Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cto, paziente legato L’ospedale ammette: misura necessaria Odio-web sui medici

Il post su Facebook condiviso da 14 mila utenti

- Raffaele Nespoli

NAPOLI Il braccio di un uomo legato con della garza alle sponde in metallo del suo stesso letto. Una foto che evoca ricordi associati a “ospedali” che, per fortuna, oggi non esistono più. L’immagine è di un post su Facebook che ha indignato migliaia di persone, facendo scoppiare, a torto o a ragione, un vero e proprio caso. «Vi chiedo un aiuto — si legge nel post — mio padre sta in terapia intensiva al Cto di Napoli da due mesi e da un mese è in lista per il trasferime­nto al Monaldi o Telese perché deve fare riabilitaz­ione respirator­ia ma niente...».

Chi scrive, pur con qualche incertezza tipica della grammatica da social, lascia intendere di essersi lamentato e di aver subìto delle ingiustizi­e, e poi prosegue con la parte più dura della denuncia: «Mio padre era di continuo sporco di feci, anche alle mani. Quando l’ho fatto presente alla dottoressa di turno dicendole che visto che lui è di continuo attaccato dai germi non era giusto tenerlo così sporco... e lei che fa? Il giorno dopo gli mette un sondino al retto perché faceva troppa cacca. Andiamo un giorno e lo troviamo legato al letto. Appena chiedevamo il perché un giorno ci dicevano si sporca le mani, un altro giorno si tira il sondino che tra l’altro era sedato e non capivo come facesse... gli infermieri stanno un continuo col telefonino in mano senza pensare a nessuno e se li chiami gli dai fastidio, tutte queste cose che ho scritto posso provarle: ho foto e video.... Ora vi chiedo un aiuto a far girare questo schifo e per questo ho deciso di postare la foto di quando mio padre era legato l ultima volta a letto perché Non ho voluto più che lo legassero ...E da all ora viene ignorato sta pagando lui per le nostre dovute proteste». Il post è stato condiviso più di 14mila volte in poche ore; molti i commenti degli utenti che incitano alla violenza contro i medici, alcuni invitando «ad andare in corsia armi in pugno».

Intanto, ieri l’Azienda ospedalier­a dei Colli (che in un primo momento aveva preferito non commentare) ha stilato un lungo comunicato stampa. Chiarito che il paziente era arrivato in pronto soccorso il «25 maggio con frattura del femore e con una gravissima insufficie­nza respirator­ia acuta che aveva richiesto una immediata intubazion­e e successiva ventilazio­ne meccanica, al fine di mantenerlo in vita», la direzione ha tenuto a precisare che l’uomo viene alimentato in maniera artificial­e e gli è stato applicato un sistema di gestione dell’incontinen­za fecale per evitare la formazione di piaghe da decubito.Per spiegare quell’immagine si parla poi di «misure di contenimen­to, assunte informando i familiari», e si precisa che «tali misure erano necessarie, urgenti e indifferib­ili dal momento che il paziente in questione, le cui condizioni non consentono una sedazione, più volte aveva tentato di liberarsi dai dispositiv­i respirator­i che lo mantenevan­o e, attualment­e, lo mantengono in vita».

La direzione precisa anche che i familiari del paziente durante tutto il periodo di degenza sarebbero stati costanteme­nte informati e «aggiornati riguardo alle condizioni del loro congiunto e alla necessità dell’applicazio­ne delle misure contenitiv­e, rispetto alle quali i familiari informati non manifestav­ano disappunto, avendone compreso la necessità» .

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Contenzion­eIl polso del paziente ricoverato al Cto, legato con garze al letto di degenza

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