Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ong, la sfida parte da Napoli
Le maggiori organizzazioni non governative riunite per dire no al blocco dei porti Oggi l’assemblea Con l’appoggio di molti sindaci mediterranei nasce il cartello anti-Salvini
Si chiama «Porti aperti» e vuole diventare una sfida globale alla linea dura sposata dal ministro Salvini sugli sbarchi di immigrati. Promossa oggi a Napoli dalle principali Organizzazioni non governative, come Open Arms e Sea Watch, dal sindaco Luigi de Magistris, dalla collega di Barcellona, Colau, e da esponenti del sindacato come Maurizio Landini.
Alla fine hanno ammainato bandiera e la nave della Ong Proactiva Open Arms, che ha ritrovato in mare (dopo 48 ore) Josephine ancora viva e il cadavere di un’altra donna e di un bambino, ha deciso di fare rotta verso la Spagna. L’imbarcazione di un’altra organizzazione non governativa, la Seawatch, è invece ferma nel porto di Malta. La Aquarius in quello di Marsiglia. Attualmente nel Mediterraneo non c’è una sola nave di volontari.
«Alla fine hanno ottenuto quello che volevano e cioé non avere testimoni in mare e legittimare la Libia come stato sicuro», sbotta Veronica Alfonsi di Open Arms. Oggi a Napoli, dopo le magliette rosse, ci sarà una giornata Porti aperti. Un vero cartello antisalviniano composto da amministrazioni, quella di Napoli che l’ha organizzata in prima fila, ma anche Barcellona, Tirana, Reggio Calabria, Palermo, Procida, le Ong che operano nel Mediterraneo (da Proactiva a Sea-Watch, Emergency, Amnesty International, Medici Senza Frontiere), terzo settore, movimenti, sindacati (sarà presente Maurizio Landini segreterio Cgil), ma anche Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci. Un tentativo di fare rete in un momento di grande confusione.
Un momento anche per ascoltare quello che sta accadendo nel nostro mare e al di là del Mediterraneo. Lo dicevamo, Open Arms ieri ha deciso di evitare un porto italiano, denunciando di non sentirsi sicura: «Non ci sentiamo garantiti nello sbarcare in Italia. Prima di tutto siamo preoccupati per la persona che è a bordo, Josephine. Deve poter raccontare in tutta serenità quello che ha vissuto — spiega Veronica Alfonsi —. Ma anche a nostra tutela, le dichiarazioni di Salvini non sono di accoglienza. Il fatto che ormai siamo sgraditi è che siamo testimoni, occhi, bocche che possono parlare, mezzi che possono fotografare». Alfonsi parla di un «Paese ormai molto diviso, quasi a metà. C’è molta solidarietà e poi tutta una parte del Paese che risponde con odio, non solo verso di noi, ma verso i migranti. L’Italia è ferita e questo mi preoccupa». Perciò è importante essere a Napoli: «I sindaci che lavorano in prima linea e hanno a che fare con l’accoglienza rappresentano un avamposto e mi auguro che si possa costruire una rete di amministratori che aprano i porti. E che soprattutto rappresentino un altro paese».
Giorgia Linardi di Seawatch: «Nel momento in cui in mare ci sono delle figure non ricattabili o non associate a qualcuno, che denunciano in maniera libera e indipendente, nasce un problema. Se lavori soprattutto a un progetto di contenimento degli sbarchi, di respingimento, non vuoi che ci sia informazione. L’accanimento contro le Ong è un tassello di una strategia che ha avuto inizio dal 2016, con passaggi politici importanti come la dichiarazione di Malta. Purtroppo è completamente cambiata la percezione nei confronti del nostro lavoro. Di Maio già nel 2017 parlò di taxi del mare. Poi sono arrivate quattro inchieste giudiziarie. Nessuna Procura ha provato che ci siano collegamenti tra il lavoro delle Ong e il traffico umano, ma il solo fatto che pensi ci sia un collegamento, significa che stai mettendo in discussione il nostro lavoro. Salvini si è trovato la pappa pronta dalla gestione Minniti e ha potuto di fatto bloccarci e sta rendendo difficoltoso il lavoro della Guardia costiera italiana. Quello che si dimentica è che le Ong non hanno mai avuto interesse a sbarcare in Italia. Noi abbiamo cominciato in mare, volevamo dare un primo soccorso in mare». E conclude: «È veramente importante che le città si mobilitino. Questa è l’Italia diversa e arriva da sindaci che hanno in mano la cosa pubblica a livello locale, che gestiscono l’accoglienza e ti dicono che possono e vogliono farlo. Per ora sono una minoranza. Ora c’è la società civile di terra che dice la sua e noi siamo pronti a unirci in questa battaglia». Inizio dei lavori ore 9, Stazione Marittima, tavoli tematici e poi alle 18 e 30 assemblea pubblica. «L’unica invasione che dobbiamo fermare è quella dell’odio — dice Luigi de Magistris —. Se alimenti odio, rancore e violenza, come sta facendo il governo Salvini, non puoi escludere che qualcuno ti ripagherà con la stessa moneta». È rimasta la Napoli desalvinizzata.
Nessun aiuto «Ormai non c’è più una sola nave di volontari nel Mediterraneo»