Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il new look del Sarry british
Via l’ispida barbaccia mal rasata e la perenne tutona azzurra sformata dall’uso e crivellata dai loghi degli sponsor che ha sempre indossato quando sedeva sulla panchina del Napoli.
E vai con l’inedito quanto impeccabile completo scuro di taglio sartoriale, la camicia immacolata, la cravatta perfettamente annodata (a occhio e croce un Prince Albert) e le guance rasate di fresco sfoggiate in occasione della sua prima conferenza stampa da neo-allenatore del Chelsea: la metamorfosi di Maurizio Sarri da Gran Lordo a Piccolo Lord è davvero impressionante, e se a ciò aggiungiamo l’incredibile e fluente parlantina british esibita almeno all’inizio dell’incontro con i giornalisti londinesi da quel ruvido mister che un tempo non lontano nella sala stampa del San Paolo si esprimeva a stento in sofferti grugniti tardo-aretini, allora si fa strada il dubbio: a quale dei due Sarri dobbiamo credere?
Al Sarri Uno, l’allenatore del Napoli con la sua aria ruspante da provinciale furbo che se ne infischiava del look fighetto e delle buone maniere, e che a ogni intervista rischiava di provocare l’incidente diplomatico con infelici uscite sui finocchi o con gaffe sessiste («Sei una donna, sei carina e non ti mando a fare in c... per questo»)? Oppure al Sarri Due, questo cerimonioso damerino ormai pronto per sfilare in cilindro all’ippodromo di Ascot, che sorride ai reporter come mai aveva fatto in nessuna intervista alla Domenica Sportiva e che assicura di non aver giammai nutrito sentimenti omofobi o sessisti?
Nel dubbio, davanti a un Maurizio Sarri che sembra diventato di colpo la controfigura di Alberto Sordi (gli manca solo la bombetta) quando canta con voce da baritono «Addio my darling, good bye my love» in Fumo di Londra, avanziamo una terza, benché romanzesca, ipotesi: visto che nessuno al mondo – nemmeno Eliza Doolittle, la rozza fioraia educata alle regole dell’alta società e della corretta pronuncia dal professor Higgins in My Fair Lady (ricordate? «La rana /in Spagna / gracida in campagna...») – è in grado di trasformare così radicalmente la propria natura e la propria cultura nel breve lasso di tempo che corre tra la fine del campionato italiano e l’inizio di quello britannico, avanzo l’idea che il Sarri visto a Londra non sia in realtà il vero Maurizio Sarri, bensì Maurice Sarry, un sosia che l’arguto allenatore tosco-bagnolese avrà incontrato e subito scritturato bazzicando la variegata scena londinese, ricca di talentuosi performer e imitatori.
È dunque Sarry (nome d’arte) e non Sarri, che i neo-tifosi del Chelsea e gli ex-tifosi del Napoli stanno in queste ore ammirando (incantati i primi, increduli i secondi) nei video che circolano sulla Rete o in tv. Lui, Maurizio Sarri quello vero, se ne sta stravaccato sul divano del suo appartamento londinese con una cicca spenta all’angolo della bocca, la barba di tre giorni. E la solita tutona un po’ scolorita. Guarda quelle immagini del suo avatar in giacca, cravatta e forbito, ovattato english style. E se la ride di gusto battendosi le manone sulle ginocchia, ben sapendo che il Sarri autentico non sarà mai un Conte (né nel senso nobiliare né nel senso di Antonio, suo predecessore alla guida del Chelsea).