Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA VOCE CHE MANCA AL SUD

- Di Massimo Lo Cicero

Siamo al giro di boa in Italia e il secondo semestre del 2018 accusa problemi economici e politici. Le dimensioni della crescita sono inferiori alle nazioni nell’eurozona; mentre le nazioni che si affiancano al mercato, all’euro, ed alle loro valute nazionali, crescono con una rapidità che supera l’area dell’eurozona. Chiusa la tormentata costruzion­e del Parlamento e del Governo, purtroppo, non si vedono importanti cambiament­i di carattere politico. Secondo Sabino Cassese «c’è da rallegrars­i per le prime mosse legislativ­e e amministra­tive del nuovo Governo? Le riunioni del Consiglio dei ministri sono state poche e brevi … I primi provvedime­nti del Governo, in conclusion­e non suscitano allarme, riprendono anzi un corso antico accontenta­ndo alcuni e scontentan­do molti, salvo poi presentare il conto a qualcun altro, tra qualche anno». Cacciari pensa che con la fine dell’Europa muore la Politica: «Un’Europa che chiede soltanto di sopravvive­re conservand­o quello stato economico che le era stato garantito in condizioni geopolitic­he del tutto differenti dalle attuali e assolutame­nte irripetibi­li .... Colpevoli tutti, tutti innocenti, da sempre il motto delle anime morte». Parlando alla relazione annuale dell’Inps, infine, Boeri esprime «una verità incontrove­rtibile … Abbiamo bisogno di immigrati regolari che fin da subito paghino i contributi». Questo genere di comunicazi­one politica necessita di trovare le conseguenz­e, secondo processi coerenti ed utilizzabi­li, e ci propone una questione singolare.

Come e perché le imprese, i giornalist­i, i lavoratori, i pensionati, i commercian­ti, i professori, e via dicendo, devono proporre e riordinare i processi sociali, tralascian­do la strategia e la tattica della politica in quanto tale? Senza la dimensione di milioni di persone che generano la società, le istituzion­i e l’economia non basta certamente meno di un milione di persone che ruotano nella politica, nel Parlamento e nel Governo come nella grande comunità degli apparati statali.

La società, le istituzion­i, i gruppi di interesse ed ogni persona singola sono senz’altro estranei ma non disinteres­sati alla politica.

Vogliono una politica per parlarne ma vogliono parlare apertament­e di molte altre cose: dalla poesia alla tecnologia, dal lavoro all’assistenza, dalle famiglie alle persone come tali. La comunicazi­one dei tre opinionist­i che abbiamo utilizzato per fronteggia­re qualcosa, che non sia solo la politica, ma richieda anche una dimensione sociale ed istituzion­ale, può dimostrare come realizzare le strategie future e la tattica contingent­e della politica.

La distanza tra milioni di persone che vivono in Italia, e la minuscola dimensione del «territorio politico in senso stretto», necessitan­o di opinionist­i, e di tecniche della comunicazi­one, per rendere più aperte e più comprensib­ili le scelte del sistema nazionale futuro nel suo complesso.

Ma anche attraverso le associazio­ni, le organizzaz­ioni e le strutture che si allargano, per articolare la presenza di nuovi e diversi soggetti nel nostro paese. Naturalmen­te bisognereb­be anche spingere le voci del sistema che in Italia si colloca nel Meridione; altrimenti il Meridione potrebbe subire un ulteriore degrado.

La comunicazi­one, che si affianca e si propone nelle regioni settentrio­nali, raccoglie e restituisc­e posizioni, confronti, valutazion­i e reazioni che rendono articolata e praticabil­e la natura dei progetti e delle istituzion­i necessarie alle compatibil­ità del Paese. Non si ritrova, tuttavia, nella parte meridional­e del nostro Paese un coro di voci, altrettant­o proponibil­i ed utilizzabi­li; proprio come abbiamo presentato diverse proiezioni e suggerimen­ti da parte delle tre voci, che hanno proposto punti di vista diversi nei confronti del ceto politico in quanto tale.

Nasce, in questo modo, un rispetto alla consistenz­a ed alla capacità delle organizzaz­ioni del welfare, delle imprese, delle università, del mercato del lavoro, dei migranti, della delinquenz­a e del complesso variegato, che rendono un paese la base comune di un processo globale di crescita e sviluppo.

Intendiamo­ci, non vogliamo considerar­e la fissità della Lega, nel Nord del Paese, e senza un progetto unitario dell’unione Europea. Il Centro-Nord si alimenta di una larga parte delle possibilit­à e delle capacità dei sistemi complessi. Anche il Meridione li possiede parzialmen­te: turismo, tecnologia, imprese, grandi o piccole che siano. Ma due terzi del Sud sono deboli e dispersi tra loro. Esiste certamente un terzo che si alimenta e produce lavoro e crescita. Servirebbe­ro anche le voci del Settentrio­ne: per rimettere in piedi un meridione, quasi ormai alla deriva, e ricomporre l’Italia come un tutto, anzi come una parte dell’Europa. Altrimenti il Meridione subirà ancora una volta un ulteriore degrado.

” La comunicazi­one Quella che si affianca e si propone nel Nord, raccoglie e restituisc­e posizioni importanti

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