Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vigili, ora cambino le regole d’ingaggio
Una trentina di anni fa mi sono occupato quotidianamente di traffico e trasporti per il Mattino. A comandare il Corpo dei vigili urbani era stato chiamato il generale dei carabinieri Giosuè Candita, collaboratore di Dalla Chiesa nella lotta al terrorismo. Una scelta forte che il Comune di Napoli volle nella speranza che un uomo con quel curriculum sarebbe stato la persona giusta per rendere efficiente la vigilanza urbana.
Non cambiò nulla. Anche il generale non riuscì nell’impresa, forse titanica, di fare rispettare il codice della strada a Napoli.
Raccontavo ogni giorno lo stato dell’arte e mentre si intensificavano i controlli improvvisi con raffiche di multe nelle strade che delimitavano il palazzo del giornale, dove, sia detto con sincerità, non si rispettavano le norme come nel resto della città, un quotidiano concorrente raccontò «il duello del giornalista e del generale» addirittura proponendo in prima pagina, provocatoriamente, la mia nomina a assessore al traffico.
Un puntuale articolo del magistrato Paolo Mancuso e un’intervista al comandante dei vigili urbani Ciro Esposito su Repubblica mi hanno sollecitato questo amarcord. Perché in quegli anni ormai lontani più volte il generale Candita disse la sua e anche io lo intervistai non una volta sola.
Ebbene l’attuale comandante dice le stesse cose, esattamente le stesse cose, che sosteneva con vigore il suo predecessore nel secolo scorso. Il succo: così non va, ma è impossibile cambiare perché mancano i vigili. E subito la sottrazione: togli gli ultrasessantenni, togli i non abili al servizio in strada, togli gli addetti agli uffici, togli gli impegnati nei quaranta altri compiti del Corpo, che ti resta? Ben poco, tanto da non farcela. Insomma, per dirla alla maniera nostra, sparti ricchezza e addiventa povertà.
E così passano gli anni, i decenni, scorrono le vite, cambiano storia e geografia, e la situazione e le spiegazioni non mutano di una virgola. L’attuale responsabile della vigilanza urbana, piuttosto che appellarsi, con l’aiuto dell’aritmetica — di una sola operazione dell’aritmetica —, all’impossibilità di garantire quello che ci si aspetterebbe dal suo Corpo, dovrebbe chiedersi se non ci sia qualcosa da cambiare nell’organizzazione e nelle direttive.
Solo qualche esempio. La doppia sosta: si fa per lo più davanti ai negozi perché nell’eventualità che arrivino i vigili si esce di corsa, si chiede scusa e si riparte. I vigili vanno via
e cinque minuti dopo ritorna la doppia fila come e più di prima, e in quella strada, piccola o grande che sia, permarrà a vita questa violazione del codice della strada. Ma se i vigili elevassero in ogni caso le contravvenzioni perché la violazione è stata consumata, in quella strada gli automobilisti indisciplinati più incalliti si guarderebbero bene dal fare i loro comodi perché saprebbero di non farla franca.
Altro esempio. Prendiamo una strada di immissione alla Tangenziale nell’ora di punta mattutina o pomeridiana. Mentre i vigili operano per velocizzare, i furbi – siamo tanti, troppi – aprono una nuova corsia che rallenta e a tratti blocca la mobilità in un vasto raggio. Che fa il vigile? Opera per fare immettere tutti, anche i furbi nell’innesto della Tangenziale, piuttosto che imporre ai citati furbi di proseguire nel «canale» che non prevede la svolta.
Risultato: i trasgressori continueranno
sempre a trasgredire.
Si potrebbe continuare con sensi unici, centauri, telefonini, corsie preferenziali e così via, dove si dimostrerebbe che anche un numero enorme di vigili non sortirebbe grandi risultati se prevalesse in loro l’umana comprensione piuttosto che il rigore.
Ci sono poi le prepotenze che i napoletani sono costretti a subire dai parcheggiatori abusivi. «Nessuno denuncia» è una delle giustificazioni. Perché? Perché non ci si sente protetti. Serve ben altro. Si sceglie una zona e si fanno blitz ripetuti per dieci giorni, poi si interrompe e dopo due giorni si torna a sorpresa, e così continuando fino a rendere chiaro che la legge non è un optional ma un obbligo per tutti. E dopo si irrompe in un’altra zona a legalità zero. Piani mirati, dunque, a rotazione, tenendo conto delle risorse umane disponibili trasformandone la «povertà» in «ricchezza».
Bisogna mutare programmi, organizzazione e direttive. Altrimenti anche un esercito di nuovi vigili, utilizzati come fino ad oggi, servirà a ben poco e tra trent’anni altri comandanti ci diranno di non avere uomini a sufficienza. La musica deve cambiare, spetta al direttore farlo: la bacchetta ce l’ha lui.
” Cambino le direttive L’attuale comandante dice le stesse cose che sosteneva il suo predecessore nel secolo scorso