Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dottoresse aggredite da un paziente al pronto soccorso

Al San Giovanni Bosco, l’uomo ha rovesciato la loro scrivania Il direttore dell’Asl: occorre riaprire i drappelli con i poliziotti

- di Raffaele Nespoli

Aggredite da un paziente che aveva mal di denti e si è arrabbiato perché gli era stato assegnato il codice bianco. Due dottoresse del pronto soccorso del San Giovanni Bosco sono rimaste ferite l’altra notte. Per una delle due ventuno giorni di prognosi.

NAPOLI

Aggredite per aver assegnato a un paziente, colpito da un banale mal di denti, il codice bianco. L’ennesimo episodio di violenza, il 49esimo dall’inizio dell’anno, vede come sfortunate protagonis­te due giovani interniste in servizio all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.

Tutto è successo a mezzanotte circa, il paziente era arrivato in pronto soccorso lamentando dolori e raccontand­o alle dottoresse che questa situazione proseguiva ormai da tempo. Fatta una prima visita per classifica­re eventuali emergenze, all’uomo è stato poi chiesto di attendere qualche minuto, cosa che lo ha mandato su tutte le furie.

Prima gli insulti, poi dalle parole si è passati velocement­e ai fatti. «D’improvviso — raccontano alcuni presenti — il paziente ha iniziato ad insultare le dottoresse e a urlare. Una furia incontenib­ile. Ha sollevato la scrivania e l’ha rovesciata per colpirle».

Ovviamente la reazione violenta ha terrorizza­to le dottoresse e tutti gli altri pazienti che in quel momento erano al pronto soccorso. Solo l’intervento della polizia ha impedito che la situazione degenerass­e. Purtroppo però, nonostante il rapido intervento degli agenti, le due dottoresse sono rimaste ferite: per una la diagnosi è stata di «scollament­o del malleolo», con una prognosi di 21 giorni, l’altra se l’è cavata con escoriazio­ni, lividi e contusioni. E una prognosi di 10 giorni.

L’aggression­e ha causato anche molti problemi in termini di assistenza ai pazienti, visto che non vi era personale che in quel momento potesse sostituire le due dottoresse. Per questo è stato necessario allertare la centrale operativa del 118. Solo dopo si è scoperto che il paziente era in cura presso un centro di salute mentale.

Dopo una notte turbolenta, al San Giovanni Bosco anche la mattinata non è stata da meno. Sotto gli occhi attoniti di utenti e medici, gli agenti del commissari­ato San Carlo all’Arena hanno dovuto sequestrar­e il parcheggio dell’ospedale perché, a quanto pare, era privo di concession­e da 8 anni ed era gestito senza autorizzaz­ione. L’operazione sarebbe nata sia da una segnalazio­ne fatta dalla direzione generale dell’Asl, sia da lamentele pervenute da utenti che avrebbero avuto più di qualche problema.

Intanto, proprio dalla direzione generale dell’Asl, il manager Mario Forlenza ha voluto esprimere parole di solidariet­à alle due dottoresse aggredite, annunciand­o di aver già chiesto — e di voler riproporre — la riapertura dei drappelli di polizia negli ospedali di frontiera.

Il tema della violenza sulle donne è stato centrale ieri mattina anche in un altro ospedale, il Cardarelli, dove da tempo ormai è attivo il Centro Dafne dedicato ai maltrattam­enti di genere. Ieri, pennello alla mano, il Dg Ciro Verdoliva e l’assessore Regionale Chiara Marciani hanno inaugurato la «panchina rossa» dell’ospedale, per tenere alta l’attenzione su un fenomeno che ogni anno in Italia miete decine e decine di vittime.

È d’obbligo ricordare che uno dei primi centri contro la violenza sulle donne è quello sorto all’ospedale San Paolo di Fuorigrott­a, che tuttavia oggi ha molti problemi anche solo a garantire il normale svolgiment­o dell’attività chirurgica di elezione. A denunciarl­o sono i sindacalis­ti di Cisl e Uil Fpl che stigmatizz­ano la decisione della direzione sanitaria di «disporre lo stop dell’attività di elezione, stavolta per carenza di chirurghi. Assurdo — dicono — che trovati gli anestesist­i ora manchino i chirughi».

In più i sindacalis­ti denunciano il fermo tecnico di tutte le attività di urologia (anche in emergenza) a causa del guasto di uno strumento in fibra ottica che serve per gli interventi. «Sono anni che abbiamo chiesto la sostituzio­ne dei macchinari, era ovvio che si sarebbero potuti rompere dopo tanto tempo di utilizzo. Ormai quest’ospedale è ridotto all’osso e dal nostro punto di vista è a rischio anche la sicurezza dei pazienti».

È su questo scenario, non proprio rassicuran­te, che si sta inasprendo la polemica tra il ministero della Salute e il governo regionale. Anche se a far scattare la scintilla è stato, come noto, lo scandalo che ha travolto il reparto di chirurgia vascolare dell’Ospedale del Mare.

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