Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Napoli segua il modello Como Stop alla movida dopo le 23»
Il comitato dei residenti invoca le sentenze pronunciate dal tribunale lombardo «Pronti ad azioni giudiziarie per bloccare i fracassoni e garantire la quiete pubblica»
NAPOLI L’appuntamento è per questa mattina, nella galleria Umberto, simbolo del degrado e della sopraffazione. Simbolo di violazioni perpetuate nel nome di una movida dissennata che passa anche attraverso le partite a calcio nei bracci del monumento. È qui che si ritroverà il Comitato per la quiete e la vivibilità cittadina per chiedere azioni incisive contro i fracassoni notturni. E invocare l’adozione di misure che, in altre città, sono state imposte dalla magistratura. Gennaro Esposito, che guida il Comitato, annuncia che «sono partite le azioni giudiziarie così come accaduto a Brescia, Como e Savona, i cui Tribunali hanno condannato i rispettivi Comuni a garantire la pace e la tranquillità delle case di abitazioni e la salute dei cittadini che subiscono gravi danni per le inadeguate misure adottate dall’ente locale per contrastare comportamenti illeciti di una movida che consuma la città ed i cittadini». Una sentenza in verità, contro gli eccessi della vita notturna, c’è stata anche a Napoli. Ma coinvolge un singolo locale. La prima sentenza partenopea antimovida è della quarta sezione civile del Tribunale di Napoli, giudice unico Barbara Tango, che ha ordinato all’inizio di ma g g i o l a c h i u s u r a d e l l o Slash di via Bellini alle 23 e imposto, entro tre mesi, di eseguire i lavori di insonorizzazione dell’intero locale.
«Una causa durata tre anni», spiega Gennaro Esposito avvocato della coppia di ricorrenti oltre che presidente del Comitato che ricorda che il giudice sancisce che sono stati lesi diritti costituzionali.
«Ora faremo il punto della situazione con questo incontro. Il dibattito pubblico su questi temi è per noi importante — ricorda Esposito — perché la questione richiede un mutamento culturale. Al centro della città ci sono i cittadini che la vivono. In quest’ambito si inserisce il dibattito sulla Galleria Umberto I di Napoli utilizzata la notte come campo di calcio e calcetto e nella quale gli enti preposti non sono riusciti neppure a garantire la stabile installazione dell’albero lo scorso Natale».
Le sentenze antimovida cui fa riferimento il Comitato sono diverse. L’ultima in ordine di tempo riguarda Como dove a giugno i giudici hanno stabilito per i locali in piazza De Gasperi, in riva al lago, il coprifuoco alle 23. In una delle zone più turistiche della città un residente ha dichiarato guerra a bar e locali nel nome del diritto alla salute e al riposo della sua famiglia e ha vinto la battaglia, ottenendo dal tribunale un ordine di chiusura dei locali un’ora prima della me z z a n o t t e t u t t e l e s e r e , weekend compresi. Una battaglia durata a lungo: fallito il tentativo di mediazione dell’amministrazione comunale, la «guerra dei tavolini» è approdata in tribunale. Il provvedimento del giudice impone non solo la chiusura alle 23, ma anche il divieto di diffondere musica e l’obbligo di predisporre un servizio di sicurezza per evitare assembramenti di persone in una zona dove si affacciano locali con un totale di circa 350 posti a sedere.