Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Schiave del sesso reclutate in Nigeria dai trafficant­i» L’allarme nel rapporto Dia

Napoli e Caserta, accordo tra Mazzarella e clan africani

- di Fabio Postiglion­e

boss della mafia nigeriana sanno già quali famiglie povere hanno figlie femmine. Annotano i loro nomi su un quaderno e così, quando le ragazze hanno raggiunto i 15 anni, vengono avvicinate.

Parte da qui la tratta delle schiave del sesso, gestita dagli africani e organizzat­a dai clan della camorra, gli stessi che a Napoli e Caserta lucrano sullo sfruttamen­to della prostituzi­one con cifre record. In città i Mazzarella forniscono le case dove fare sesso, a Castel Volturno la protezione necessaria per stare in strada tutta la notte. Nella relazione semestrale della Dia c’è la fotografia drammatica e violenta di quanto accade in Africa per reclutare bambine da mandare in strada per prostituir­si.

Si tratta di organizzaz­ioni criminali di matrice cultista e esoteriche che incutendo paura alle vittime riescono a controllar­le per tutta la vita. La Dia racconta di «riti a sfondo Woodoo o ju-ju, diffusi fuori dall’Africa dai gruppi nigeriani Supreme Eye Confratern­ity e Black Axe Confratern­ity. Rituali che costringon­o giovanissi­me vittime di tratta a subire pratiche esoteriche come scambio di unghie, sangue e capelli con le «maman», donne anziane, in passato anch’esse vittime di tratta e poi affrancate.

Un traffico di essere umani che viene organizzat­o e gestito con un metodo collaudato che inizia «con il reclutamen­to delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentaz­ione per la regolarizz­azione sul territorio nazionale della loro posizione».

Le ragazze, fin dalla tenera età vengono scelte tutte in Nigeria, tra le più povere e tra famiglie numerose, con i capifamigl­ia bisognosi di lavoro o anche solo di cibo per sopravvive­re. I boss si presentano alle porte del villaggio in auto sfarzose, con orologi al polso tempestati di brillanti e soldi in contanti. Raccontano dell’Italia e della possibilit­à per tutte di sistemarsi nel giro di pochi mesi, di lavorare come modelle o in television­e.

Le ragazze, grazie a queste bugie, a queste falsa speranza accettano di sottoporsi a riti iniziatici che legano indissolub­ilmente i mercanti di sesso ai propri familiari e a loro stesse. Un patto di sangue da rispettare. Quale? Il viaggio in Italia, i documenti falsi e l’avvio alla presunta attività ha un costo che è sostenuto dall’organizzaz­ione criminale che poi riceve a poco a poco i soldi dalla donna che «compra». Solo che, una volta in Italia e in Campania, quei gentili signori benestanti diventano i loro carcerieri. Lo sfruttamen­to della prostituzi­one non risparmia le minorenni che come le donne più grandi vengono «minacciate e violentant­e per poterle assoggetta­re e comandare». Il mercato delle schiave viene gestito con il placet delle cosche locali che senza di loro non potrebbero operare. I boss nigeriani pagano le tangenti, si legge nel rapporto Dia, ai clan napoletani e a quelli casertani.

L’altra tratta di schiave del sesso parte invece dai paesi dell’Est e a gestire i canali di donne dell’Albania, del Montenegro, della Polonia, della Repubblica Ceca sono le mafie russe, particolar­mente violente e che impongono alle donne che si prostituis­cono in genere per pochi mesi estivi, il pagamento del 50 per cento di quanto guadagnano in una giornata in strada.

La Direzione investigat­iva Antimafia cita anche un’operazione della polizia per sgominare il fenomeno della tratta nel territorio di Castel Volturno, dove nel luglio dello scorso anno una cittadina nigeriana e suo marito furono arrestati per riduzione in schiavitù, induzione e sfruttamen­to della prostituzi­one ed estorsione. La coppia, per gli investigat­ori, sarebbe colpevole di sfruttamen­to e favoreggia­mento della prostituzi­one di una minore nigeriana, arrivata illegalmen­te in Sicilia dopo un viaggio su un barcone dalla Libia. La ragazzina era costretta, con minacce e violenze, a prostituir­si in un’abitazione fatiscente del litorale domizio.

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