Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Schiave del sesso reclutate in Nigeria dai trafficanti» L’allarme nel rapporto Dia
Napoli e Caserta, accordo tra Mazzarella e clan africani
boss della mafia nigeriana sanno già quali famiglie povere hanno figlie femmine. Annotano i loro nomi su un quaderno e così, quando le ragazze hanno raggiunto i 15 anni, vengono avvicinate.
Parte da qui la tratta delle schiave del sesso, gestita dagli africani e organizzata dai clan della camorra, gli stessi che a Napoli e Caserta lucrano sullo sfruttamento della prostituzione con cifre record. In città i Mazzarella forniscono le case dove fare sesso, a Castel Volturno la protezione necessaria per stare in strada tutta la notte. Nella relazione semestrale della Dia c’è la fotografia drammatica e violenta di quanto accade in Africa per reclutare bambine da mandare in strada per prostituirsi.
Si tratta di organizzazioni criminali di matrice cultista e esoteriche che incutendo paura alle vittime riescono a controllarle per tutta la vita. La Dia racconta di «riti a sfondo Woodoo o ju-ju, diffusi fuori dall’Africa dai gruppi nigeriani Supreme Eye Confraternity e Black Axe Confraternity. Rituali che costringono giovanissime vittime di tratta a subire pratiche esoteriche come scambio di unghie, sangue e capelli con le «maman», donne anziane, in passato anch’esse vittime di tratta e poi affrancate.
Un traffico di essere umani che viene organizzato e gestito con un metodo collaudato che inizia «con il reclutamento delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentazione per la regolarizzazione sul territorio nazionale della loro posizione».
Le ragazze, fin dalla tenera età vengono scelte tutte in Nigeria, tra le più povere e tra famiglie numerose, con i capifamiglia bisognosi di lavoro o anche solo di cibo per sopravvivere. I boss si presentano alle porte del villaggio in auto sfarzose, con orologi al polso tempestati di brillanti e soldi in contanti. Raccontano dell’Italia e della possibilità per tutte di sistemarsi nel giro di pochi mesi, di lavorare come modelle o in televisione.
Le ragazze, grazie a queste bugie, a queste falsa speranza accettano di sottoporsi a riti iniziatici che legano indissolubilmente i mercanti di sesso ai propri familiari e a loro stesse. Un patto di sangue da rispettare. Quale? Il viaggio in Italia, i documenti falsi e l’avvio alla presunta attività ha un costo che è sostenuto dall’organizzazione criminale che poi riceve a poco a poco i soldi dalla donna che «compra». Solo che, una volta in Italia e in Campania, quei gentili signori benestanti diventano i loro carcerieri. Lo sfruttamento della prostituzione non risparmia le minorenni che come le donne più grandi vengono «minacciate e violentante per poterle assoggettare e comandare». Il mercato delle schiave viene gestito con il placet delle cosche locali che senza di loro non potrebbero operare. I boss nigeriani pagano le tangenti, si legge nel rapporto Dia, ai clan napoletani e a quelli casertani.
L’altra tratta di schiave del sesso parte invece dai paesi dell’Est e a gestire i canali di donne dell’Albania, del Montenegro, della Polonia, della Repubblica Ceca sono le mafie russe, particolarmente violente e che impongono alle donne che si prostituiscono in genere per pochi mesi estivi, il pagamento del 50 per cento di quanto guadagnano in una giornata in strada.
La Direzione investigativa Antimafia cita anche un’operazione della polizia per sgominare il fenomeno della tratta nel territorio di Castel Volturno, dove nel luglio dello scorso anno una cittadina nigeriana e suo marito furono arrestati per riduzione in schiavitù, induzione e sfruttamento della prostituzione ed estorsione. La coppia, per gli investigatori, sarebbe colpevole di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di una minore nigeriana, arrivata illegalmente in Sicilia dopo un viaggio su un barcone dalla Libia. La ragazzina era costretta, con minacce e violenze, a prostituirsi in un’abitazione fatiscente del litorale domizio.