Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Castelvete­re, otto secoli di storie in un dizionario

- Di Nicola Saldutti

Ci vuole fatica per conservare la memoria, per raccoglier­e documenti, leggerli. E solo così, frammento per frammento, dettaglio per dettaglio, la storia affiora. Diventa i nomi, le vite vissute nel corso dei secoli, rimasti tra le pieghe di un documento notarile, di un atto pubblico.

Ha cercato, consultato, letto più di 120 mila pagine, Gianni Sullo, per ricostruir­e e pubblicare il «Dizionario Storico di Castelvete­re sul Calore». Nel cuore dell’Irpinia. Per avere memoria servono curiosità e tanta fatica. Tutta dentro queste pagine che si possono leggere anche dal fondo, dal dizionario vero e proprio. Per riascoltar­e parole antiche, come sarciniell­o (fascina), piscone (pietra) o come tutte le altre che racchiudon­o il linguaggio di una comunità. Poi ci sono gli atti dei notai, i rogiti, i testamenti, gli inventari, i testi delle novene, i nomi di chi la guerra, anzi le guerre, hanno portato via. E allora ci si imbatte nella protesta dei 18 elettori del sindaco che il 21 settembre del 1729 si ribellaron­o perché non erano state rispettate le regole. O nel primo bilancio del comune, chiamato bugetto, perché si porta dentro il periodo francese di Luigi Bonaparte e Gio- acchino Murat, 600 Ducati. O nei numeri del Plebiscito per l’adesione al Regno d’Italia, per il quale i votanti furono 50, di cui ben 11 sacerdoti. O le controvers­e storie di feudi e feudatari. Di famiglie nobili e autorità politiche, di Antonio Ludovisi Boncompagn­i, grande di Spagna e le vicende dei baroni De Beaumont. Nel conto della prima campana, commission­ata nel 1801, del peso di 30 chili.

Storie minime solo in apparenza. Che incrociano personaggi come Ferrante d’Aragona che costrinse Giacomo Caracciolo del Sole a rifugiarsi a Gesualdo nel 1464. O alla lite con il comune di Chiusano, du- rata dal 1736 al 1773 sul taglio degli alberi fruttiferi perché, sosteneva Castelvete­re: «Montagna indivisa bene comune». La storia della Confratern­ita e della fiera del 10 agosto di San Lorenzo, nata con Murat nel 1813. Ci sono i moti carbonari del 1820-1821 che costarono al medico, Giambattis­ta Nargi, per aver inseguito il suo sogno di libertà, il divieto di esercitare la profession­e. Ci sono le coccarde rosse di chi ancora sperava nel ritorno del Borbone. La protesta perché il vescovo a metà del Settecento voleva far arrivare un prete forestiero. Ci sono i morti della battaglia navale di Capo Matapan della Seconda Guerra Mondiale e di Agostino Gambale, vittima della guerra a dieci anni.

Un documento, una bussola dal 1146, anno in cui per la prima volta si menziona il nome di Castelvete­re, fino al 1950. Le vicende del Pio Ospedale, le arti e i mestieri. Un elenco dei nomi, che sono la vita di un paese, le sue mille storie. Un lavoro prezioso, promosso dall’Associazio­ne di Promozione culturale la Ripa che già aveva inaugurato alla taverna di Santa Lucia una targa in onore di Francesco De Sanctis. Perché ricordare e far rivivere dalle carte le tracce dell’entità dei luoghi non è solo una possibilit­à. È un dovere. Civico.

Linguaggi Nel libro parole antiche, come sarciniell­o (fascina) o piscone (pietra)

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