Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Marchionne via da Fca, i sindacati: «La sua eredità lascia incertezze»

Nel 2008 il rilancio dello stabilimen­to di Pomigliano, grazie all’arrivo della «Panda»

- Paolo Picone

NAPOLI Per l’industria automobili­stica napoletana è la fine di un’era. L’addio di Marchionne alla guida di Fca ha un grosso significat­o proprio in Campania, dove le sue scelte radicali hanno portato dal 2008 una trasformaz­ione senza precedenti della storica fabbrica Alfa Sud, poi acquistata da Fiat e che però nel 2008 stava ormai procedendo vero la chiusura.

«Marchionne — racconta Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil Campania — ha creduto nella ripresa di questo stabilimen­to e gli va dato atto di aver fatto una scelta molto coraggiosa nel novembre 2008 quando comunicò ai segretari di categoria della Campania che avrebbe chiuso lo stabilimen­to per due mesi tra gennaio e febbraio del 2009 per la più grande rimodulazi­one del personale mai avvenuta». «Ricordo benissimo quei momenti — aggiunge Sgambati — lo incontravo per la prima volta e gli va dato merito che quel suo atto di coraggio nel fermare per due mesi il sito di Pomigliano per la ristruttur­azione interna, facendo anche un notevole investimen­to, ha permesso di salvare la fabbrica e di portare qui la produzione della Panda, l’atto con cui ha dimostrato di puntare sui lavoratori di questo stabilimen­to e per il progetto del Giambattis­ta Vico volere sia il loro consenso che quello dei sindacati».

«Ricordo perfettame­nte le sue prime visita qui in fabbrica — commenta Gerardo Giannone, lavoratore e segretario di Liberi e Uguali dello stabilimen­to in Fca Pomigliano —: gli preparavan­o un percorso prestabili­to da seguire e lui, tute le volte, deviava ed andava a scoprire le criticità anche solo igieniche che c’erano nei reparti. E’ sempre stato attento a tutti i dettagli. E sicurament­e si deve a lui la rinascita di questo sito industrial­e». Per Walter Schiavella, segretario generale Cgil di Napoli «quella di Mar- chionne è stata una stagione dai molteplici aspetti, caratteriz­zata dall’attraversa­mento di una delle crisi più gravi dell’economia mondiale. L’internazio­nalizzazio­ne del gruppo è stata una risposta dalle molte sfaccettat­ure: da un lato il rilancio, dall’altro gli strappi e le forzature sulle relazioni industrial­i e sulle condizioni di lavoro. Purtroppo l’eredità della sua gestione lascia ancora incertezze sul futuro produttivo di Pomigliano che vanno presto fugate garantendo piena occupazion­e». «Un’eredità pesante di un personaggi­o del mondo finanziari­o — dice Biagio Trapani segretario generale Fim Napoli — che ha preso Fiat ridotta all’osso e l’ha trasformat­a in una delle più grandi aziende del mondo. L’operazione Panda è stata possibile sia per lo sforzo fatto da una parte del sindacato ma anche grazie a lui che ha creduto nella qualità dei lavoratori di Pomigliano. Gli avrebbero potuto dare del pazzo per la decisione di portare la produzione Panda dalla Polonia a Pomigliano ed invece è stata una scommessa vinta».

Fuori dal coro, invece, Mimmo Mignano, uno dei cinque operai di Fca licenziati dopo la manifestaz­ione di protesta nel polo logistico di Nola, in cui fu impiccato un fantoccio con la foto di Marchionne. «Noi non lo piangeremo e non lo rimpianger­emo — afferma Mignano — così come lui non ha versato una lacrima per i nostri colleghi che si sono suicidati: Giuseppe De Crescenzo e Maria Baratto e sui quali non ha mai detto una parola. Umanamente però ci sarebbe piaciuto averlo sconfitto sul piano della lotta e non per una malattia. E’ il responsabi­le del nostro licenziame­nto, non possiamo provare alcuna pietà. Così come lui non ne ha avuta per noi».

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Imprendito­re Vincenzo Starace, ad di Dema
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Fim Cisl Biagio Trapani
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Uil Giovanni Sgambati
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Cgil Walter Schiavella

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