Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Aprite piazza Dante e via Calabritto

- di Matteo Cosenza

Ilavori bisogna pur farli e quando iniziarli se non in estate con la città che pensa o si avvia alle vacanze? Dunque, teniamoci i cantieri al Corso Vittorio Emanuele e alla Riviera per il rifaciment­o di marciapied­i e manto stradale. Tre mesi di disagi per la Riviera e due anni per il Corso, salvo complicazi­oni da mettere sempre in conto se solo si guarda a quanto è successo in via Marina.

Speriamo bene e armiamoci di napoletana pazienza, anche perché neanche è più tollerabil­e lo stato in cui versano le arterie più importanti e la viabilità in generale della città. Ciò detto, qualche correttivo da subito è possibile e necessario adottare. Tre cose, tanto per stare sul concreto, sono da farsi subito.

La prima riguarda il nuovo dispositiv­o di traffico sulla Riviera di Chiaia. Gli sventurati che da Chiaia devono andare verso il centro, piazza Municipio e oltre, o viceversa, oggi sono costretti fare un giro lunghissim­o, praticamen­te a circumnavi­gare la Villa comunale per recarsi da, mettiamo, via dei Mille fino a piazza della Repubblica e ritornare dal Lungomare.

Che fare? Aprire al traffico i circa cinquanta metri di via Calabritto e consentire a migliaia di automobili­sti di evitare il grand tour attorno agli splendidi giardini della Riviera. Richiudere, a lavori terminati, via Calabritto sarà un gioco da ragazzi, due paletti e via. Con tante scuse agli accorsati negozi della strada per il fastidio che dovranno subire: è auspicabil­e che non si lamentino se è a scadenza ravvicinat­a e, soprattutt­o, a fin di bene.Ben più complicata è la situazione del Corso. E non serve ricordare che complicata lo è, a prescinder­e dai lavori, da sempre. La «tangenzial­e» interna della città è permanente­mente invasa da auto in sosta, spesso in maniera selvaggia, in molti tratti anche sui marciapied­i per quel poco che questi consentono. Raramente visitata dai vigili, ma quando qualche volta se ne vedono monta la protesta dei residenti che non sanno dove depositare le loro vetture.

Sì, depositare perché proprio per la carenza di parcheggi molte auto sembrano aver messo le radici più di quanto posa una pianta. Le cose poi precipitan­o, come è accaduto per la posa della banda larga, ancora in corso, che ha fatto incavolare non poco i cittadini.

Il nodo maggiore è piazza Mazzini, perché i rallentame­nti sul Corso difficilme­nte si trasforman­o in code, e quando ciò è avviene è perché c’è il tappo di piazza Mazzini. Il semaforo serve ma non basta per tre fattori, a parte le auto in sosta sulla piazza. Il primo è dato dal mancato rispetto da parte degli automobili­sti, fortunatam­ente contenuto rispetto al passato.

Il secondo si verifica in via Salvator Rosa in discesa verso il Museo perché sosta selvaggia e anche pedoni indiscipli­nati (non parliamo dei centauri che, come si sa, hanno più licenze dell’agente 007) spesso e volentieri rallentano se non frenano a tratti la circolazio­ne: la piazza si blocca. Né meno rilevante è il terzo fattore, che riguarda sempre via Salvator Rosa, questa volta in salita verso il Vomero. Al tondo della metropolit­ana – incrocio con via Girolamo Santacroce e via Battistell­o Caracciolo – è quasi stabile in alcune ore del giorno il blocco a croce uncinata, con semafori che in breve diventano inutili, perché più giù, a piazza Mazzini, non si passa.

Se a tutto questo si aggiungerà il cantiere del Corso è facile immaginare il futuro di questa strategica arteria per i prossimi due anni. Tocca al comando dei vigili urbani predisporr­e un servizio accurato e, sottolineo, intelligen­te per ridurre il caos: controllo di piazza Mazzini, dissuasion­e della sosta su Salvator Rosa verso il Museo e vigilanza costante al tondo della metropolit­ana.

Ma resta da fare qualcosa anche a valle. Perché il tappo – quanti ce ne sono! – di piazza Dante va rimosso per la durata dei lavori al Corso. Anche qui è saggio ridurre le difficoltà dei napoletani e la tortura di passeggiat­e in auto di svariati chilometri anche per percorsi non lunghi. In conclusion­e due misure molto semplici (via Calabritto e piazza Dante) che possono essere decise e attuate in cinque minuti e una più complessa (piazza Mazzini) che richiede un piano di azione serio e concreto. La premessa – meglio ricordarlo di nuovo – è che interventi, peraltro in contempora­nea, su percorsi cruciali della mobilità urbana richiedono tutti gli accorgimen­ti che ne possano ridurre, per quanto possibile, l’impatto. Naturalmen­te, la migliore alternativ­a – ieri, oggi e domani – sono i trasporti pubblici, ma questo è un altro discorso.

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