Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vigili, ora cambino le regole d’ingaggio

- Di Matteo Cosenza

Una trentina di anni fa mi sono occupato quotidiana­mente di traffico e trasporti per il Mattino. A comandare il Corpo dei vigili urbani era stato chiamato il generale dei carabinier­i Giosuè Candita, collaborat­ore di Dalla Chiesa nella lotta al terrorismo. Una scelta forte che il Comune di Napoli volle nella speranza che un uomo con quel curriculum sarebbe stato la persona giusta per rendere efficiente la vigilanza urbana.

Non cambiò nulla. Anche il generale non riuscì nell’impresa, forse titanica, di fare rispettare il codice della strada a Napoli.

Raccontavo ogni giorno lo stato dell’arte e mentre si intensific­avano i controlli improvvisi con raffiche di multe nelle strade che delimitava­no il palazzo del giornale, dove, sia detto con sincerità, non si rispettava­no le norme come nel resto della città, un quotidiano concorrent­e raccontò «il duello del giornalist­a e del generale» addirittur­a proponendo in prima pagina, provocator­iamente, la mia nomina a assessore al traffico.

Un puntuale articolo del magistrato Paolo Mancuso e un’intervista al comandante dei vigili urbani Ciro Esposito su Repubblica mi hanno sollecitat­o questo amarcord. Perché in quegli anni ormai lontani più volte il generale Candita disse la sua e anche io lo intervista­i non una volta sola.

Ebbene l’attuale comandante dice le stesse cose, esattament­e le stesse cose, che sosteneva con vigore il suo predecesso­re nel secolo scorso. Il succo: così non va, ma è impossibil­e cambiare perché mancano i vigili. E subito la sottrazion­e: togli gli ultrasessa­ntenni, togli i non abili al servizio in strada, togli gli addetti agli uffici, togli gli impegnati nei quaranta altri compiti del Corpo, che ti resta? Ben poco, tanto da non farcela. Insomma, per dirla alla maniera nostra, sparti ricchezza e addiventa povertà.

E così passano gli anni, i decenni, scorrono le vite, cambiano storia e geografia, e la situazione e le spiegazion­i non mutano di una virgola. L’attuale responsabi­le della vigilanza urbana, piuttosto che appellarsi, con l’aiuto dell’aritmetica — di una sola operazione dell’aritmetica —, all’impossibil­ità di garantire quello che ci si aspettereb­be dal suo Corpo, dovrebbe chiedersi se non ci sia qualcosa da cambiare nell’organizzaz­ione e nelle direttive.

Solo qualche esempio. La doppia sosta: si fa per lo più davanti ai negozi perché nell’eventualit­à che arrivino i vigili si esce di corsa, si chiede scusa e si riparte. I vigili vanno via

e cinque minuti dopo ritorna la doppia fila come e più di prima, e in quella strada, piccola o grande che sia, permarrà a vita questa violazione del codice della strada. Ma se i vigili elevassero in ogni caso le contravven­zioni perché la violazione è stata consumata, in quella strada gli automobili­sti indiscipli­nati più incalliti si guarderebb­ero bene dal fare i loro comodi perché saprebbero di non farla franca.

Altro esempio. Prendiamo una strada di immissione alla Tangenzial­e nell’ora di punta mattutina o pomeridian­a. Mentre i vigili operano per velocizzar­e, i furbi – siamo tanti, troppi – aprono una nuova corsia che rallenta e a tratti blocca la mobilità in un vasto raggio. Che fa il vigile? Opera per fare immettere tutti, anche i furbi nell’innesto della Tangenzial­e, piuttosto che imporre ai citati furbi di proseguire nel «canale» che non prevede la svolta.

Risultato: i trasgresso­ri continuera­nno

sempre a trasgredir­e.

Si potrebbe continuare con sensi unici, centauri, telefonini, corsie preferenzi­ali e così via, dove si dimostrere­bbe che anche un numero enorme di vigili non sortirebbe grandi risultati se prevalesse in loro l’umana comprensio­ne piuttosto che il rigore.

Ci sono poi le prepotenze che i napoletani sono costretti a subire dai parcheggia­tori abusivi. «Nessuno denuncia» è una delle giustifica­zioni. Perché? Perché non ci si sente protetti. Serve ben altro. Si sceglie una zona e si fanno blitz ripetuti per dieci giorni, poi si interrompe e dopo due giorni si torna a sorpresa, e così continuand­o fino a rendere chiaro che la legge non è un optional ma un obbligo per tutti. E dopo si irrompe in un’altra zona a legalità zero. Piani mirati, dunque, a rotazione, tenendo conto delle risorse umane disponibil­i trasforman­done la «povertà» in «ricchezza».

Bisogna mutare programmi, organizzaz­ione e direttive. Altrimenti anche un esercito di nuovi vigili, utilizzati come fino ad oggi, servirà a ben poco e tra trent’anni altri comandanti ci diranno di non avere uomini a sufficienz­a. La musica deve cambiare, spetta al direttore farlo: la bacchetta ce l’ha lui.

” Cambino le direttive L’attuale comandante dice le stesse cose che sosteneva il suo predecesso­re nel secolo scorso

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