Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tiberio onora il bisnonno E riapre la Cantina di Capri
Dopo il ristorante elogiato qui sopra, ecco un graditissimo ritorno anche nel settore enologico. Erede di quarta generazione di quel Carlo Brunetti che nel 1909, mentre l’isola azzurra viveva, prima del grande diluvio di fuoco universale, una delle sue stagioni più fascinose e stimolanti, fondò la Cantina Isola di Capri, Tiberio Brunetti ha deciso, per la gioia del padre Lino, di trovare il tempo di dedicarsi alla ricostruzione del sogno familiare. La nuova azienda raccoglie l’eredità morale della Vinicola Tiberio che ha sospeso l’attività sei anni orsono, ed ha rispolverato l’antico nome scelto dall’antenato. In attesa di effettuare nel 2020 la prima vendemmia in loco e di riproporre al mercato lo storico Capri Blu, per il momento la vinificazione si è spostata nel Sannio a Torrecuso, dove l’enologo Roberto Mazzer si cimenta con i vitigni autoctoni. Per rappresentare l’avvio del nuovo corso ho scelto il Grotta Campania igt, un blend in parti disuguali di falanghina (70 per cento) e greco (30 per cento). Il vino è di colore paglierino, piuttosto tenue, limpido e abbastanza consistente. Il profilo olfattivo è piuttosto classicheggiante, i profumi intensi e netti. Il primo impatto è con gli aromi floreali, poi con le note vegetali, quindi con la banana. Arricchiscono il bouquet ricordi di macchia mediterranea e un pizzico di pepe bianco. Di medio corpo, il Grotta è caldo, secco, abbastanza morbido. Di contro risulta fresco e leggermente sapido. La persistenza è nella norma, il finale pulito. Non un super vino, ma un bianco sicuramente corretto, piacevole, non troppo impegnativo. Per queste sue caratteristiche vi consiglio di servirlo come aperitivo sulle fritture di terra e di mare, sulla mozzarella di bufala campana, su altri prodotti caseari freschi. Centrato anche l’abbinamento con l’insalata di polpo, leggermente tiepida, e la zuppa di cozze.