Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PIANO A PAESTUM MEHLDAU EREDE DI JARRET

Stasera nell’area archeologi­ca dei Templi concerto del musicista jazz in trio «Suonare insieme è come conversare, è un esercizio di ascolto dell’altro Ci vuole rispetto, lo stesso che insegniamo ai bambini per educarli»

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«Sarà un’emozione suonare al cospetto dei templi di Paestum. Mi ha sempre affascinat­o la storia Greco-Romana, perché è stata la cultura che più di ogni altra ha influenzat­o il mondo moderno, prima con gli antichi Dei e poi nel suo incrociars­i con la Cristianit­à». Brad Mehldau, il talentuoso pianista jazz che la critica ha eletto come principale erede di Keith Jarett, esprime tutto il suo amore per il mondo classico, alla vigilia del concerto di stasera alle 21 nel parco archeologi­co di Paestum. Dove ci sarà il secondo appuntamen­to di «Heraia– Musica ai Templi» voluta dal direttore Gabriel Zuchtriege­l che alla sua apertura si è esibito anche come pianista. E da un pianoforte all’altro, ora tocca al ‘grand coda’ di Mehldau, che suonerà in trio con il bassista Larry Grenadier e col batterista Jeff Ballard in una serata organizzat­a in collaboraz­ione con Angeli Musicanti.

Quanto la magia del sito potrà influenzar­e il suono?

«Ogni concerto è un momento che attraversa il tempo. Penso che ognuno di noi sarà molto coinvolto dal contesto in cui ci esibiremo».

Al centro del concerto ci sarà il nuovo album «Seymour reads the Constituti­on!» realizzato in trio. Cosa cambia nella sua interpreta­zione, rispetto ai lavori per solo piano?

«Ovviamente il rispetto per il dialogo con gli altri strumen- ti».

E qual è la cosa più importante che nasce nel vostro «interplay»?

«Che ognuno ascolti gli altri. In fondo è una conversazi­one: occorre rispetto reciproco ed evitare le interruzio­ni di chi si sta esprimendo in quel momento. Un po’ le stesse cose che insegniamo ai bambini per educarli».

In questo disco conferma l’utilizzo di brani pop e folk come se fossero standard. In pezzi come «Great day» di Paul Mc Cartney o «Friends» dei Beach Boys, per esempio, quanto jazz c’è e quanto resta del pop originario?

«Ogni cosa che suoniamo è l’espression­e del nostro stile. L’idea è quella di trovare, con ogni materiale, un’apertura verso l’improvvisa­zione. I brani, sia quelli del repertorio pop più recente che di quello più vecchio, per noi sono solo tele su cui dipingere».

Il pianista americano Mi ha sempre affascinat­o la storia Greco-Romana che più di ogni altra ha influenzat­o il mondo moderno, prima con gli Dei e poi incrociand­osi con la Cristianit­à

Un’altra fonte di ispirazion­e per lei è la musica classica. E’ ben nota la qualità del suo lavoro su Bach, per esempio. Pensa che oggi la più completa espression­e del jazz sia nel suo incrocio con le idee dei

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Brad Mehldau (al centro) nato a Jacksonvil­le nel 1970 suonerà con il bassista Larry Grenadier e col batterista Jeff Ballard (a destra)
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oggi alle 18,30, itinerario dal classico al contempora­ne o nel live del giovane...
Musicisti Brad Mehldau (al centro) nato a Jacksonvil­le nel 1970 suonerà con il bassista Larry Grenadier e col batterista Jeff Ballard (a destra) San Carlo Per i oggi alle 18,30, itinerario dal classico al contempora­ne o nel live del giovane...

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