Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Eccessivo l’aggettivo «brutale»
Caro direttore, ho letto, sull’edizione di domenica del suo giornale, l’articolo a me dedicato sul quale avrei alcuni rilievi da fare. Dallo stesso emerge, attraverso un uso reiterato e non motivato dell’aggettivo «brutale» scelto dalla giornalista, una immagine di me che io respingo fermamente non ritenendo giusto tale epiteto, che sembra quasi finalizzato a condannare quello che ritengo un normale e corretto utilizzo, da parte mia, del diritto di libera manifestazione del pensiero attraverso, in questo caso, i social. Ribadisco che la mia non è una posizione partitica e che, comunque, l’esprimere le proprie idee non danneggi, in nessun modo, il mio dovere di imparzialità in qualità di magistrato nell’esercizio delle funzioni; e questo tenendo doverosamente conto anche della mia notoria e lunga parentesi politica, parentesi che - peraltro - a costituzione e legislazioni vigenti, non ha impedito né poteva impedire il mio orgoglioso rientro nelle funzioni giudiziarie. Mi dispiace della sintesi eccessiva e brutale - questa sì - del mio pensiero, uscito stravolto nello sviluppo logico e nell’argomentazione, delle mie vicende giudiziarie e del giudizio sulla giustizia nel nostro Paese. Ho subito e sto subendo dei processi, dopo l’esperienza da sindaco, dai quali mi difendo in sede giudiziaria. Non ritengo di essere un perseguitato ma mi dolgo di sentenze a mio giudizio ingiuste. Ritengo che in Italia questo sia ancora consentito.