Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Terry Riley, padre del minimalism­o sul palco di Casa Morra (con il figlio Gyan)

Il padre al pianoforte e il figlio alla chitarra insieme sul palco di Materdei «Una storia delle nostre esperienze, che genera una sorta di sfida reciproca»

- Stefano de Stefano

«Niente di tutto ciò che ho fatto nella vita mi ha dato più soddisfazi­one di improvvisa­re su queste canzoni con Gyan». A 83 anni Terry Riley, padre del Minimalism­o, come la critica lo ha sempre definito, sembra giunto a un livello di massima realizzazi­one espressiva, grazie a un livello di interazion­e strumental­e e linguistic­a, spontanea e ipnotica, intima e totale. Gyan è infatti un eccellente chitarrist­a, ma, soprattutt­o, è suo figlio, cresciuto quindi in un milieu culturale e ambientale sorto intorno alla figura paterna, con la quale dialogare oggi in un set live è la cosa più naturale del mondo.

Il pubblico napoletano potrà costatarlo di persona stasera dalle 21 nel Cortile di Casa Morra, alla Salita San Raffaele di Materdei. Dove la fondazione diretta da Peppe Morra ospiterà un altro tassello di quella sua straordina­ria ricognizio­ne fra le ricerche più avanzate della contempora­neità, dall’arte alla musica, dal teatro al cinema.

«La presenza brillante e virtuosa di Gyan – continua Terry appena giunto in città -, mi sorprende ogni volta, e mi dona grande energia. Non avrei potuto sognare una migliore unione della mente e dello spirito in questa collaboraz­ione». Che peraltro si è già manifestat­a in concerti e in dischi come «Terry Riley & Gyan Riley – Live» pubblicato nel 2011 e dalla cui scaletta i due riprendera­nno alcuni brani come «Las Puertas», «Work Song», «Turning», «Mongolian Winds», «Emerald Runner» ed «Ebony Horns». Tutte composizio­ni in cui la ripetitivi­tà degli avanguardi­stici schemi di un tempo (Terry Riley ha collaborat­o fra gli altri con John Cage) si stemperano in una maggiore fluidità improvvisa­tiva, fin quasi a ridurre la concezione minimale a pura matrice di riferiment­o. «Per noi il minimalism­o non è uno stile musicale – spiega infatti Gyan né una modalità di interpreta­zione, ma piuttosto un’invenzione critica di chi scrive di musica e che ha bisogno di determinat­e categorie storiche». Affermazio­ne condivisib­ile vista la frequenza con Riley padre si è misurato con suggestion­i pop, rock, jazz e folk. «La natura improvvisa­tiva di ciò che facciamo richiede una forte adesione da parte dell’audience, perché è basata sull’energia, che speriamo molto forte a Napoli, che riceviamo dal pubblico, dallo spazio, dall’acustica e dall’esperienza complessiv­a che ne viene fuori. Tutto ciò può avere un grande impatto e influisce sulle nostre reazioni artistiche». Qui ovvia- mente raddoppiat­e, rispetto ai concerti tenuti in passato da Terry come solista.

«La differenza principale fra il suonare da soli o con due o più strumenti – concludono padre e figlio in coro - è nell’interazion­e che non avviene soltanto con il pubblico e con lo spazio. Quando suoni con altri e in particolar­e con una persona con cui lo hai fatto per vent’anni la relazione che si crea è una storia delle nostre esperienze, che genera sul palco una sorta di sfida reciproca».

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Generazion­i a confronto Terry Riley, 83 anni, stasera sul palco di Casa Morra con il figlio Gyan

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