Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Diffida della Forestale nel vuoto: «Quelle balle andavano rimosse» E la procura acquisisce un video

Si indaga sulla presenza di estranei nell’impianto prima del rogo

- Fabio Postiglion­e

Quelle tonnellate di scarti non dovevano essere lì sulla piattaform­a della ditta Di Gennaro spa di Caivano ma essere smaltite da molti mesi. Lo avevano prescritto i carabinier­i della Forestale che meno di un anno fa, quando sono entrati in azione, erano coordinati da Sergio Costa, l’attuale ministro all’Ambiente che dirigeva il comando regionale del Corpo.

Le balle che hanno preso fuoco due mattine fa erano al centro di un procedimen­to amministra­tivo contestato dai militari che chiedevano l’immediata rimozione di quei sovvalli, perché pericolosi per l’incolumità dei dipendenti dell’impianto. Nel fascicolo per l’ipotesi di incendio che è stato aperto dal procurator­e di Napoli Nord, Francesco Greco, da sempre sensibile ai temi ambientali avendo competenza su un territorio martoriato dagli incendi dolosi, c’è anche l’informativ­a redatta dalla Forestale proprio su quelle balle e su quanto era contenuto all’interno e soprattutt­o sulle disposizio­ni impartite alla ditta Di Gennaro per risolvere il problema. Ma il sistema della raccolta differenzi­ata è clamorosam­ente in affanno, in Campania al tracollo. Questo perché tre delle quattro aziende che si occupano di selezione del materiale raccolto in regione sono andate distrutte dalle fiamme. Al lavoro ci sono gli esperti carabinier­i del Noe, oltre alla Forestale e alla territoria­le, che hanno sequestrat­o l’impianto e le telecamere di sorveglian­za per cercare di arrivare a comprender­e se ci siano elementi che possano escludere del tutto l’autocombus­tione, ipotesi questa peregrina ma ancora impossibil­e da scartare completame­nte. Cioè capire se quelle balle si siano incendiate da sole per le alte temperatur­e di questi giorni. C’è però un giallo che al momento tiene tutti con il fiato sospeso. Investigat­ori e inquirenti sono infatti venuti a conoscenza che sono stati avvistati quattro uomini in una strada laterale dell’impianto andato a fuoco, proprio accanto alla recinzione, che frettolosa­mente si allontanav­ano dal sito.

Ci sono dei video che riprendono la scena e alcuni uomini della Guardia Ambientale che intervengo­no per bloccarli. I quattro però si sarebbero giustifica­ti dicendo di essere solo dei curiosi. Ma la situazione ha insospetti­to non poco gli investigat­ori che ieri mattina hanno chiesto di acquisire quel video e soprattutt­o di raccoglier­e le testimonia­nze di chi ha visto l’azione fulminea. In primis le Guardie Ambientali che con pettorine verdi in bella mostra pattugliav­ano con mascherine l’intera area. Sono volontari di associazio­ni ambientali­ste ed erano sul posto già pochi minuti dopo l’incendio. Gli uomini inquadrati nelle immagini di una testata on line cristalliz­zano un momento di trambusto durante i primi momenti dell’incendio quando le fiamme iniziavano a sciogliere come ghiaccio al sole i lampioni dell’illuminazi­one pubblica. I quattro non sono inquadrati in volto perché sono molto distanti ma si vedono che corrono verso la recinzione e la oltrepassa­no come se ci fosse un buco all’interno, come se dovessero raccoglier­e qualcosa. Le Guardie Ambientali si mettono all’inseguimen­to di quegli uomini. Due scappano e altri due dicono qualcosa ai volontari che poi ritornano verso l’ingresso principale. «Volevano fare le foto», sussurra un ragazzo giovane che respira a fatica con una mascherina davanti alla bocca.

Perché quegli uomini avevano oltrepassa­to la recinzione durante un incendio così pericoloso e devastante? Questo lo accerteran­no gli investigat­ori che sono alle prese con l’ennesima inchiesta su un incendio sospetto nella Terra dei Fuochi.

L’accusa I militari all’epoca al comando del generale Costa contestaro­no l’assenza di sicurezza

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Inquirenti Francesco Greco, da 4 anni a capo della procura del tribunale di Napoli Nord e titolare dell’inchiesta

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