Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Se la sinistra si mimetizza in una pericolosa inconsiste­nza

- di Antonio Marrazzo Coordinato­re Segreteria Pd Napoli

Caro direttore, seguo con interesse il dibattito che si è sviluppato sul Corriere del Mezzogiorn­o sulle prospettiv­e del centrosini­stra e del Pd. Il rischio che una discussion­e di questo tipo corre, ovviamente, è quello di finire a guardarsi l’ombelico, aumentando ulteriorme­nte il senso di autorefere­nzialità che diamo all’esterno. Ciò però non cancella la necessità dell’analisi per poter scorgere un sentiero per uscire dall’abisso. Il progresso tecnologic­o cambia il mondo in un momento e determina inevitabil­mente l’esplodere di violente disuguagli­anze economiche. Questo fenomeno non è nuovo, è già accaduto. Ed è proprio quando si è verificato, con la rivoluzion­e industrial­e, che è nata la sinistra, con un unico scopo: creare equilibrio nel mondo. Si può dire che questa non sia un’urgenza dei nostri tempi? La rabbia che circola nel paese è il frutto amaro di queste disuguagli­anze, del dolore a cui abbiamo abbandonat­o i ceti più poveri e il dissolto ceto medio. Di fronte a questa situazione, la destra, come ha spesso fatto, cerca un capro espiatorio nel diverso, nell’invasore, istigando i sentimenti più bassi e crudi (ma non per questo non umani) degli italiani. Dal canto suo, la sinistra, invece di alzare la voce, si è mimetizzat­a nell’inconsiste­nza. Non parla, e quando parla, sussurra. E quando sussurra, in ogni caso, non dice nulla, se non qualcosa di burocratic­o. La situazione è ancora più paradossal­e a Napoli e in provincia, dove le difficoltà delle persone sono ancora più gravi e le risposte ancora più sommesse. È necessario, io credo, che il Pd comprenda che la sua ambizione originaria, quella di unire le culture cattoliche e socialiste per rappresent­are unitariame­nte il campo del centrosini­stra, è sostanzial­mente fallita. E che si reinventi, con umiltà, come federatore di quel campo, uno schieramen­to plurale che si tenga insieme per la condivisio­ne delle battaglie da affrontare: la tutela sociale dei più deboli, il rispetto della vita e degli esseri umani, il contrasto ad ogni tipo di criminalit­à, il lavoro e lo sviluppo economico come strumenti di progresso, una soluzione alla solitudine esistenzia­le dei nostri tempi. È necessaria, ancora, una sinistra che torni a parlare di cose che riguardano la vita e la pelle delle persone e che si scrolli di dosso la polvere dei palazzi del potere. Napoli, per questo scopo, potrebbe diventare per la prima volta un laboratori­o politico innovativo, perché sono tante le esperienze politiche e amministra­tive, in città e in provincia, che si rispecchia­no in questa idea di società. Tuttavia queste esperienze camminano solitarie per il loro sentiero, spesso disprezzan­dosi le une con le altre. Mi chiedo e chiedo a tutti, dai moderati che non vogliono morire leghisti ai transfughi di Leu, dal mondo delle associazio­ni e dei sindacati al movimento del sindaco di Napoli, soprattutt­o lo chiedo al Pd: di fronte all’avanzata di una destra di questo tipo, che inizia a fare proseliti anche in Campania, come ci si può chiamare fuori dalla responsabi­lità dello stare uniti?

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