Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Diffida della Forestale nel vuoto: «Quelle balle andavano rimosse» E la procura acquisisce un video
Si indaga sulla presenza di estranei nell’impianto prima del rogo
Quelle tonnellate di scarti non dovevano essere lì sulla piattaforma della ditta Di Gennaro spa di Caivano ma essere smaltite da molti mesi. Lo avevano prescritto i carabinieri della Forestale che meno di un anno fa, quando sono entrati in azione, erano coordinati da Sergio Costa, l’attuale ministro all’Ambiente che dirigeva il comando regionale del Corpo.
Le balle che hanno preso fuoco due mattine fa erano al centro di un procedimento amministrativo contestato dai militari che chiedevano l’immediata rimozione di quei sovvalli, perché pericolosi per l’incolumità dei dipendenti dell’impianto. Nel fascicolo per l’ipotesi di incendio che è stato aperto dal procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, da sempre sensibile ai temi ambientali avendo competenza su un territorio martoriato dagli incendi dolosi, c’è anche l’informativa redatta dalla Forestale proprio su quelle balle e su quanto era contenuto all’interno e soprattutto sulle disposizioni impartite alla ditta Di Gennaro per risolvere il problema. Ma il sistema della raccolta differenziata è clamorosamente in affanno, in Campania al tracollo. Questo perché tre delle quattro aziende che si occupano di selezione del materiale raccolto in regione sono andate distrutte dalle fiamme. Al lavoro ci sono gli esperti carabinieri del Noe, oltre alla Forestale e alla territoriale, che hanno sequestrato l’impianto e le telecamere di sorveglianza per cercare di arrivare a comprendere se ci siano elementi che possano escludere del tutto l’autocombustione, ipotesi questa peregrina ma ancora impossibile da scartare completamente. Cioè capire se quelle balle si siano incendiate da sole per le alte temperature di questi giorni. C’è però un giallo che al momento tiene tutti con il fiato sospeso. Investigatori e inquirenti sono infatti venuti a conoscenza che sono stati avvistati quattro uomini in una strada laterale dell’impianto andato a fuoco, proprio accanto alla recinzione, che frettolosamente si allontanavano dal sito.
Ci sono dei video che riprendono la scena e alcuni uomini della Guardia Ambientale che intervengono per bloccarli. I quattro però si sarebbero giustificati dicendo di essere solo dei curiosi. Ma la situazione ha insospettito non poco gli investigatori che ieri mattina hanno chiesto di acquisire quel video e soprattutto di raccogliere le testimonianze di chi ha visto l’azione fulminea. In primis le Guardie Ambientali che con pettorine verdi in bella mostra pattugliavano con mascherine l’intera area. Sono volontari di associazioni ambientaliste ed erano sul posto già pochi minuti dopo l’incendio. Gli uomini inquadrati nelle immagini di una testata on line cristallizzano un momento di trambusto durante i primi momenti dell’incendio quando le fiamme iniziavano a sciogliere come ghiaccio al sole i lampioni dell’illuminazione pubblica. I quattro non sono inquadrati in volto perché sono molto distanti ma si vedono che corrono verso la recinzione e la oltrepassano come se ci fosse un buco all’interno, come se dovessero raccogliere qualcosa. Le Guardie Ambientali si mettono all’inseguimento di quegli uomini. Due scappano e altri due dicono qualcosa ai volontari che poi ritornano verso l’ingresso principale. «Volevano fare le foto», sussurra un ragazzo giovane che respira a fatica con una mascherina davanti alla bocca.
Perché quegli uomini avevano oltrepassato la recinzione durante un incendio così pericoloso e devastante? Questo lo accerteranno gli investigatori che sono alle prese con l’ennesima inchiesta su un incendio sospetto nella Terra dei Fuochi.
L’accusa I militari all’epoca al comando del generale Costa contestarono l’assenza di sicurezza