Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Terry Riley, padre del minimalismo sul palco di Casa Morra (con il figlio Gyan)
Il padre al pianoforte e il figlio alla chitarra insieme sul palco di Materdei «Una storia delle nostre esperienze, che genera una sorta di sfida reciproca»
«Niente di tutto ciò che ho fatto nella vita mi ha dato più soddisfazione di improvvisare su queste canzoni con Gyan». A 83 anni Terry Riley, padre del Minimalismo, come la critica lo ha sempre definito, sembra giunto a un livello di massima realizzazione espressiva, grazie a un livello di interazione strumentale e linguistica, spontanea e ipnotica, intima e totale. Gyan è infatti un eccellente chitarrista, ma, soprattutto, è suo figlio, cresciuto quindi in un milieu culturale e ambientale sorto intorno alla figura paterna, con la quale dialogare oggi in un set live è la cosa più naturale del mondo.
Il pubblico napoletano potrà costatarlo di persona stasera dalle 21 nel Cortile di Casa Morra, alla Salita San Raffaele di Materdei. Dove la fondazione diretta da Peppe Morra ospiterà un altro tassello di quella sua straordinaria ricognizione fra le ricerche più avanzate della contemporaneità, dall’arte alla musica, dal teatro al cinema.
«La presenza brillante e virtuosa di Gyan – continua Terry appena giunto in città -, mi sorprende ogni volta, e mi dona grande energia. Non avrei potuto sognare una migliore unione della mente e dello spirito in questa collaborazione». Che peraltro si è già manifestata in concerti e in dischi come «Terry Riley & Gyan Riley – Live» pubblicato nel 2011 e dalla cui scaletta i due riprenderanno alcuni brani come «Las Puertas», «Work Song», «Turning», «Mongolian Winds», «Emerald Runner» ed «Ebony Horns». Tutte composizioni in cui la ripetitività degli avanguardistici schemi di un tempo (Terry Riley ha collaborato fra gli altri con John Cage) si stemperano in una maggiore fluidità improvvisativa, fin quasi a ridurre la concezione minimale a pura matrice di riferimento. «Per noi il minimalismo non è uno stile musicale – spiega infatti Gyan né una modalità di interpretazione, ma piuttosto un’invenzione critica di chi scrive di musica e che ha bisogno di determinate categorie storiche». Affermazione condivisibile vista la frequenza con Riley padre si è misurato con suggestioni pop, rock, jazz e folk. «La natura improvvisativa di ciò che facciamo richiede una forte adesione da parte dell’audience, perché è basata sull’energia, che speriamo molto forte a Napoli, che riceviamo dal pubblico, dallo spazio, dall’acustica e dall’esperienza complessiva che ne viene fuori. Tutto ciò può avere un grande impatto e influisce sulle nostre reazioni artistiche». Qui ovvia- mente raddoppiate, rispetto ai concerti tenuti in passato da Terry come solista.
«La differenza principale fra il suonare da soli o con due o più strumenti – concludono padre e figlio in coro - è nell’interazione che non avviene soltanto con il pubblico e con lo spazio. Quando suoni con altri e in particolare con una persona con cui lo hai fatto per vent’anni la relazione che si crea è una storia delle nostre esperienze, che genera sul palco una sorta di sfida reciproca».