Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Adesso non ci venite a dire che sono raccomanda­ti

- Di Marco Marsullo

Sono arrivati i risultati della Maturità, e tutta Italia è corsa a guardarli, perché spiare i voti finali dei diciottenn­i di oggi equivale, in un certo senso, a tracciare una cartina tornasole di quello che sarà il nostro, povero, Paese tra vent’anni. E c’è un dato allucinant­e. Puglia e Campania sono prime in quanto a produzione di 100. Sono due le cose da dire, arrivati fin qui. Puglia e Campania o sono le fucine dei più grandi geni, studiosi, assennati, del futuro, o sono le tane delle solite raccomanda­zioni lassiste.

Robe del tipo «Quello è il figlio del notaio…», «Quell’altro è il nipote del sindaco…», dài, lo sapete, il solito.

Io sono un 80 pulito di un liceo napoletano e di raccomanda­zioni, nel mio liceo, non ne ho mai viste. Almeno credo. Certo, non sono a conoscenza di quello che capita in un piccolo centro di qualche mila anima, dove gli equilibri sono personali e hanno nomi e cognomi conosciuti, ma lasciatemi immaginare, almeno per un istante, che tutti quei 100 siano meritati. Che non ci sia una zona d’ombra sotto al sole del nostro Meridione.

Abbiamo tra le mani un potere. Un potere che sarà costretto a dissiparsi o disperders­i, diradarsi tra le università migliori del centronord, che finirà nelle specializz­azioni e nei Master di mezza Europa. E se da un lato è un bene, un motivo di vanto (un terrone non se la scorda mai casa sua!), dall’altro è il solito discorso: sfamiamo con le prime poppate le migliori menti, i migliori scrittori, i migliori scienziati, e poi li regaliamo al mondo. E se anche è vero, come canta De Gregori, che è i figli sono del mondo perché è del mondo che sono figli, i figli, una lacrimucci­a sincera nel sapere che non possiamo garantire a questa vivace banda di ragazzi brillanti l’istruzione e la formazione che meritano, quella d’eccellenza, una lacrimucci­a, dicevo, scenderà.

D’altronde è anche la storia che parla per noi. I più grandi medici, i più grandi attori, ce li abbiamo noi. Il contesto sociale che circonda i ragazzi di oggi, secondo me, fa sì che ci scatti in loro, dove c’è il fuoco, l’educazione familiare e la voglia, quella curiosa necessità di sapere, di conoscere. Vivere a Napoli, come a Bari, ma ovunque in Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, obbliga la mente a viaggiare, ad adattarsi, a diventare più rapida, più smart. Perché di necessità si fa virtù, e la specie si evolve grazie al mondo che la circonda. E in questo non c’è palestra migliore del Sud Italia. Che dirvi, favolosi 100, siete circa 1800 in tutto sui 6000 e rotti italiani: avete una grande responsabi­lità. E se anche un voto non siete, e mai sarete voi, io vi auguro di portare quel massimo ad altri massimi, sempre con la voglia e lo stupore di non dimenticar­e mai che il vostro cuore, le vostre mani e la vostra testa, appartiene al Sud di una delle nazioni più belle del mondo.

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