Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TURISMO, LA NUOVA PARTITA
La fase aurea che sta interessando l’intero sistema turistico italiano rende opportuna e doverosa una riconsiderazione sulle opzioni strategiche attivabili dagli attori del settore. I risultati favorevoli, infatti, collocano la Campania in settima posizione a livello nazionale, con ragguardevoli risultati per gli operatori e per i loro bilanci, evidenziando maggiori utili ed una ridotta sottocapitalizzazione in confronto ad altri settori (Unioncamere 2018). A conferma, le recenti statistiche diffuse dalla Banca d’Italia, pur concentrandosi sui flussi di ingresso provenienti dall’estero, ribadiscono le potenzialità di sviluppo della capacità competitiva del turismo meridionale, caratterizzato da un più elevato incoming rispetto al Nord, configurandone altresì una precisa profilatura. Invero, se partire dall’analisi storica della domanda può tornare di grande utilità per la comprensione delle dinamiche turistiche campane, è verosimilmente più interessante approfondire la risposta strategica delle imprese settoriali, unitamente alla connessa visione prospettica. Dunque, quale comportamento dovrebbero assumere gli agenti del comparto per capitalizzare le sostanziose occasioni offerte da un mercato attraversato da cambiamenti di profondità e non di superficie, superandone i limiti intrinseci?
Evidentemente una strategia passiva, di mera fruizione dei favorevoli movimenti turistici non paga, riuscendo tutt’al più a generare vantaggi fragili e di breve periodo.
Viceversa, una condotta imperniata su revisioni profonde e strutturali dell’offerta appare certamente più feconda e promettente, soprattutto considerando che ci troviamo di fronte ad un sistema di offerta per lo più composto da strutture ricettive con standing strutturali e dimensionali inadeguati nel confronto internazionale (Reag 2017) e con annessi servizi per i quali i segnali di adeguamento sono ancora lievi e rallentati.
E allora? I maggiori redditi prodotti grazie alle propizie condizioni di contesto non lasciano spazio a distrazioni rispetto agli investimenti da realizzare in chiave capitalistica, prescrivendo ad un tempo il rafforzamento delle strutture societarie ed il miglioramento del prodotto turistico.
Osservando, poi, questo aspetto in una dimensione più imprenditoriale ed interpretando le attese dei visitatori, occorre posizionare in maniera più opportuna l’offerta corrente, tracciandone prospetticamente i tratti, in relazione al «turista di domani».
La Campania è prevalentemente una destinazione appetibile per un visitatore elitario, che premia il «made in», come confermano anche i dati storici (Bankitalia 2018), e privilegia l’attenzione per il patrimonio culturale (heritage) che la nostra terra è in grado di esprimere. Le linee prioritarie di intervento, dunque, devono basarsi su una caratterizzazione dell’offerta ad elevato contenuto di qualità e di sostenibilità, sia sul lato degli investimenti che dei servizi. Chiaramente le eterogeneità territoriali non permettono l’applicazione di una univoca risposta strategica, consentendo almeno due traiettorie.
Una prima, applicabile nelle aree che presentano evidenti ed ineludibili vincoli dimensionali, sottolinea che l’orientamento strategico deve preoccuparsi di fronteggiare fenomeni di overtourism, sperimentando azioni tese, per un verso, alla destagionalizzazione dell’offerta e, per l’altro, alla disincentivazione della domanda (demarketing selettivo). Una seconda direzione, invece, ad indirizzo delle zone dove gli ampliamenti dimensionali sono ammessi, suggerisce lo sviluppo di forme di turismo integrato, da incentivare e stimolare mediante la promozione di filiere asimmetriche (ibridi fertili).
Per entrambe, però, si faccia attenzione: la nuova partita è già in corso, guai a non portare a casa il risultato.