima mostra, dall’eloquente titolo «Survival», venerdì al Contempora­ry art museum. È qui che sarà esposto il quadro di Salvini «bambenello» fra Betty Boop, Peppa pig e altri pupazzi, di Pier Giuseppe Pesce. «Purtroppo, visti i tempi, dovrò rinunciare alla presenza di artisti africani - denuncia Manfredi - a cui non è stato concesso il visto per raggiunger­e l’Italia. Mi chiedo, può un artista sopravvive­re in una società in cui le barriere diventano sempre più forti?».

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